Anche noi possiamo fare miracoli

La vera spiritualità ha il senso pratico! Padre Pio ce l’aveva talmente tanto che era capace di dare consigli concretissimi per le più disparate situazioni.

E siccome la paura e le preoccupazioni su come pagare tutti i lavori dell’ospedale, non saranno certamente mancate, Padre Pio ha sempre tenuto presente questi consigli di Gesù, per non disperarsi mai: “Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt 6).

Ogni volta arrivavano aiuti al momento giusto e con la cifra esatta. Ci sono aneddoti pazzeschi su quest’ospedale che padre Pio non esitava a chiamare “miracolo”. Ma più si conoscono questi episodi e più risulta chiaro che in padre Pio non c’era l’attesa dell’evento straordinario, ma una docilità all’azione dello Spirito. La provvidenza non è un concetto «passivo» (aspetto che qualcuno mi aiuti), ma un continuo andare a cercare Dio. Casa sollievo è il frutto di questo lento, sofferto, ma totale arrendersi alla grazia.

Nel 1947 Padre Pio insiste che si inizino i lavori. Finalmente nel mese di maggio don Peppino decide di cominciare a fare una strada (perché – racconta – solo quella sapevo fare). Si inizia così, senza un progetto; probabilmente perché Padre Pio vedeva intorno a sé tanta povertà e sentiva l’urgenza di cominciare i lavori per distribuire un po’ di denaro a quella povera gente.

Però in tutto questo c’era qualcosa di provvidenziale. La visita di Barbara Ward a Padre Pio, diventa l’occasione per fare intervenire l’UNRRA e dare il primo sostanziale contributo all’Opera. Sarà un segno. Quei pionieri cominciarono a credere e a pensare secondo la mentalità di Padre Pio.

Il verbale della riunione organizzativa del settore sanitario, avvenuta a Roma nel maggio del 1955, testimonia non solo l’accuratezza dell’impegno, ma la fede di quei grandi luminari che sapevano di poter contare sulla Provvidenza di Dio.

L’Ospedale diventa soprattutto questo: raccontare l’opera di Dio. Oggi l’ospedale è triplicato. I servizi sono di alto valore tecnologico. Casa Sollievo è tra le Cliniche private che ha maggiore afflusso di degenti che vengono da fuori regione. I Gruppi di Preghiera di Padre Pio vengono coinvolti in questo grande progetto. L’impegno generale è continuare il miracolo.

Anche noi possiamo fare miracoli! Siamo tutti nati per poterli fare, affidandoci al Signore dell’Universo. Ognuno è chiamato a fare miracoli diversi, perché diversi sono i compiti che Dio ci ha affidato. Fossimo anche malati paralizzati in un letto; lì noi avremmo il potere di fare miracoli. Con Dio tutto è possibile! 

Fabriano, 22 Settembre 2014 (Zenit.org) Maria Cristina Corvo – Dio ha il senso pratico! Ovunque sia passato qualche santo, lì è nato qualcosa per aiutare la vita concreta degli uomini. Pensiamo a padre Pio

Il cardinale József Mindszenty, arcivescovo di Esztergom, primate e reggente d’Ungheria, venne incarcerato dalle autorità comuniste nel dicembre 1948 e l’anno seguente fu condannato all’ergastolo.

Venne falsamente accusato di cospirare contro il Governo socialista. Trascorse otto anni in carcere e agli arresti domiciliari prima di essere liberato durante la rivolta popolare del 1956, quando si rifugiò nella delegazione commerciale degli Stati Uniti a Budapest, dove rimase fino al 1973, anno in cui Paolo VI impose la sua uscita e la rinuncia all’arcidiocesi.

In quegli anni di prigione si sarebbe verificata la bilocazione che portò padre Pio fino alla cella del porporato. Battisti descrive come segue la scena miracolosa:

“Il cappuccino stigmatizzato, mentre è a San Giovanni Rotondo, si reca da lui per portargli il pane e il vino, destinati a diventare corpo e sangue di Cristo”. “Simbolico è il numero di matricola sul pigiama del detenuto: il 1956 è l’anno della liberazione del porporato”. “Come è noto”, ha raccontato Battisti, “il cardinale Mindszenty fu arrestato e messo in carcere e guardato a vista. Col passare del tempo si faceva vivissimo il desiderio di poter celebrare la Santa Messa”.

“Una mattina gli si presenta padre Pio con tutto l’occorrente. Il cardinale celebra la sua Santa Messa e padre Pio gliela serve: poi parlarono e alla fine padre Pio scompare con quanto aveva portato”. “Un sacerdote venuto da Budapest, incontrandomi, mi confidò riservatamente il fatto, pregandomi se potevo avere una conferma dal padre. Gli risposi che se avessi chiesto una cosa del genere padre Pio mi avrebbe cacciato a male parole”.

Una notte del marzo 1965, al termine di una conversazione, Battisti chiese al cappuccino stimmatizzato: “Padre, il cardinale Mindszenty ha riconosciuto Padre Pio?”

Dopo una prima reazione contrariata, il santo rispose: “Ci siamo visti e ci siamo parlati, vuoi che non mi abbia riconosciuto?”, confermando così la bilocazione in carcere avvenuta anni prima. “Poi”, ha aggiunto Battisti, “si fece mesto e soggiunse: ‘Il diavolo è brutto, ma lo avevano ridotto più brutto del diavolo!’”, riferendosi ai maltrattamenti che subiva.

Ciò dimostra che padre Pio lo aveva soccorso fin dall’inizio del suo arresto, perché non si può concepire, parlando umanamente, come il cardinale abbia potuto resistere a tutta la sofferenza alla quale è stato sottoposto e che descrive nelle sue memorie. Padre Pio ha poi concluso: “Ricordati di pregare per questo grande confessore della fede, che ha tanto sofferto per la Chiesa”.

Tratto da Aleteia -23-09-2014 Un altro miracolo di padre Pio: assistette il cardinal Midszenty in carcere – Nuova testimonianza sul dono della bilocazione che il santo aveva ricevuto