Il pelo di Esau’

Ama i poveri e la povertà; è questo amore che ti farà sinceramente povera, giacché, come dice la Scrittura, noi assomigliamo alle cose che amiamo.

L’amore rende simili gli amanti. Chi è infermo e io non sono come lui? dice S. Paolo. Avrebbe anche potuto dire: Chi è povero e io non lo sono come lui? L’amore lo rendeva simile a quelli che amava. Se dunque ami i poveri parteciperai realmente della loro povertà e sarai povera con loro.

Se è vero che ami i poveri, frequentali spesso: sii contenta quando vengono a casa tua e tu va a trovarli a casa loro.

Parla volentieri con loro, sii contenta se ti vengono vicino in chiesa, per strada, ovunque. Usa un linguaggio semplice con loro, parlando come usano parlare tra di loro. Devi invece essere ricca di mano, distribuendo loro con abbondanza dei tuoi beni.

Vuoi fare ancora di più, Filotea? Non accontentarti di essere povera come i poveri, ma sii più povera dei poveri. E come? Il servo è minore del padrone: e allora tu fatti serva dei poveri. Va a servirli nei loro giacigli quando sono ammalati, intendo di persona, con le tue mani; sii la loro cuoca a tue spese; sii la loro cameriera, la loro lavandaia. Filotea, questo servizio vale più di una corona reale…

Beati quelli che sono poveri in questo modo, perché di essi è il regno dei cieli. Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto freddo e mi avete vestito; possedete il regno che vi è stato preparato fin dalla creazione del mondo, dirà nel giudizio finale il Re dei poveri a coloro che a loro volta avranno voluto essere re, dominando le cose materiali.

Tutti, prima o poi, incontriamo situazioni nelle quali sperimentiamo la mancanza di qualche comodità e ne sentiamo il peso.

Ci capita, ad esempio, di ospitare una persona che vorremmo e dovremmo trattare con riguardo e non c’è modo a causa dell’ora; oppure ti capita di avere gli abiti belli in un luogo mentre ti servirebbero in un altro per presentarti meglio; ti può capitare ancora che in cantina i vini si siano voltati in aceto e ti rimane solo un vino cattivo e aspro; oppure ti trovi in campagna in una bicocca dove manca tutto: il letto, la camera, un tavolo, il personale!

Capita spesso di avere bisogno di qualche cosa anche se si è ricchi; in tal caso bisogna saper essere poveri in quello che manca.

Filotea, sii contenta in queste situazioni, accettale volentieri e sopportale serenamente.

Quando ti capiteranno rovesci che ti impoveriranno, o molto o poco, quali la grandine, il fuoco, le inondazioni, la siccità, le ruberie, i processi, allora sì che è il tempo di praticare la povertà; accetta serenamente la diminuzione dei beni, adattati con pazienza e costanza all’impoverimento.

Esaù si presentò a suo padre con le mani coperte di peli, e Giacobbe lo imitò; ma siccome il pelo che copriva le mani di Giacobbe non apparteneva alla sua pelle, ma ai guanti, se lo poteva togliere senza scorticarsi; al contrario il pelo di Esaù apparteneva alla sua pelle; era peloso per natura; chi avesse voluto levarglielo gli avrebbe causato un atroce dolore, lo avrebbe fatto urlare e si sarebbe difeso.

Quando i nostri beni sono legati al cuore, se la grandine, i ladri o gli imbroglioni ce ne strappano una parte, che urla, che agitazione, che tormento ne abbiamo!

Ma se i nostri beni sono attaccati a noi solo per la cura che Dio vuole che ne abbiamo e non sono attaccati al cuore, se ce li strappano, non sarà per quello che daremo in smanie e cadremo in svenimento.

I vestiti degli uomini e degli animali differiscono proprio in questo: i vestiti delle bestie fanno parte della loro carne, quelli degli uomini sono soltanto sovrapposti, per poterli indossare e togliere quando si vuole.

Dalla “Filotea” ovvero “Introduzione alla vita devota” di San Francesco di Sales.- cap. 15 – Come deve essere praticata la povertà reale rimanendo ricchi di fatto