Spesso era chiamato Monsieur Vincent. A 19 anni ordinato sacerdote, si stabilì a Parigi, come cappellano della regina Margherita di Valois. Fu prigioniero dei maomettani. Venne liberato dal suo stesso “padrone”, ch’egli convertì.
Fu successivamente curato a Clichy, dove mise da parte le preoccupazioni materiali e di carriera e si dedicò intensamente all’insegnamento del catechismo e soprattutto all’aiuto degli infermi e dei poveri; fondamentale per la sua maturazione spirituale fu l’incontro con il grande Francesco di Sales.
Precettore nella famiglia de’ Gondi, dedicò poco tempo ai libri e moltissimo al sollievo materiale e spirituale dei galeotti, cioè degli uomini tolti dalle prigioni e condannati a remare sulle galee.
E’ straordinario l’ascendente che ebbe l’ex porcaro di Pouy (da ragazzo faceva il guardiano di porci) sull’alta società del suo tempo, dal cardinale Richelieu, alla reggente Anna d’Austria, allo stesso re Luigi XIII che sul letto di morte lo volle accanto.
Al temuto Richelieu, Monsieur Vincent osava gridare in faccia la miseria del popolo: “Monsignore, abbiate pietà di noi, dateci la pace!”.
Più tardi, durante i giorni oscuri della Fronda, quando Parigi innalzò barricate e per rappresaglia Mazarino tentò di metterla alla fame, Vincenzo organizzò a S. Lazzaro una mensa popolare per dare da mangiare a 2000 affamati ogni giorno. Poi montò a cavallo e corse a St-Germain per dire a Mazarino: “Monsignore, andatevene, sacrificatevi per il bene della Francia”.
Uomo pratico, solido, dotato del senso dell’umorismo, schietto come un contadino e soprattutto fattivo, realistico, diceva ai sacerdoti di S. Lazzaro: “Amiamo Dio, fratelli miei, ma amiamolo a nostre spese, con la fatica delle nostre braccia, col sudore del nostro volto”.
Ben sapendo che spesso i poveri soffrono più per mancanza di ordine nel portar loro soccorso che per deficienza di persone caritatevoli, ottenne l’incarico dalla reggente di Ministro della Carità, e organizzò gli aiuti ai poveri su scala nazionale. Dalle sue mani si disse che passasse più denaro che in quelle del ministro delle Finanze. Ma nella sua banca della carità i capitali non ristagnavano.
Vincenzo ebbe un fondamentale ruolo nell’introdurre nuovi metodi di assistenza, primo fra tutti la visita domiciliare.
Nel novembre del 1633, ha fondato la Città dei Poveri, dove ha avuto origine la congregazione delle Figlie della Carità. Le Figlie, note anche come “Suore di San Vincenzo de ‘Paoli,” si dedicarono al servizio dei malati e al servizio materiale e spirituale dei poveri.
Questa istituzione è attualmente responsabile per un’altra sua fondamentale istituzione: l’Ospedale degli Innocenti (ovvero dei bambini abbandonati) in Parigi , dove esisteva, in via Landry, una infermeria ostetrica che vendeva a venti soldi l’uno i bambini nati in quel luogo a gente del circo e saltimbanchi.
Il principio assistenziale di San Vincenzo si reggeva sulla divisione dei poveri in tre categorie: 1) i fanciulli, i vecchi, gli storpi e gli infermi; 2) coloro che col lavoro si guadagnavano solo la metà del necessario; 3) coloro che potevano guadagnare solo il quarto del necessario.
Le sue umili origini sociali influenzavano le sue proposte per trovare i mezzi proporzionati all’entità della povertà da sovvenire, mentre faceva in modo che l’assistenza non limitasse il dovere di lavorare che spettava a chiunque secondo le sue possibilità.
Morì a Parigi il 27 settembre 1660 e fu canonizzato nel 1737.
Tratti della vita di S.Vincenzo de’ Paoli