In un piccolo secondo

Quella sera prima della corsa Senna era andato a mangiare al ristornate “La Romagnola” e poi aveva dormito alla suite 200. Probabilmente non fu una notte molto tranquilla perchè quel GP pareva stregato.

Durante le prove libere del venerdì la Jordan di Rubens Barrichello prese il volo ribaltandosi più volte. Sabato, durante le qualifiche, il pilota austriaco Ratzenberger perse la vita schiantandosi con la sua Simtec a oltre 300 km/h. Senna rinunciò alle prove, ma la domenica scese in pista perchè “correre è il mio mestiere”. E Ayrton non aveva paura di correre.

Ayrton Senna era un brasiliano, un uomo carismatico che portava con sé la gioia e la saudade, timido e coraggioso al tempo stesso. Prima della partenza di quel tragico Gp di S.Marino il suo amico Celso Frattini però lo trovò particolarmente pensieroso. Chissà quali sentimenti attraversarono l’anima di Senna in quel sabato notte alla suite 200 sulle rive del Sillaro.

Una volta disse: “Le cose ti riportano alla realtà di quanto tu sia fragile; ad un certo momento tu stai facendo qualcosa che nessun altro è capace di fare. In quello stesso momento sei visto come il migliore, il più veloce, ma sei enormemente fragile. Perchè in un piccolo secondo, è tutto finito.”

Questo senso del limite in qualche modo lo colmava con la fede in Dio. Mai nascosta, né ostentata. Per questo Alain Prost, l’eterno rivale, lo bollò in modo cinico: “Ayrton pensa di non poter morire perchè crede in Dio”.

Senna riposa al cimitero di Morumby, nella zona ovest di San Paolo del Brasile, la sua tomba è la numero 11. Sulla lapide sta scritto: “Nulla mi può separare dall’amore di Dio”, a testimonianza di un uomo che non aveva paura di correre, ma nemmeno di credere.

In un certo senso Prost aveva ragione, Senna sapeva che con la vita non tutto finisce. Perchè credeva in Gesù Cristo.

Tanta acqua è passata sotto i ponti dei fiumi Santerno e Sillaro in questi venti anni, e forse è questa la lezione più importante che ha lasciato Senna. Perchè “in un piccolo secondo tutto è finito” e solo in Dio si può trovare il vero senso della vita.

Da La Voce di Romagna, 17/04/2014 – Su quell’ultima notte il giornalista Giorgio Teruzzi ha fatto un libro che viene presentato proprio in questi giorni, dopo vent’anni da quel tragico 1 maggio.