Dopo il G-20 di Washington, che ha cercato soluzioni a medio termine alla crisi dei mercati, il Fondo Monetario Internazionale ha parlato della possibilità di una nuova catastrofe finanziaria.
“Sembra si renda necessario un deciso ritorno del settore pubblico nei mercati finanziari – ha detto l’Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU a New York – occorre aumentare la coordinazione e la compattezza nella ricerca delle soluzioni; occorrerà recuperare alcune dimensioni basilari della finanza, quelle cioè della prevalenza del lavoro sul capitale, delle relazioni umane sulle pure transazioni finanziarie, dell’etica sul solo criterio dell’efficienza”.
“E poi, tra le lezioni di questa crisi ce n’è una che pochi rilevano ma è importante: alla fin fine, i debitori più affidabili, quelli che pagano i debiti e i prestiti, sono proprio i poveri, quelli che fanno buon uso degli aiuti per impostare una vita decente”.
“Guardando lo sviluppo raggiunto recentemente da molti Paesi – ha quindi osservato –, si constata che il finanziamento dello sviluppo ha dato buoni risultati dove sono stati finanziati programmi per andare incontro alle esigenze di base dei più poveri: salute, educazione, abitazione, lavoro …”
“E questi piani di aiuto, oltre ad avere creato benessere, hanno promosso armonia, coesistenza pacifica e cooperazione”.
“E poi – ha concluso –, è una questione di leadership, di autorità morale dei governanti a tutti i livelli, i quali hanno la responsabilità primaria di proteggere i cittadini, soprattutto la massa di lavoratori, risparmiatori, gente ordinaria che non ha la possibilità di seguire la complicata ingegneria finanziaria e deve essere messa al riparo dagli inganni e dagli abusi dei furbi …”
NEW YORK, venerdì, 28 novembre 2008 (ZENIT.org).- Secondo la Santa Sede la crisi finanziaria rischia di tramutarsi in una catastrofe se verrà gestita solamente dai Paesi ricchi.