Nata nel 1973, Souad è marocchina e vive in Italia dal 2007. Sposata con Aziz, ha una bimba di cinque anni e porta in grembo la seconda (o secondo). Fine e intelligente, è stata dipendente Spei per quasi due anni. Racconta la propria esperienza dal suo grazioso appartamento nel centro storico di una Mirandola ancora deserta…
Quando sei arrivata in Italia?
Sono arrivata il 26 aprile 2007, quando mio marito ha fatto le pratiche per il ricongiungimento famigliare. Ci siamo sposati nel 2005, dopo quindici anni di fidanzamento – inizialmente di nascosto dai nostri genitori, poi col loro beneplacito. Mio marito [Aziz] è arrivato in Italia nel 2003, viveva in Puglia: ci vedevamo pochissimo, ogni tanto tornava in Marocco, dove vivevo con mia madre.
Quando hai lavorato alla Spei?
Ho lavorato un po’ più di due anni, dal 10 ottobre 2008 al 31 dicembre 2011 . Mio marito lavorava già alla Spei, avevo avuto modo di conoscere Stefano e un giorno fui invitata a lavorare con loro. Non parlavo bene l’italiano, ma Stefano mi rassicurò, disse che l’avrei imparato piano piano. Stefano è stato bravissimo con noi, ha voluto aiutare la nostra famiglia. Sono stata in ufficio circa due mesi per imparare la lingua e la scrittura dei manuali, poi sono arrivata alla Sorin di Mirandola. In questi due anni non ho sempre lavorato, ho fatto periodi di aspettativa, di disoccupazione, e poi abbiamo chiesto il licenziamento…
Come mai hai terminato?
Era finito il lavoro alla Sorin. L’asilo nido per la mia bambina, nata nel 2009, costava troppo, senza contare le spese della corriera per andarla a riprendere ogni giorno… Era un costo troppo alto, avremmo risparmiato di più ad accudirla noi…
Perché andavi a lavorare? Avevi bisogno di guadagnare?
Sì… In Puglia, dove vivevamo all’inizio del nostro periodo italiano, la vita costava molto meno che a Modena, affitto compreso. Qui costa tutto di più, per questo andai a lavorare alla Spei.
Sei musulmana. Anche tu pregavi in ufficio con gli altri dipendenti?
L’ho fatta solo due volte, perché pregare [con preghiere cristiane] è un peccato per noi [musulmani]. La vostra preghiera non è giusta per noi: la feci con le parole, non con il cuore.
Perché farla allora?
Perché ha insistito Stefano [ride, ndr], l’ho fatta per accontentarlo… Quando loro pregavano noi stavamo lì, ma non pregavamo… Perché era peccato per noi. Crediamo in Gesù e nella Madonna, ma l’unico che si può pregare è Dio.
Aziz è cambiato durante il periodo Spei?
Come persona non è cambiata, è sempre uguale…
E tu sei cambiata?
Non lo so… Fisicamente sì [ride]… Io dico che sono la stessa, non sono cambiata per niente…
Aziz dice che tu sei praticante, mentre lui no…
Anche mio marito fa il ramadam, ma non le preghiere. Quando venni in Italia anch’io ho smesso di pregare, in Marocco lo facevo. Ho ricominciato solo due mesi fa… Da noi si dice che se ti vuoi avvicinare a Dio bisogna fare la preghiera, altrimenti Lui come ascolta, come gli chiedi le cose? Per questo ho ricominciato a pregare. Però il ramadam l’abbiamo sempre fatto, fin da piccoli, siamo stati abituati così… La preghiera è molto impegnativa, va fatta cinque volte al giorno in momenti prestabiliti, e prima di farla devo lavarmi – mani, piedi, faccia…
È obbligatorio lavarsi prima di pregare?
Sì, altrimenti la preghiera non è giusta, non è valida… È una cosa pesante, però devo resistere per abituarmi. La faccio quando mi sveglio, a mezzogiorno, verso le cinque, verso le otto e l’ultima verso le nove e mezza: cinque volte al giorno.
E se ne salti una?
Non è giusto, è peccato…
Come mai hai ricominciato a pregare solo due mesi fa? Dovevi chiedere qualcosa a Dio? Un aiuto per la gravidanza?
Anche per quello [ride]… E poi per il lavoro per Aziz, per la bambina, che cresca bene, che diventi brava, che studi… E poi chiedo la salute…
Chiedi tutto!
Eh sì [ride]…
E prima di due mesi fa non chiedevi queste cose?
Sì, le chiedevo prima di dormire quando leggevo un po’ di Corano… Ma per farsi ascoltare da Dio bisogna fare la preghiera…
Secondo te Dio può intervenire nella vita di ogni giorno? Può dare delle cose se gli vengono chieste?
Sì… Delle cose che ho chiesto sono arrivate. Ad esempio questa gravidanza – la prima è stata facile, la seconda no – provavamo ma non arrivava. Ho pregato tanto per averla, poi è arrivata quando non ce l’aspettavamo, due mesi fa.
Da quando hai iniziato a pregare?
Circa così, sì.
Secondo te c’è qualche relazione tra la tua preghiera e la tua gravidanza?
Credo di sì… [ride]
E Aziz cosa ne pensa?
Quando non rimanevo incinta, Aziz mi diceva: <<Perché non fai la preghiera?>>. Io gli rispondevo. <<Perché non la fai anche tu?>>. Quando ho iniziato a pregare lui era contento.
Alle preghiere per la famiglia ci pensi te…
Sì, lui non le fa… [ride]
Cosa ne pensi della Spei?
Stefano è bravissimo, ci ha fatto lavorare, è una cosa che non si dimentica.
Perché ha aiutato entrambi, secondo te?
Per nostra fortuna, dico io…
Chi hai conosciuto alla Spei?
Ho conosciuto [Gabriele Venturi], che lavorava in Sorin. Poi un ragazzo di Napoli che si chiama [Baldassarre], e poi [Valentina], [Luana]… Con Baldassarre eravamo diventati molto amici, anche lui abita a Mirandola, così a volte è venuto a mangiare a casa nostra…
Ti ricordi qualcosa di strano successa alla Spei?
Non è mai successo qualcosa di brutto… Facevo il mio lavoro alla Sorin, era semplice per me. Mi piaceva lavorare lì.
16/09/2014