UN AIUTO PER CHI E’ ALLE PRIME ARMI
02/07/2015
Franco ha sessantacinque anni, è pensionato e vive a Campogalliano. Ha vissuto quasi tutta la sua vita in Sicilia, sua terra d’origine, lavorando come impiegato statale nella scuola. Ha una moglie e due figli: Marco, sposato con Valentina, e Serena: entrambe hanno lavorato alla Spei fino al 2011.
Come e quando ha conosciuto la Spei?
Con la Spei non ho mai avuto direttamente a che fare. Ho incontrato Stefano, l’ingegnere, al matrimonio di mio figlio [Marco Palmeri], nel 2008. Si sposava con Valentina [Accardi], che era dipendente alla Spei da qualche anno. Ricordo che Stefano era con la moglie [Francesca Giacché] e i suoi due bimbi. Un’altra volta ci siamo incontrati quando hanno battezzato mia nipote, nel dicembre del 2009.
In che rapporti era con Stefano?
Buoni, cordiali diciamo…
Comunque, al di là di questi due incontri “sociali”, non avete avuto altri rapporti?
Alla Spei andò a lavorare anche mia figlia [Serena], credo tu lo sappia.
Sì, ma non so nulla della sua esperienza. Si ricorda in che periodo fu dipendente?
C’era ancora Valentina alla Spei, fu lei a portarla. Bisognerebbe chiedere a loro due. Serena è stata con voi un paio d’anni, ad occhio e croce.
Era una disegnatrice?
No, era nel settore amministrativo. Credo andasse a lavorare a Mirandola, alla Sorin.
La Spei solitamente piazza dei disegnatori, non degli amministratori…
Sì, ma lei faceva altre cose… Lavorava in ufficio, lei è ragioniere. Poi successe che andò in cassa integrazione e finì tutto lì. Da lì ho perso di vista Stefano. Serena cominciò a fare dei corsi qui e là, poi nel 2011 andò alla CNH.
Come Valentina. Fu sempre lei a portarla?
No, tramite un’agenzia di lavoro interinale. Due anni fa, poi, incontrai Stefano in Piazza Grande, a Modena. Prendemmo insieme un caffè e scambiammo qualche parola. Se non ricordo male sua moglie era stata trasferita a La Spezia. Basta, da allora non l’ho più visto né sentito.
Non sono mai riuscito a intervistare Valentina, anche se l’ho sentita molto nominare da Stefano per la sua importanza nella Spei: è stata la prima donna ad essere assunta, a tempo indeterminato, e la prima ad aver visto dall’inizio tutto il cambiamento della ditta. Una bella storia professionale, che la portò al traguardo dell’assunzione in CNH.
Valentina andava in CNH per conto della Spei, all’inizio…
Sì, poi dopo il periodo di cassa integrazione, nel 2011, lasciò la Spei e si fece assumere direttamente da loro.
Sì, lavora ancora lì.
Per quanto riguarda Serena, invece, so solo che la sua esperienza alla Spei fu travagliata… Oggi l’ho sentita al telefono: è stata molto carina, ma non si è sentita di fare una chiacchierata con me. Certo non è l’unica ad aver declinato l’intervista…
Di questo non posso dire niente perché io e mia figlia non abbiamo mai parlato di lavoro, in generale… Certo saranno passati in tanti da voi, saprai che possono capitare degli screzi tra le persone. Al tempo poi io vivevo ancora in Sicilia, mi sono trasferito quando nacque la bambina di mio figlio. Non posso fare alcuna ipotesi sull’esperienza di Serena alla Spei… Hai intervistato Valentina?
Gliel’ho chiesto, ma per ora ha rifiutato anche lei… Dice comunque che la faremo, prima o poi. Ho capito che è molto legata alla Spei, anche come esperienza spirituale. Lo so anche dai racconti di Stefano. Valentina ha visto la Spei cambiare e tante persone arrivare, soprattutto quelle “senza curriculum”, come Aziz…
Aziz lo ricordo! Era marocchino… Mi colpì il fatto che alla Spei ci fossero anche stranieri.
È ancora con noi, il disegnatore con più anni di esperienza…
Quanta gente ha rifiutato di fare l’intervista?
Su centoquaranta persone contattate, saranno una quindicina. La percentuale è bassa. Poi non conosco il motivo del rifiuto – tranne per una, che al telefono ha detto di essersi trovata malissimo con tutti in ufficio, senza dirmi altro.
Infatti, come dicevo prima, è umano e naturale che in un gruppo di lavoro così grande ci sia chi si è trovato bene e chi invece male. Funziona così nella società in generale, in qualsiasi posto di lavoro… È così, io non mi meraviglierei più di tanto.
