L’ultima messa

Ero contento ieri mattina perché con mia moglie dopo tanto tempo tornavamo in Duomo, per la messa di mezzogiorno. A Modena avevamo tante volte ascoltato insieme Don Giacomo commuovere la platea con le sue parole accorate, i suoi inviti alla conversione vera. Ogni volta una frase diretta al tuo cuore sembrava aspettarti. E più di una volta le lacrime mi erano scivolate sui bordi degli occhi anche nelle giornate più fredde. Un’indicazione per la mia vita e per la Spei proveniva, grazie a lui, direttamente dal Vangelo. Perché solo chi vive il Vangelo può dare vita alle parole di Gesu’. Cosi è stato per me sentire Don Giacomo parlare.

E ieri lo abbiamo sentito ancora raccontare di Giovanni Battista, l’ultimo del suo tempo, scelto da Dio per annunciare agli uomini l’arrivo  di Gesù, non Caifa o Erode, i potenti della terra, mica la chiesa imperante, dei farisei e dei sapienti. Ma un uomo che viveva nel deserto coperto di pelli e mangiava locuste, che seguiva un progetto misterioso e solitario e la cui testimonianza era un tutt’uno con  la sua parola, una parola che non arretrava di fronte a niente, a nessuno. Fino – aggiungo io – ad offrire la sua testa alla testimonianza. Giovanni sI era abbandonato alla Sua volontà, non quella di apparire in morbide vesti, ma di ricordare che il momento dell’incontro con la verità era vicino, come lo è adesso per ciascuno di noi, singolarmente. Non dobbiamo avere paura ma anzi spianare la strada a Lui che viene, perché se da soli abbiamo fallito, con Lui faremo grandi cose.

Aveva da poco finito la messa, Don Giacomo, quando si è fermato prima della benedizione e ha pronunciato qualche parola con quel tono di voce che si usa per dire le cose in famiglia. Con un po’ di emozione,  ha svelato che ci avrebbe portato tutti con sé, ma ora doveva andare a Roma, era stato chiamato in Vaticano. Era l’ultima messa domenicale. È seguito un applauso di affetto, caldo, del cuore. E un singhiozzo per lui, che ha dovuto riprendere il filo.

Il suo momento è venuto. Francesco raccoglie vicino a sé la fede più forte. Ne ha bisogno, perché la battaglia è entrata nella sua fase decisiva:  Isis, pedofilia, Vatileaks. Se vogliamo che la Madre di Dio dai confini del mondo non pianga più per i suoi figli dispersi, i sacerdoti umiliati e traditi e quelli che tradiscono, abbiamo bisogno di anime forti, capaci come Giovanni, di vivere il Vangelo fino in fondo. Disposti a sacrificare la propria volontà a quella di Gesù, per portare la sua parola d’amore a chi preferisce imbracciare le armi.