Trentanove anni, nigeriana, Maureen vive in Italia dal 1994. Di fede pentacostale, è sposata con un cattolico e ha cinque figli. Le piace cantare e ballare il Gospel. Un sorriso grato e contagioso, alla Spei ha lavorato qualche mese come insegnante di inglese.
Come sei arrivata alla Spei?
Ho conosciuto la famiglia Pesaresi nel 2005, i nostri figli giocavano assieme a calcio in un campetto del quartiere. Stefano era solito organizzare piccoli tornei per i ragazzi, non tutti potevano permettersi l’iscrizione alle “scuole calcio”. Ho cinque figli. La più piccola, Irene, è nata con una brutta forma di anemia, e così è spesso in ospedale, quasi tutti i mesi, dal 2002. Abbiamo un solo stipendio in famiglia – mio marito lavora stabilmente come operaio a Sassuolo – così la Spei mi offrì la possibilità di dare alcune lezioni di inglese in ufficio: sapevano che lo parlavo, accettai grata. Fu un bell’aiuto. Ci lavorai in due tornate, qualche mese nel 2005 e qualcheduno nel 2011 – ho conosciuto [Francesco], [Aziz], [Luana], [Susanna], [Gianluca]…
Che impressione ti fece quell’ambiente?
Mi sono sentita subito a casa, mi facevano sentire uguale a loro: tenevo il corso di inglese, pregavamo assieme, leggevamo la Bibbia assieme, mangiavamo assieme allo stesso tavolo. Ero felice con loro. Non ci sono altri posti come quello – certe volte mi è capitato, in Italia, di essere stata allontanata – penso – per il colore della mia pelle – alla Spei no, ero la benvenuta. Stefano è diverso, è molto vicino a Dio, molto forte nella fede, mi ha aiutata molto. E non solo lui: nei periodi in cui era a La Spezia per lavoro, mi aiutavano i suoi colleghi – mi davano soldi per comprare medicine, vestiti e scarpe che non usavano più – e poi venivano a trovare Irene in ospedale [sorride, ndr].
Ti sono successe cose particolari in quel periodo?
Nel 2011, oltre alla mia bimba sempre in ospedale, avevo altri due grossi problemi familiari: mio marito mi tradiva e una delle mie figlie, Debora, scappò di casa per tornare in Nigeria, senza dirmi niente. Ero triste. Alla Spei parlai di queste cose durante i momenti di preghiera, tutti mi ascoltavano e mi davano consigli. Soprattutto pregavano per me – we should pray for Maureen – per mia figlia, per mio marito [sorride]. Tutti mi stavano vicini e mi incoraggiavano, dicevano di tener duro…
Si sono poi risolti i problemi?
La preghiera mi ha aiutato tanto, ha messo a posto le cose. Con mio marito va molto meglio. Mia figlia si fece sentire due anni dopo la fuga: ricevetti una telefonata improvvisa, non avevo più notizie di lei da tempo. Mi disse che era scappata con degli amici, che poi cominciarono a trattarla male, e non sapeva più cosa fare. Le consigliai di andare ad abitare a casa di mia sorella, in Nigeria, ma Debora aveva paura di essere sgridata. Chiamai mia sorella, era felice di ospitarla: Debora raggiunse la zia, poi conobbe un ragazzo e si sposò. Si è messa a posto, nel proprio paese… [sorride]
Sembra un po’ la parabola del “Figliol prodigo”.
Eh sì, è vero… E tutto grazie alla preghiera [ride]. Noi abbiamo pregato Dio e Dio l’ha riportata a casa. Non c’è niente che Lui non possa fare. Ha guarito anche me.
Anche tu eri malata?
Soffrivo di pressione alta, dovevo assolutamente prendere delle pastiglie per tenere tutto sotto controllo. Le ho prese per anni, ero arrivata a un punto in cui volevo liberarmene. Lo scorso giugno dovevo andare per dieci giorni ad un ritiro spirituale in chiesa, per un periodo di digiuno e di preghiera. Decisi di lasciare a casa le mie pillole, sapevo che Dio mi avrebbe guarito… E mi ha guarito.
Hai lasciato a casa le pillole quando eri ancora malata? Tu sei matta…
Anche mio marito diceva lo stesso [ride]… Ma sono guarita. Ho fatto pure le analisi dal dottore, guarita. Sono molto tranquilla adesso, molto felice. Dio ha fatto qualcosa per me, so che farà qualcosa anche per Irene. Prima o poi la guarirà, gliel’ho sempre chiesto, e un giorno mi esaudirà – ma devo aspettare il Suo tempo, non il mio. Alla fine tutto torna a posto.
Frequenti ancora la Spei?
Ho sentito Stefano l’ultima volta a luglio, credo non sappia ancora della mia guarigione – lo imparerà da questa intervista… [ride]
06/09/2014