Che cosa mi capita qui?

I miei genitori, spesso parlavano a me e a mia sorella di Medjugorje, e ci invitavano a partecipare ai viaggi che loro organizzavano.. Io ero chiuso a ogni proposta ma nel settembre dell’87 mi venne il desiderio di andarvi (…).

Durante il viaggio constatai che tutte le persone che vi partecipavano non erano di mio gusto e così quello che dicevano o facevano. Essi pregavano e cantavano (…)

Il giorno dopo cominciarono le attività del pellegrinaggio. (…) Io guardavo dappertutto e trovavo che le persone avevano l’aria felice (…), capivo che a Medjugorje c’era qualcosa di speciale. Mi sentivo attirato e sentivo una presenza d’amore che mi amava.

Cominciai allora a partecipare alle preghiere col gruppo. Non le conoscevo, le ho imparate.

Il mattino del 15 settembre partiamo tutti per fare la Via Crucis sul Krizevac. Alla partenza i miei genitori invitano, chi lo desidera, a togliersi le scarpe e a salire a piedi nudi. Io guardo la montagna e penso: “Sono matti”. Due o tre persone si tolgono le scarpe. Sorpreso e interpellato, le imito pensando che devo mettercela tutta, che non sono venuto fin qui per non fare nulla.

Si comincia a salire (…). Arrivati alla dodicesima stazione tutti si inginocchiano. Anch’io mi metto in ginocchio e incomincio a piangere pur non sapendo perché. Il pianto aumentava sempre più e io mi chiedevo: “Che cosa mi capita qui? Ho fatto le altre stazioni e non ho pianto (…)“. Non capivo più nulla. Intanto una persona ebbe una profezia che diceva: “Una persona del gruppo è guarita dalla droga e da tutto il resto a lei connesso e il Signore le dà la grazia di una conversione straordinaria”.

Mentre queste parole venivano dette ho sentito in me una grande pace e gioia. Immediatamente ho cominciato a ringraziare Dio. E’ veramente in questa dodicesima stazione che il Signore si è impadronito di me, mi ha convertito e cambiato di colpo. Non l’ho capito subito, ma poi ho compreso la grandezza di Gesù morto sulla croce (…) Egli è veramente morto sulla croce per salvarci, per salvare me dai miei peccati.

Già all’età di quattordici anni avevo incominciato a bere e a drogarmi. Dato che non avevo molti soldi per tutto ciò, andavo a rubare. A diciannove anni mi sono reso conto che tutto ciò non quadrava con quello che i miei genitori mi avevano insegnato e questa vita mi faceva schifo.

Ma da quel momento tutto ha cominciato a vivere in me. Ho capito che, come il giovane ricco, dovevo lasciare le mie cose se volevo seguire Dio. Medjugorje fu per me una seconda vita. Io rinascevo e la mia fede anche.

Ritornato dai viaggio ho immediatamente fatto ciò che non mi sembrava facile.


LA FORZA DELLA CROCE – Eco di Medjugorje nr.76 – STEEVE DALLAIRE (traduz. di Enzo Cobelli, Mantova)