Io figlio di contrappunti

Dose prescritta? Non ce n’è. La “medicina” Johann Sebastian Bach la si può prendere nella quantità che si vuole. Perché «è consolazione per lo spirito sofferente e non ha controindicazioni».

«Con la musica darò un abbraccio a chi ne ha bisogno» racconta il pianista iraniano che ha dedicato la sua vita al musicista tedesco: lo incide e lo suona in concerto in tutto il mondo.

Maestro Bahrami, bellissima l’immagine della “medicina”. Ma cosa può fare la musica in un luogo di sofferenza?

Può donare serenità. Che poi è una delle tante funzioni dell’arte e della musica in particolare. Quando si soffre non si smette di provare dei sentimenti, anzi, la sensibilità aumenta e non c’è espressione umana che può toccare meglio i cuori della musica. Medicina per la mente dell’uomo, sollievo dell’anima.

Lei ha mai sperimentato questo potere della musica?

Se non avessi avuto la musica nel periodo della guerra tra Iran e Iraq non sarei sopravvissuto a tanto orrore. Ero un ragazzo e nella musica ho trovato gli affetti persi – primo fra tutti mio padre, vittima del regime degli ayatollah –, la gioia di vivere, l’equilibrio.

Bach è stato un compagno irrinunciabile perché nel maestro del contrappunto io figlio di contrappunti etnici – le mie origini sono persiane, tedesche, russe e turche – ho trovato il dialogo e la tolleranza che non c’era nel mio paese. 

E che, a giudicare dai fatti, non c’è ancora.

Manco da ventitré anni, ma seguo ogni giorno quello che avviene: vedo un paese in lutto, dove la repressione dilaga e spegne le potenzialità dei giovani che non riescono ad esprimersi in maniera libera e democratica. Una situazione che mi fa soffrire. Spero che questi spettacoli negativi possano essere sostituiti presto da contrappunti di pace e poesia per dirla con Bach, autore che, se preso sul serio, ha il potere di cambiarti la vita.

Come potrebbe farlo nel mondo di oggi?

Una musica come la sua, in cui la molteplicità di voci si fa armonia, può essere uno strumento di educazione civica: insegna il rispetto in un mondo come quello contemporaneo in cui tendiamo a schiacciare le voci degli altri per far emergere il nostro ego.

Insegna, in uno spirito che oserei definire ecumenico, l’importanza dell’ascolto e del dialogo. E insegna, valore oggi sconosciuto a molti, l’umiltà: di fronte a Bach diventiamo tutti umili servitori perché nella sua musica c’è il più alto rimando a qualcosa di altro che trascende l’uomo perché la più grande ispirazione del compositore è stato Dio: per tutta la vita Bach ha lavorato per lui e ha scritto il suo nome indelebilmente in ogni partitura con le sue grandezze e le sue miserie di uomo tentato dal peccato, ma toccato dalla redenzione.

Anche per questo, per la spiritualità che ogni sua nota trasuda, ritengo che Bach sia il compositore che meglio di tutti può donare la consolazione dello spirito a chi vive un momento di sofferenza.

 

Tratto da Bahrami: «La mia medicina è Bach» di Pierachille Dolfini – 17/10/2012 – Avvenire.it

Ramin Bahrami “somministrerà” questo speciale medicamento oggi ai pazienti del Policlinico Gemelli di Roma. Prima, alle 17, con gli allievi della mastercalss dell’Accademia filarmonica romana, poi, alle 21, nell’auditorium dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, anteprima della dodicesima edizione della rassegna I concerti del mercoledì in una lezione/concerto sulle Variazioni Goldberg.