Serena litigò con Stefano?
No, che io sappia no. Te l’ho detto, mia figlia non mi parla di rapporti di lavoro. Io ho sempre avuto stima di Stefano, anche se l’ho frequentato poco. A occhio e naso mi è sembrata una persona positiva, che cercava di aiutare gli altri… Più di questo non riesco a pronunciarmi: primo perché, per abitudine, non giudico il prossimo, sia nel bene che nel male; secondo perché prima di conoscere una persona bisogna frequentarla, sperimentarla. Dalle pochissime volte che ci siamo incontrati, però. Stefano mi è sembrata una brava persona.
Lei cosa sa della Spei e di come funziona? Magari dai racconti di Serena e Valentina…
Io so che entrambe andavano a lavorare per conto della Spei in altre ditte, come Sorin o CNH. Ho capito che era una società di servizi alle aziende, ecco cosa ho capito.
Perché ha detto che la Spei cerca di aiutare gli altri?
Perché quando arriva un ragazzo che è alle prime armi, invece di scartarlo a favore di uno con più esperienza, gli si dà lo stesso la possibilità di farsi le ossa. Questo lo intuisco io, presumo che Stefano sia un imprenditore che sappia quello che fa…
Più o meno…
Lo spero, anche per lui!
Serena è venuta apposta da Palermo per lavorare alla Spei?
No, lei è venuta a Modena per cercare un lavoro in generale. Ha girato un po’ tramite agenzie e poi è arrivata alla Spei.
Anche Serena è stata assunta in quanto “alle prime armi”?
Serena ERA alle prime armi. Credo che quello alla Spei sia stato il suo primo lavoro in assoluto.
Quando sono entrato in ufficio per fare il colloquio con Stefano, rimasi molto scettico nel vedere tutte quelle statuette religiose e dalla presenza di Medjugorje ovunque… L’ho scritto nel libro “Credere nel Cambiamento”: la mia prima impressione fu quella di trovarmi di fronte ad un esagitato, come molti che tornano da luoghi del genere e vedono miracoli dappertutto.
In queste cose i rischi sono quelli…
Quella fu la mia prima impressione. Poi, nel tempo, ho visto che Stefano è sempre stato ortodosso ed equilibrato… Ci guardavo molto, mi sentivo un inquisitore: dal canto mio, però, rischiavo di essere più ortodosso che credente. Infatti mi rifiutavo di pensare che la Provvidenza potesse intervenire anche nelle cose più quotidiane, l’avevo esclusa da tutto. Così facendo, ero io a non essere ortodosso…
Eh sì, a pensarla così si esce dalla dottrina.
Lei è credente?
Sì. Aspirante credente, diciamo così… Sono un uomo pieno di dubbi, ed è giusto così. Sono il dubbio e il travaglio a condurti alla vera fede. Quando si è pieni di certezze, c’è qualcosa di stonato. Santa Teresa d’Avila e Santa Teresa di Calcutta, fino all’ultimo, confessavano di essere tormentate da dubbi di fede… Allora mi dico: «Sono in buona compagnia!». Ricordo che al battesimo capii subito che Stefano era credente.
Da come parlava?
Sì. Si vedeva anche perché rispondeva alle domande del celebrante.
Quindi dal fatto che partecipava alla Liturgia.
Partecipava, sì, certo…
Alla Spei è molto presente il discorso spirituale. Ci sono momenti di preghiera ogni giovedì…
Cosa fate? Vi riunite tutti insieme?
Non siamo mai al completo, solo chi vuol venire. Nessuno dei dipendenti è obbligato.
Beh, è giusto… La fede coatta non è mai servita…
Comunque, facciamo una riunione di lavoro e poi diciamo una, due o tre Ave Maria. Ieri sera, ad esempio, Stefano ha proiettato l’intervista a una veggente di una apparizione riconosciuta dalla Chiesa in Belgio, a Beauraing, negli anni ’30. Le riunioni sono un po’ così…
Ci sono stato a Beauraing.
Il lato spirituale alla Spei è molto presente, anche come impostazione di Stefano. Lui vede un po’ la Provvidenza ovunque. Ad esempio, se gli viene in mente un’idea, pensa subito che sia stata Maria a mandargliela. Ma ci può anche stare.
