A Clara da ragazza piaceva fare il portiere di calcio. E le piaceva così tanto che incontrando un giorno Natuzza Evolo in una chiesa della Calabria, le disse che preferiva giocare per strada piuttosto che passare del tempo con lei vicino a Gesù.
Così iniziò la carriera che la rese famosa: la serie A e la Nazionale. Ma anche un matrimonio passato in tourneè, lontano da casa, poi fallito e infine un periodo di vuoto e dolore alla ricerca di sè.
Ma oggi a cinquant’anni Clara ti balza incontro come in una delle sue uscite spettacolari. Forte e decisa, sfida il mondo come tuffandosi dove il pericolo è maggiore. Ed è il prossimo ad essere in pericolo e bisogna soccorrerlo.
Senza figli ma piena di ragazzi da accudire, Clara viene da me una sera accompagnando una ragazza croata. Vuole sapere cos’è la Spei. Che sia una nuova squadra alla ricerca di un portiere? Perchè lei oggi potrebbe dare una mano, ha fatto esperienza con la sua associazione “Cuore”, ha capito come si fa insomma il mestiere che Gesù un giorno le ha detto : “Non temere, Clara, vieni e sarai allenatore di uomini”.
Eh sì, perchè in questo mondo senza fede gli uomini sono da prendere da piccoli prima che sia troppo tardi : già a 14 anni cominciano a perdersi! E così mi snocciola un rosario di storie di perdizione e di recupero, giovani che hanno cercato di dare un senso alla vita con alcol, droghe e sedute sataniche, senza sapere che la felicità era solo un pò più in là, a portata di mano. Un viaggio a Medjugorje, l’incontro con Maria la mamma di Gesù e tante cose vengono alla luce. Non solo per i ragazzi.
Oggi Clara ha capito che Natuzza quel giorno, in quella chiesa lontana, ha cercato di fare con lei quello che lei oggi fa con i ragazzi di strada, di evitarle cioè tante sofferenze. Perchè aveva visto nei suoi occhi un cuore grande che stava per essere ferito. Ma per fare grande un cuore, Natuzza, bisogna lasciarlo soffrire e per quanto siamo madri premurose non potremo evitarlo mai. Maria, la Mamma, anche lei lo ha scoperto.