Stefano è un geometra di quarantasette anni, sposato da quasi trenta e padre di due figli. Dal 1997 soffre di disturbi bipolari, malattia che può portarlo a periodi di depressione ma che controlla con l’uso di medicinali. Dopo due esperienze imprenditoriali nell’edilizia – la prima con suo padre, morto nel 1996, la seconda, più ambiziosa, in proprio – dal 2004 ha svolto diversi lavori per mantenere la propria famiglia, compreso quello di autista in una ditta milanese. Si trovò improvvisamente senza lavoro: rimase disoccupato per due lunghi anni, fino all’incontro con la Spei.
Come sei arrivato qui?
Arrivai alla fine del 2011, feci il colloquio mentre tutto l’ufficio stava festeggiando il Natale. Ero senza lavoro da due anni quando mia zia, conoscente di [Francesco], un dipendente Spei, mi invitò a bussare a questa porta: mi aveva parlato di un luogo un po’ particolare che avrebbe potuto fare al caso mio. Cercavo qualunque tipo di lavoro, non avevo nulla da perdere, così entrai alla Spei. Dopo un mese e mezzo di prova passato ad imparare il disegno meccanico, venni assunto a tempo indeterminato e da allora ogni mese porto a casa lo stipendio.
Eri spaventato da quell’ambiente, appena entrato?
Se ti riferisci al posto preponderante che occupa la dimensione spirituale no, assolutamente no. Bisogna aver paura di chi ti insegna a far del male, non certo della preghiera o di quello che ti dicono in Chiesa. Oltretutto ho sempre creduto in Dio, nonostante abbia passato un’adolescenza turbolenta, nella quale non mi sono fatto mancare niente tra divertimenti, donne e motori. Alla Spei ho trovato un terreno fertile per continuare in maniera più decisa il mio cammino di cristiano. Ho fatto dei gran passi in avanti: oltre alla Messa domenicale, che già frequentavo, ho scoperto una costanza – che prima non avevo – nel sacramento della Confessione e nella lettura quotidiana di testi religiosi, anche nella sfera domestica. Ma soprattutto, ho scoperto un più profondo legame con Maria.
In che senso più profondo?
Nel senso che sono dentro ad un cammino di affidamento a Maria.
Cosa significa, concretamente, affidarsi a Maria?
Si possono affidare intenzioni, oppure buone azioni. Per esempio: ti capita l’occasione di fare un’azione di carità, la fai, poi l’affidi a Maria. Ricevuto l’affidamento della buona azione, Maria ne dispone e la presenta a Gesù… Il percorso dovrebbe essere quello. Insomma, Maria fa da mediatrice… La carità fatta arriva nelle mani di suo Gesù.
Cambia qualcosa affidare o meno una buona azione dopo averla compiuta? Hai avuto benefici?
Non so cosa cambia, e non so se arrivino benefici in automatico. Fatto sta che dopo anni di incertezza economica, di cui ben due passati in totale disoccupazione, ogni mese ho portato il pane a casa, che bene o male è ciò che devo fare per la mia famiglia. L’ho sempre portato, anche quando il lavoro per la Spei veniva temporaneamente a mancare… Ho sempre chiesto a Maria che mantenesse il mio posto, sono sempre stato esaudito.
Cosa succede quando viene a mancare il lavoro alla Spei?
Non ho mai fatto il furbo, come ad esempio farmi firmare dal dottore un foglio dichiarante un periodo di malattia – coi miei disturbi, potrei ottenerlo sempre, e con estrema facilità. Invece di usare la logica del mondo, “essere furbi e farsi i propri”, ho preferito sempre non chiedere niente, usare le ferie e aspettare che il lavoro tornasse: ed è sempre tornato. Ho avuto fede, sono stato ripagato: sono due anni e mezzo che tiro lo stipendio. Un mese fa la Spei era rimasta con un solo lavoro: per non bruciare le mie ultime due settimane di ferie, telefonai ad un vecchio cliente proponendomi nel caso avessero avuto bisogno di lavoro, anche solo per un mese: grazie a Dio ne avevano bisogno per tutto agosto, e forse anche fino a novembre. C’è Maria dietro a tutto questo, lo dico con fede: non può essere una coincidenza esser sempre riuscito a mantenere la mia famiglia, compresa l’università della mia figlia più grande, che ha ventuno anni e frequenta il corso di informatica.
Credi che il tuo futuro sia nella Spei?
Siamo nelle mani del Signore… Comunque sì, tanti segnali mi fanno capire che il mio posto adesso è questo – anche perché è difficile alla mia età trovare un altro lavoro [ride, ndr]. Inoltre, senza la Spei, mi mancherebbero gli incontri del giovedì, le preghiere, le discussioni e soprattutto le cene insieme [ride].
21/08/2014