Carola ha una cinquantina d’anni, un marito e due figli. Vende stampanti per la ditta Gavioli, ed è una fornitrice della Spei. Simpatica e brillante, racconta dei suoi vari incontri con Stefano e dà un giudizio sulla nostra ditta.
Come è arrivata alla Spei?
Ho conosciuto Pesaresi un anno fa, la Spei era già cliente della nostra ditta [Gavioli], dove lavoro dal settembre del 2013. Avevo fissato un appuntamento per proporvi una stampante multifunzione bellissima, la vostra era da cambiare: dovevo vederlo di sera, un venerdì. A quel primo colloquio capii subito che non avevo a che fare con uno dei miei soliti clienti, e che c’era qualcosa di diverso: Pesaresi cerca sempre lo spunto per avvicinarti alla storia della sua ditta, così la si viene a sapere per forza… [sorride, ndr ]. Mi raccontò della sua società, e mi invitò a tornare il giovedì successivo, per il momento della vostra preghiera – mi fece intendere che ci teneva senza essere per nulla invadente – comunque non ci andai, con la mia famiglia ho pochissimo tempo. Ho provato una sensazione di grandissima pace quando sono entrata nell’ufficio… c’era il quadro con l’angelo…
Parlaste subito di lavoro?
Noooooo, ferma! Al primo appuntamento ero disperata! Ho incontrato centinaia di persone lungo il mio percorso lavorativo, ma non riuscivo a capire cosa volesse lui, e anche se fosse normale… A poco a poco ho capito: lui ha un’ironia e una tale semplicità nel spiegare le cose che allora si capisce che non si è davanti ad un fanatico, ma a qualcuno cui gli sono capitate cose particolari. Per prima cosa, lui accetta la perplessità della gente che controbatte, o che gli fa notare che i suoi atteggiamenti sono un pochino particolari, come quello dell’assunzione del personale – scherzando, gli chiedo sempre di lasciare un posto per me nella vostra ditta [ride]. Mi ha raccontato della storia di [Aziz], e un po’ lo prendevo in giro: “Come? Hai assunto anche questo?”. Se uno ha un po’ di fede, crede a tutto quello che dice, e apprezza sicuramente la sua persona: si vede che fa tutto quello che fa non ha secondi fini, e non assume gente per avere manodopera a basso prezzo, ma per salvarla. E si vede proprio la metamorfosi della gente che prende…
Ad esempio?
La seconda volta che ho visto Aziz era vestito benissimo, giacca, cappello… Era in ufficio dalle sette di mattina, un esempio da prendere, una persona anche fisicamente cambiata, a livello della cura di sé. Forse anche solo il fatto di lavorare in un ambiente curato fa bene. Una volta vidi lì dentro un tipo che mi disse due parole in croce, il classico “musone”… quando lo rividi, un mese dopo, parlammo e chiacchierammo per mezzora! Aveva avuto una metamorfosi anche comportamentale. È un posto così… la seconda volta che andai all’appuntamento con Pesaresi, mi parlò un’ora de “La grande bellezza”, un film che era appena uscito al cinema… Non gli era piaciuto… Erano le otto di sera, e quando gli chiesi se aveva deciso di acquistare la stampante mi rispose: “Ah, ma io ci devo pensare…”. Roba da matti [ride].
È riuscita a vendere la sua benedetta stampante?
È stato un travaglio! Quando lo chiamavo mi accorgevo che non faceva apposta a “portarti avanti”, ho capito la sua missione: se capisco che non è il momento non gli faccio pressioni, perché so che se il momento è giusto me lo dice lui. È così, una storia infinita [sorride]. Ho venduto la stampante dopo tre o quattro lunghissimi incontri… Pesaresi ha piacere di confrontarsi con le persone, soprattutto quando non si parla di lavoro, che a volte lo disturba: anche se io ero lì per vendere! A volte mi dispiaceva quando tagliavo corto, perché volevo vendere la mia cosa materiale, mentre lui pensava di passarti qualcosa di più profondo… [sorride].
Cosa le ha passato di profondo?
Ricordo tante cose… Solo a conoscere una persona così aumento la mia ricchezza. Io non sono una che approfondisce le proprie questioni personali, a volte ho avuto qualche dubbio e qualche incertezza sul suo modo spassionato di pensare che tutto quello che gli succede ha a che fare con la Madonna. Per lui non c’è il fato, o l’impegno personale: manda tutto la Madonna. Per esperienze personali, ho avuto grossi dubbi in merito… però mi fa piacere, perché mi rendo conto che fa del bene: ce ne fossero così… o no?
Lei ha perso la fede?
Io ne ho di fede… ma ho avuto situazioni passate in cui mi sono sentita un po’ abbandonata. La fede totale che ha lui non posso averla, io metto sempre del razionale, dell’impegno mio. Se le situazioni migliorano è anche merito di Dio, ma ci dev’essere sempre un impegno personale… Ad aspettare solo l’aiuto della Madonna non succede niente…
Preciso una cosa: alla Spei l’affidamento a Maria è centrale, ma il “poco” che deve metterci il singolo – lavoro, abbandono di una situazione personale di peccato – è altrettanto fondamentale.
È vero che bisogna avere una gran fede nei momenti brutti, quei momenti in cui la fede diminuisce invece che aumentare, e ti senti abbandonata… Buona mamma, non bevo, non fumo, non mi drogo, sto sempre in casa, non tradisco mio marito: poi capita una cosa, e pensi che qualcuno lassù sia stato un po’ sbadato… Oltre alla fede bisogna metterci del proprio. Pesaresi dice “Si mangia se ne manda la Madonna, si beve se ne manda la Madonna, si lavora se la Madonna manda il lavoro…” Mi fece l’esempio di Aziz: una volta assunto “alla cieca”, arrivò per lui un grosso lavoro di scansione da fare, poco tempo dopo… il fatto che ci si metta tanto amore proprio è sicuramente di giovamento, ma può anche essere un caso: penso che ci voglia una via di mezzo nel pensare a queste cose.
Assumendo Aziz, Pesaresi ha fatto un atto di fede grande, ma era razionalmente consapevole di farlo. E il lavoro di scansione, che poteva fare chiunque, è arrivato proprio alla Spei. Inoltre, quello di Aziz non è l’unico esempio…
Quante aziende per cui lavorate apprezzano il vostro modo? Accettano tutte il fatto che la Spei è popolata da persone che non sempre sono nate per fare questo lavoro? Pesaresi dice che sono tantissime, io ho dei dubbi. Raccontare la vostra storia potrebbe anche farvi cattiva pubblicità…
Qualche lavoro è stato perso per questo motivo, molti altri sono stati trovati: la gente curiosa, se crede a quello che gli si dice, si lascia affascinare, e ci apprezza.
Anche perchè voi, e lo so per esperienza, siete promossi dalle banche: la vostra società è solida. Le stampanti che vendo sono dei leasing senza riscatto finale, e quindi bisogna inserire sul portale della banca tutti i dati della società, e la banca [BNP] deve ritenerla solvibile per promuoverla. Basta un bilancio che non sia buono per essere scartati, e parlo anche di aziende molto più grandi della vostra. Con la Spei è tutto a posto… Evidentemente il suo metodo funziona.
12/11/2014