Sfogliando il diario del turbolento e inquieto autore di “On the road”, Jack Kerouac, ci si può imbattere in questa annotazione: “so che soltanto Gesù conosce la risposta definitiva”.
“Sembra che molti autori” scrive Luigi Pozzoli “pur non riconoscendo il Cristo della fede, siano pronti a condividere le parole e i sentimenti che Dostoevskij ha confidato un giorno a una persona amica” :“..se mi si dimostrasse che Cristo è fuori della verità ed effettivamente risultasse che la verità è fuori di Cristo, io preferirei restare con Cristo anziché con la verità”.
Stupisce anche lo sguardo su Gesù del giovanissimo Karl Marx. Egli scrisse che “l’unione con Cristo dona un’elevazione interiore, conforto nel dolore, tranquilla certezza e cuore aperto all’amore del prossimo, ad ogni cosa nobile e grande, non già per ambizione, né brama di gloria, ma solo per amore di Cristo..”
In effetti la personalità di Gesù continua a sorprendere anche i non credenti. Dice Alfredo Oriani: “.. nessun dolore ha rinunciato sinceramente al fascino della sua promessa”.
Sembra che sia rimasta nel mondo – per chi non è cristiano – una nostalgia incolmabile di lui. Con altrettanta drammaticità infatti Pier Paolo Pasolini grida al vuoto divorante della sua assenza: “Manca sempre qualcosa, c’è un vuoto/ in ogni mio intuire. Ed è volgare,/ questo non essere completo, è volgare,/ mai fui così volgare come in questa ansia,/ questo ‘non avere Cristo’ ….”.
Jorge L. Borges, da non credente, dichiara: “Gli uomini hanno perduto un volto, un volto irrecuperabile e tutti vorrebbero essere quel pellegrino che a Roma vede il sudario della Veronica e mormora con fede: Gesù Cristo, Dio mio, Dio vero, così era dunque la tua faccia? (…) Abbiamo perduto quei lineamenti come si può perdere un numero magico, fatto di cifre abituali, come si perde per sempre un’immagine nel caleidoscopio. Possiamo scorgerli e non riconoscerli”.
Un grande scrittore ebreo, Franz Kafka, interpellato dall’amico Janouch con una domanda inattesa: “E Cristo?”, dette la sensazione di una scossa all’anima: chinò il capo. “E’ un abisso pieno di luce. Bisogna chiudere gli occhi per non precipitarvi ”.
Dal libro “Indagine su Gesù” (Rizzoli) di Antonio Socci