Un Cristo c’e’

L’ho incontrato l’altra mattina mentre da Le Grazie tornavo verso casa. Io in macchina, lui sulla strada alla fermata dell’autobus poco dopo la discesa per il Fezzano e prima della curva a gomito.

Mi fa un segno con il pollice come se dopo la curva ci fosse qualcosa di cui stare attenti. Io penso ai carabinieri che in questi giorni sono intenti a fare terribili controlli. Rallento e vedendo che il suo gesto non si arresta, lo guardo ancora e capisco che vuole un passaggio. Mi fermo e lo faccio salire.

E’ un uomo sulla sessantina, non alto, dalla carnagione rossiccia e i capelli bianchi. Riparto in fretta per via del traffico e lui seduto senza la cintura fa suonare l’allarme dell’airbag. Sto per avvertirlo ma lui mi anticipa dicendomi con sicurezza: “Un Cristo c’è”. 

Mentre l’allarme continua la sua musica fastidiosa, mi spiega: “Da quando ho caricato quei due turisti 37 anni fa durante il mio viaggio di matrimonio, si ricorda di me quando ho bisogno di un passaggio”.

Inizia così la storia di vita di un uomo di Biassa partito dal suo paese di poche case aggrappate sopra il Golfo e tornato pochi giorni fa per trovare un amico, oggi affetto da Alzheimer.

“Tutto cominciò dopo aver conosciuto mia moglie sulla Cristoforo Colombo”. Lei era americana così il matrimonio viene celebrato a New York. I parenti e gli amici della sposa per l’usanza locale regalano loro i soldi da spendere nel viaggio di nozze. Sono talmente tanti che non riusciranno a finirli nonostante il viaggio si prolunghi da La Spezia prima alla Francia, poi alla Germania e infine alla Spagna. 

Ma poco dopo la partenza nell’allora statale che collegava Genova alla nostra città, s’imbattono in due ragazzi che fanno l’autostop e sono accaldati, stanchi, con lo zaino in spalla e pochi soldi in tasca. Sono australiani. Li caricano e finiranno per portarseli dietro per tutto il viaggio. Un mese di fila. Ogni sera arrivati in un nuovo posto prima di scegliere il proprio albergo, andranno a cercare un posto economico per loro.

Li lasceranno un pò prima delle colonne d’Ercole in fondo alla Spagna. “Ma tra un mese a Settembre la ragazza, oggi una donna sposata” – non con il compagno di viaggio di allora – “mi torna a trovare” dopo trentasette anni appunto. Sono rimasti in contatto ovviamente in questi anni. Lui ora vive a Parigi e lì la ospiterà insieme alla figlia, oggi ragazza madre. 

Sono passati dieci minuti. Il tempo per raggiungere Piazza del mercato dove l’uomo mi chiede di farlo scendere. Mi ringrazia e ringrazia il Gesù che penzola sotto il mio specchietto retrovisore ed io penso che ho percorso questa strada migliaia di volte e migliaia di volte ho visto gli stessi muri scrostati delle case, gli stessi marciapiedi sporchi, il traffico rallentato dei semfori, i motorni che ti superano a destra e ho sempre provato noia e fastidio.

Stamani invece ho visto un viaggio bellissimo in giro per il mondo, fatto di crociere, alberghi lussuosi, giovani felici. Un viaggio fatto di accoglienza e amore, dieci minuti di sogno. Un piccolo uomo è bastato per trasformarlo. Un piccolo uomo pieno di fede.