Vannucci diceva che in ognuno di noi – musulmani, atei, cristiani, tutti – c’è la scintilla di Dio. È dentro a tutti. E dobbiamo essere noi a capire di averla e manifestarla all’esterno, perché all’idea di Dio, penso, noi umani non ci arriveremo mai: possiamo arrivare all’idea di Gesù, che era umano come noi. E quindi, più che cercare Dio, noi dovremmo cercare l’uomo, perché è fatto a immagine e somiglianza di Dio. Tutti, anche Hitler, nascono con un’impronta divina: come diceva sant’Agostino, “Se vuoi arrivare a Dio percorri l’uomo”. Alla fine, se ci si riflette, è tutto qui: «Amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi». E non solo la propria moglie o il marito, che è facile, ma il disgraziato, quello che ti fa del male… Per questo dico sempre ai miei amici che il cristianesimo è la religione più difficile, perché non va ridotta alla Messa domenicale, che per molti è solo un cartellino da timbrare. Devi amare il prossimo e pregare per lui! E bisogna avercene di stomaco!
Anche Serena ha fede?
Di queste cose personali con Serena non parlo. Io so che ha un crocefisso sopra la porta – gliel’ho regalato io, e non l’ha cestinato…
Lo chiedo perché, solitamente, chi ha rifiutato l’intervista o ha parlato male della Spei, ha avuto da ridire sull’aspetto religioso della ditta: parlo dell’ateo, del musulmano, del testimone di Geova… Magari Serena ha avuto da ridire per motivi simili…
No, presumo di no. Andando a naso non credo… Non mi pare una “assatanata”… Potrebbe essere indifferente, non altro. Ma è un giudizio mio… Anche per la privacy non vorrei che scrivessi delle cose personali… Può darsi che chi ha rifiutato di fare la tua intervista l’abbia fatto solo per gelosia della propria privacy, per non divulgare i propri problemi, il proprio modo di pensare, e questo è rispettablissimo…
Assolutamente sì. Comunque, se ci furono problemi con Serena, non furono per motivi religiosi.
Se ci sono stati screzi, come tu dici, dovresti chiederlo a lei. Anche se è una ragazza molto riservata, non ha la chiacchiera facile…
L’unica cosa che non mi piace della Spei è l’eccessivo interesse verso le apparizioni mariane. Non baso la mia fede su quello.
Ecco.
Ma neanche Stefano lo fa.
Che siano vere, che siano false… Spero che il mio lumicino di fede non dipenda da apparizioni, statue che piangono… Se no si riduce la religione a miracolismo.
Dev’essere “un di più”.
La Chiesa è molto prudente, e fa bene, perché ci sono tantissimi invasati che vedono due pianti di sangue al giorno! E poi decide ad apparizioni terminate, come è stato a Lourdes. Qualora il giudizio sia positivo, la Chiesa dice: «Sì, è vero: ho controllato e non c’è imbroglio. Se vuoi, sottolineando “se vuoi”, ci puoi credere». Ma se non ci si crede ci si salva lo stesso, non è quello il discrimine: non credere alla morte e resurrezione di Cristo, quello sarebbe un problema! La Rivelazione di Cristo è stata unica, totale e definitiva: e non lo dico io, ma la Chiesa. Comunque, vedremo come andrà a finire con Medjugorje…
Come la vede?
Conoscendo un po’ papa Francesco, delle pillolette ne ha date in questi mesi…
Il fatto del “postino”?
Ha ragione. Uno non può dire ogni giorno: «Mi aspetta la Madonna alle tre e mezzo!». La Madonna può manifestarsi come, dove e quando le pare… Però, a Medjugorje non vedo bene la questione: secondo me la Chiesa potrà permettere alle persone di andarci in quanto luogo di fede, visto che ci sono state molte conversioni, ed è solo un bene. Però le interviste, la ribalta dei veggenti, le folle per vederli: si potrebbe creare un culto parallelo a quello di Gesù Cristo, soprattutto nelle persone più deboli… Comunque, per quanto riguarda le apparizioni in generale, non dico né che siano vere né che siano false, ma che non mi interessano. Non perché non siano vere, ma perché credo che la mia strada debba essere un’altra. Poi ognuno ha la propria, e se uno ne è convinto, come dice Qohelet, non deve giudicare quella degli altri. E io non giudico i veggenti, assolutamente, ma bisogna lasciarli stare, finché il fenomeno è in itinere.
Va bene, le faccio l’ultima domanda. Quando ha visto Stefano a Modena, due anni fa, come mai v’eravate incontrati?
Ci siamo incontrati per caso, se non ricordo male, davanti alle Librerie Paoline. Ci siamo incontrati cordialmente… Quando lo vedi, digli che lo stimo e che ho un ricordo sempre positivo di lui.
Va bene, e lei convinca Serena a fare l’intervista, visto che non mangio!
Glielo dirò… Salutami Stefano.