Colpire nel segno

Si dichiara qualcosa della prudenza con la quale Maria dirigeva i nuovi fedeli e si raccontano alcuni episodi, tra i quali quelli riguardanti i suoi interventi nella vita e nella morte di santo Stefano.

179. Era conseguente al mandato di madre e maestra dei discepoli, affidatole dal Signore, che Maria santissima ricevesse luce proporzionata ad un compito così eccelso, perché conoscesse tutte le membra del corpo mistico, alla cui direzione spirituale era tenuta, e adattasse loro i suoi insegnamenti secondo il livello, la condizione e le necessità di ciascuno.

Questo le fu concesso con la pienezza ed abbondanza che emerge da ciò che sto scrivendo. Penetrava l’intimo di coloro che aderivano alla fede: le loro inclinazioni, il grado della grazia e delle virtù che possedevano, il valore delle azioni compiute, i loro fini e principi; non ignorava niente, se non quando l’Altissimo le celava per un po’ qualche segreto, che poi le rivelava appena era conveniente.

Tale intelligenza non era sterile e nuda, ma le corrispondeva una pari partecipazione della carità del Figlio, che ella rivolgeva a tutti nella misura in cui le erano noti. Comprendeva anche il mistero del volere superno e ripartiva con perfetta ponderazione i suoi affetti: non dava di più a chi si era guadagnato di meno, né di meno a chi meritava di essere maggiormente diletto e stimato, errore nel quale incorriamo spesso noi ignoranti discendenti di Adamo, persino in quanto ci sembra di operare ineccepibilmente.

180. La Regina dell’amore e della sapienza non alterava l’ordine della giustizia distributiva scambiando i sentimenti, perché era rischiarata dalla lucerna dell’Agnello, che la illuminava e guidava affinché ognuno avesse il dovuto.

Si relazionava sempre con sensibilità e tenerezza, senza freddezze, scarsezze o dimenticanze; però, negli effetti e nelle dimostrazioni visibili si governava con altre regole di somma saggezza, badando di evitare le singolarità e quei leggeri difetti che provocano invidie nelle comunità, nelle famiglie e in tutte le nazioni dove sono parecchi quelli che osservano e giudicano gli atti pubblici.

È una passione naturale e diffusa desiderare di essere apprezzati e benvoluti, soprattutto da chi è potente, e si potrà trovare a fatica qualcuno che non presuma di valere quanto un altro, per essere favorito in modo analogo se non superiore. Questa malattia non risparmia i più elevati per stato e anche per qualità, come risultò evidente nel collegio apostolico, nel quale, per certi segni di distinzione che risvegliarono i sospetti, si mosse la questione sulla precedenza e sulla preminenza che fu proposta a sua Maestà’.

181. Al fine di prevenire tali dispute, la Vergine era attentissima nell’essere uguale con tutti nelle elargizioni che faceva a beneficio della Chiesa. Ciò fu non solo degno di lei, ma pure assai utile, sia perché quell’atteggiamento restasse stabilito per i prelati che sarebbero stati rivestiti di autorità sia perché, nei felicissimi anni iniziali, tutti risplendevano per i miracoli e per altri doni divini, come negli ultimi secoli molti spiccano nella scienza o nella cultura. Era opportuno far apprendere che né per quelle sublimi prerogative né per queste minori bisogna ergersi a vana superbia, o ritenere di dover essere onorati e privilegiati da Dio e dalla beatissima Signora nelle cose esteriori.

All’uomo retto basti essere caro a Gesù ed ammesso alla sua amicizia, e a chi non lo è non gioverà affatto un simile tipo di reputazione e prestigio.

182. Ella, comunque, non mancava per questo alla venerazione che spettava a ciascuno per il ministero esercitato: era un esempio per tutti in quanto era d’obbligo e con la circospezione di cui abbiamo parlato faceva imparare la moderazione in quanto era volontario. Si comportò costantemente in maniera tanto mirabile e con tanta accortezza che non dette mai occasione di lamentarsi, né alcuno ebbe una ragione, neppure apparente, per negarle riguardo e rispetto; anzi, tutti le volevano bene, la benedicevano ed erano colmi di gioia e debitori per il suo aiuto e per la sua pietà materna.

Nessuno avvertì che lo tenesse in scarsa considerazione né che gli preferisse un altro, poiché non dava motivo di fare paragoni del genere. Così grande fu la sua discrezione e assennatezza, e così correttamente collocava le bilance della manifestazione del suo cuore sull’asse della prudenza! Non volle neanche essere lei ad assegnare gli incarichi e le dignità, né intercedere per il loro conferimento: rimetteva tutto al parere e al voto dei Dodici e, intanto, otteneva loro di nascosto luce e assistenza da parte dell’Eterno perché non errassero.

183. Era spinta a quella condotta altresì dalla sua profonda umiltà e, quindi, educava tutti ad essa, giacché erano coscienti che non era all’oscuro di nulla e non poteva sbagliare in ciò che compiva. Ella lasciò questo raro insegnamento ai cristiani affinché non ci fosse chi presumesse della propria preparazione e avvedutezza e delle proprie qualità, principalmente in materie gravi, ma ognuno intendesse che il colpire nel segno e il riuscire bene è vincolato alla modestia e al consiglio, come l’orgoglio è unito al proprio giudizio, se non è necessario regolarsi solo su di esso.

