“A Medjugorje sembra che si guarisca dentro se stessi; è quasi inspiegabile, ma è cosi. Il superbo diventa umile. L’iroso diventa calmo, il sentimentale diventa obiettivo e lucido, l’angosciato trova pace, chi soffre arriva a gioire, i dubbi sembrano svanire, la pace inonda i cuori. Da tutti quelli che incontri ti viene un aiuto, da ognuno impari qualche cosa di nuovo che ti fa meditare e pensare.
Li ti accorgi che gli umili sono migliori di te, che il povero ha ricchezze piu grandi delle tue, impari che il tuo compagno che ti sta a fianco, sia in chiesa che fuori, è un tuo fratello vero a cui ti riesce più facile avvicinarti e, se occorre, perdonargli, e in definitiva volergli bene come a te stesso, come insegna il precetto evangelico; e tutto questo, senza falsi pudori o rispetto umano.
Non provi dolore o stanchezza per le fatiche, non hai paura degli eventi esterni, non ti pesa pregare o stare in chiesa per qualche ora, sopporti fame e sete con facilita senza insofferenze. Ti viene voglia di fare invece qualche fatica, qualche sacrificio, di dare un aiuto a chi ti sembra ne abbia bisogno.
Tutto questo avviene con facilita e naturalezza, e nella dimenticanza di te stesso e dei tuoi problemi. Perciò io non concluderei affermando che tutto questo sia opera di fanatismo o di esaltazione, ma piu semplicemente sarei portato a dire grazie al Signore per tutti questi nuovi bei doni che sta offrendoci, insieme a tutti gli altri di cui ogni giorno disponiamo a profusione, e che in definitiva provengono sempre tutti quanti dalle sue sante mani”.
(un pellegrino – ottobre 1989)