Un inviato speciale a Medjugorje

Il giorno della commemorazione dell’apparizione di Lourdes Papa Francesco istituisce un inviato speciale della Santa sede a Medjugorje. Si tratta di un polacco, l’arcivescovo Henryk Hoser, il 74enne vescovo di Varsavia-Praga.

«Ho sempre servito la Chiesa, e così anche questa volta ho accettato la non facile missione a Medjugorje», dice il presule secondo quanto riporta l’agenzia Sir.

La missione,  «ha lo scopo di acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale di quella realtà e, soprattutto, delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio e, in base ad esse, suggerire eventuali iniziative pastorali per il futuro». Si tratta di un incarico che «avrà, pertanto, un carattere esclusivamente pastorale».

E’ chiaro che il problema Medjugorje è tutt’altro che risolto per Papa Francesco.  Anzi va approfondito. Il Papa che in diverse occasioni aveva asserito che la Madonna “non è un postino che manda messagi tutti i giorni”, è tornato a riconsiderare con maggiore riflessione ciò che sta accadendo in Bosnia-Erzegovia dal 1981, probabilmente per le continue e affidabili conversioni di persone che tornano da quel luogo dopo un pellegrinaggio anche occasionale.

Ci sono cose che non tornano a Medjugorje: il fiorire di bancarelle, di alberghi, speculazioni, viaggi offerti un pò dovunque come gite  per vedere cose starordinarie e attirare i creduloni. Ma ci sono anche eventi che nessuno riesce a spiegare come il pulsare del sole fenomeno conosciuto a Fatima nel 1917 e filmato a Medjugorje più di una volta e poi la conversione, cioè il cambio delle abitudini di vita di persone lontane dalla fede al ritorno a casa propria.

Una cosa che ormai non avviene quasi più in nessuna parrochia d’Italia, avviene invece – e quasi con facilità- a 12 ore di viaggio in una semi-sconosciuta e impervia località dell’ex Jogoslavia per molte persone e di tutte le parti del mondo. Pesa cioè sulla pastorali dei vescovi del Vaticano quella frase del Vangelo dove Gesù dice che l’albero va valutato dai frutti: “l’abero buono produce buoni frutti”.

E Papa Francesco sa bene che c’è del marcio da togliere dove i frutti non vengono più o vengono striminziati. Un lavoro che lo ha messo a dura prova e che forse oggi prende spunto anche da quello che la Madonna direbbe da laggiù in questi tempi di crisi spirituale e che lui stesso ripete ai suoi vescovi per invertire la rotta: “E’ l’apertura del cuore che produce miracoli”.

“Io desidero che ognuno di voi si decida a cambiare la sua vita e che ognuno di voi lavori di più nella chiesa, non con le parole o con il pensiero, ma con l’esempio. Che la vostra vita sia una gioiosa testimonianza di Gesù. Non potete dire che siete convertiti, perché la vostra vita deve diventare conversione quotidiana. Per comprendere che cosa dovete fare, figlioli, pregate e Dio vi darà a capire cosa occorre concretamente che facciate e dove avete bisogno di cambiare.” – da un messaggio del 25 febbraio 1993.