Le era noto che l’intervenire a vantaggio di altri in cose temporali porta con sé qualche ambizioso potere, e uno maggiore ne racchiude il ricevere con piacere i ringraziamenti. Tutto questo era estraneo alla nostra celeste Principessa, che fu un modello nell’ordinare le attività in modo tale da non defraudare il merito né impedire la massima perfezione; però non rifiutava la sua direzione agli apostoli, che la consultavano spesso, e faceva lo stesso con gli altri.

184. Tra i santi che furono così fortunati da guadagnarsi il suo affetto speciale ci fu Stefano, uno dei settantadue discepoli, che da quando cominciò ad andare dietro al suo Unigenito fu da lei guardato con predilezione, conquistando uno dei primi posti nella sua stima. Le fu svelato subito che era stato scelto dal Salvatore per la difesa del suo nome, fino a morire per lui.

Inoltre, l’invitto giovane era di indole soave, affabile e gentile, e la grazia rendeva la sua ottima natura anche più amabile e incline ad ogni virtù. Il suo temperamento era oltremodo gradito alla Madre, la quale, allorché trovava in qualcuno la tendenza alla benignità e alla mitezza, soleva dire che costui assomigliava più degli altri a suo Figlio; per queste caratteristiche, vissute in grado eroico, provava tanta tenerezza per lui. Gli impartiva numerose benedizioni, esprimeva di frequente riconoscenza al Padre per averlo creato, chiamato ed eletto ad essere primizia dei suoi martiri, e nutriva in sé singolare benevolenza verso di lui a motivo della testimonianza che avrebbe dato con il sangue, come le era stato palesato.

185. Egli corrispondeva con fedelissima attenzione a quanto gli era concesso da sua Maestà e da lei, perché non soltanto era pacifico, ma anche umile, e chi è realmente tale accoglie con molta gratitudine i benefici, pure se piccoli come quelli che gli erano elargiti. Aveva un altissimo concetto della Regina della misericordia e si sforzava di assicurarsene il favore con la sua ferventissima devozione.

La interrogava su parecchi misteri, poiché era assai dotto e pieno di saggezza e di Spirito Santo, come afferma Luca. Ella chiariva tutte le questioni che le erano poste e lo confortava, affinché lottasse con valore per il Redentore. Per confermarlo ancor più, lo dispose ai tormenti con queste parole: «Stefano, voi sarete il primogenito dei martiri, che il Signore genererà con l’esempio delle proprie sofferenze; camminerete sui suoi passi, come un seguace coraggioso su quelli del suo maestro e un soldato audace su quelli del suo capitano, e innalzerete lo stendardo della croce. Perciò, conviene che vi armiate di fermezza con lo scu­do della fede e crediate che l’Onnipotente vi soccorrerà nel­la battaglia».

186. Questo annuncio lo infiammò del desiderio del supplizio, come si desume da quanto si riferisce di lui negli Atti, nei quali si legge che era pieno di grazia e di fortezza e che faceva prodigi e miracoli in Gerusalemme. Egli è il primo dopo Pietro e Giovanni di cui si attesta che disputava con i giudei e li confondeva, senza che essi riuscissero a resistere alla sua sapienza ispirata.

Predicava con animo intrepido, li accusava e li riprendeva, distinguendosi in ciò per la brama di conseguire quello che la nostra sovrana gli aveva garantito. Come se qualcuno gli avesse potuto togliere la corona, precedeva tutti nel presentarsi davanti ai rabbini e ai dottori della legge di Mosè, e ambiva le occasioni di battersi per la gloria di Cristo, per la quale aveva appreso di doversi donare.

Il drago infernale nella sua malvagità rivolse verso di lui il proprio furore pretendendo di fermarlo perché non giungesse a tale dimostrazione pubblica, e a questo scopo incitò i più crudeli a farlo perire nascostamente; era oppresso dalla sua eccellenza e temeva che avrebbe compiuto opere straordinarie, nella sua esistenza terrena e anche successivamente, accreditando gli insegnamenti di Gesù. Per l’ostilità che costoro già avevano contro di lui, gli fu facile persuaderli ad ammazzarlo in segreto.

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198. Fu assassinato nove mesi più tardi del Redentore, il ventisei dicembre, data in cui è celebrato; egli proprio allora compiva trentaquattro anni. Quello era il trentaquattresimo anno dal natale del Verbo incarnato, ma già concluso, così che si era entrati nel trentacinquesimo. Quindi, fu generato un giorno dopo l’Unigenito e visse più di lui solo nove mesi; la lapidazione ebbe luogo in corrispondenza con la sua nascita.

Le preghiere sue e della Signora guadagnarono la conversione di Saulo, come spiegheremo successivamente, e affinché questa fosse più ammirevole l’Onnipotente permise che da quel momento egli cominciasse ad impegnarsi nel perseguitare la Chiesa per distruggerla, risaltando tra tutti i giudei, sdegnati contro di essa. 1 credenti raccolsero il corpo, gli dettero sepoltura e fecero lutto, avendo perso un fratello tanto sapiente e un tanto acerrimo difensore della legge di grazia. Ho parlato diffusamente di lui perché ho inteso la sua eccellenza e perché egli era assai devoto alla Principessa e molto beneficato da lei.

da una visione di Maria di Agreda in Vita della Vergine Maria (Ágreda, 2 aprile 1602 – Ágreda, 24 maggio 1665)