Un giorno di settembre, Susanna aveva appena attaccato la cornetta dopo una telefonata di lavoro.
Ero appena uscito dal bagno dell’ufficio, così potei sentire le sue parole, dette a voce alta un po’ a tutti e un po’ a nessuno: «Questa ditta ci darebbe subito lavoro, ma non abbiamo nessuno che sappia usare Inventor. Li ho lasciati in standby».
In un attimo, mi venne alla mente Andrea, un ragazzo di Sassuolo cui anni prima avevo dato ripetizioni di Storia; ricordavo che era più bravo col computer che coi libri di scuola.
Nell’ultima estate, era toccato a Veronica, sua sorella, finire sotto il torchio delle mie ripetizioni.
Avevo così raccontato a Caterina, la madre, qualcosa del mio nuovo lavoro, promettendole che al momento giusto avrei fatto in ufficio il nome di Andrea, disoccupato dal giorno del diploma.
Quel momento sembrava arrivato, così verso sera mandai un messaggio a Veronica: «Dì a tuo fratello di chiamare questo numero. Si chiama Stefano»; feci lo stesso che Paolo aveva fatto con me.
Dopo il colloquio, Andrea fu subito preso; in soli due mesi si è dimostrato ragazzo sveglio e capace, davvero in gamba con Inventor, il programma che da subito cominciò ad usare; intanto, la ditta contattata da Susanna aveva richiamato in ufficio, chiedendo di posticipare di un mese la possibile collaborazione.
Andrea avrebbe avuto tutto il tempo di imparare.
Un pomeriggio di dicembre, Veronica mi chiese una ripetizione sulla Rivoluzione d’Ottobre; accettai di buon grado, ed ebbi così modo di rivedere Caterina, felicissima, che aveva qualcosa da raccontarmi.
Disse che dalla scorsa estate aveva cominciato a recitare la “Novena a Maria che scioglie i nodi”, un particolare e antico rosario rilanciato negli ultimi tempi da papa Francesco.
Caterina, che aveva trovato la preghiera sul banco di una piccola chiesa di Sassuolo, recitò una prima novena per un’amica e una seconda per Veronica, alle prese con gli esami di riparazione.
Dalla metà di settembre, pregò una terza volta la Novena perché Maria aiutasse anche Andrea.
Passato qualche giorno, arrivò il mio messaggio sul telefono di Veronica.
«Quando lo intervisterai, mio figlio ti racconterà tutto» mi disse Caterina, con gli occhi pieni di fede.
Intanto Veronica ascoltava divertita, perché aveva sentito dire da me, e non solo da Andrea, che «alla Spei le coincidenze non esistono».
(tratto da CREDERE NEL CAMBIAMENTO, Giorgio Casali, Spei, 2014)