Dovunque siamo, siamo presso Dio

Io non lo potevo e non lo volevo, Dio l’ha voluto – diceva.

Caterina nacque il 26 maggio 1820 a Dernbach, un villaggio dell’Assia (Germania), in una numerosa famiglia contadina: erano in otto tra fratelli e sorelle. Poté frequentare poco la scuola, amò però molto la lettura, soprattutto della Bibbia e dell’Imitazione di Cristo.  

Forte ed estroversa, Caterina passo’ l’adolescenza lavorando nei campi. Tra i lavori umili che dovette fare ci fu persino quello di spaccare pietre per la costruzione di strade.

Proprio durante questo impiego ebbe una chiara visione dello stuolo di suore che avrebbero costituito la sua famiglia religiosa.

Tra i suoi pensieri annotò: “Quando mi recavo sola al lavoro sentivo in me la presenza di Dio. Sentivo la voce dello Spirito Santo che mi parlava, e percepivo la presenza del mio Angelo Custode. Tutto questo mi rendeva felice e cantavo di gioia, lavoravo con più lena e facevo per due“.

Era instancabile nel falciare il fieno, nel battere il grano o nel raccogliere la legna nel bosco. Dal cuore generoso, nonostante le grandi ristrettezze familiari, aveva sempre qualche cosa da donare ai più poveri di lei. Il suo buon umore era contagioso.

Si recava spesso al santuario mariano di Heilborn, portando con sé alcuni bambini. Il sacerdote del suo paese le permise di accostarsi spesso alla comunione, cosa a quei tempi eccezionale. 

Quando aveva 22 anni morirono il fratello e il padre, ne seguì’ un aggravamento dei problemi economici: dovettero vendere la casa. Caterina e la mamma andarono in affitto e per mantenersi svolgevano lavori di tessitura.

La giovane sentiva ormai chiara la chiamata a consacrarsi al Signore ma, fin da principio, non volle entrare in una congregazione preesistente.

Solo dopo la morte della madre, più che mai decisa anche senza nessun mezzo materiale, ma aiutata dai suoi parrocchiani, convinse il vescovo di Limburgo ad aprire una “piccola casa”, in cui radunare alcune novizie: nel 1845, con le prime compagne, istituì l’Associazione di Carità e il giorno dell’Assunta del 1848 poté aprire la Casa in cui furono subito accolti i poveri del paese. Confluirono nuove vocazioni e, con l’aiuto dell’autorità ecclesiastica, predispose le prime regole.

Pensando a Maria, l’ancella del Signore, Caterina volle che le suore si chiamassero “povere ancelle di Gesù Cristo”. Esattamente tre anni dopo, sempre il giorno dell’Assunta, fecero la vestizione. Le consacrate erano numerose e la cerimonia fu fatta all’aperto, Caterina prese il nome di Madre Maria. Affermò: “Ora mi sento capace di tutto; non indietreggerò dinanzi a niente“. 

La congregazione si diffuse rapidamente. Madre Maria accettava le suore senza dote e senza cultura, indispensabile era che fossero umili e avessero una ferma volontà. Diceva: “La più grande disgrazia per noi sarebbe quella di avere nella nostra Casa una suora senza vocazione“.

Capace di penetrare i cuori delle aspiranti, mantenne, fino agli ultimi anni di vita, il compito di esaminare le postulanti, dedicando alla loro formazione tutto il tempo che poteva. Diceva loro: “Tutto si deve fare per Dio, con Dio e in modo che Dio agisca attraverso noi. Dovunque siamo, siamo presso Dio“.

Insisteva sull’importanza di coniugare la vita interiore e l’apostolato e, lungi dal ricoprire il ruolo della superiora autoritaria, continuò, come una robusta contadina, a falciare il fieno, a sbucciare le patate, a portare il mangime agli animali, a lavare la biancheria. Non disdegnava, se necessario, di fare la questua.

Le Povere Ancelle amavano la fondatrice anche perché in ogni occupazione era una di loro.

Quando Madre Maria Caterina visitava le case, sempre più numerose, per conoscere di persona problemi e difficoltà, arrivava inaspettata, per non ricevere onori, spostandosi a piedi o nelle classi economiche dei treni.

Grazie ad una eccezionale memoria conosceva personalmente tutte le sue suore, sapendo quindi dare buoni consigli a tutte. Dal suo sguardo si vedeva che “il buon Dio era sempre con lei“. 

Ogni casa era composta generalmente da quattro suore, due infermiere, una per l’asilo e una per gli anziani. Lo sviluppo della congregazione fu prodigioso. Nel 1854 si aprì la prima scuola, la cui necessità era ormai estrema. Nel 1859 la congregazione varcò i confini tedeschi per giungere in Olanda.

La beata, senza avere mai il denaro sufficiente, affrontava spese considerevoli per costruire nuove case. Un giorno, un esponente del governo le disse: “Beate voi! Non avete denaro e fate la carità“.

Caterina Kasper, colpita da infarto il 27 gennaio 1898, morì il 2 febbraio, all’alba della festa della Presentazione di Gesù al Tempio, assistita dalle sue figlie.

Il corpo, nel 1950, venne traslato nella cappella di casa madre. Una delle suore presenti, Suor Othilde, quasi cieca e da anni sulla sedia a rotelle, si sentì chiamare dalla Madre Fondatrice. Alzatasi in piedi, era perfettamente guarita. 

Papa Paolo VI beatificò Caterina il 16 aprile 1978, definendola donna “tutta fede e fortezza d’animo”: senza alcun mezzo e senza cultura era riuscita a dar vita a una grande opera di promozione sociale, confermando la profonda verità di San Paolo: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti”.

 

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Pio IX concesse alle Povere Ancelle di Gesù Cristo il Decreto di Lode il 9 marzo 1860. Nel 1868 raggiunsero gli Stati Uniti: venne loro affidato un orfanotrofio a Chicago, poi l’ospedale di S. Giuseppe, il centro da cui la congregazione si sviluppo in terra americana. Le suore vennero richieste a Londra, per aiutare gli immigrati tedeschi, e anche qui furono aperti asili e scuole. La Santa Sede approvò le costituzioni nel 1890: nelle mani della Beata avevano professato circa quattrocento suore. Oggi la congregazione è presente anche in India, Brasile e Messico.