Andrej Rublëv

 

Andrej Rublev è un film del 1966 scritto e diretto da Andrej Tarkovskij, presentato fuori concorso al Festival di Cannes 1969.

Il film rilegge la storia delle Russia del Quattrocento attraverso le gesta del pittore di icone Andrej Rublev. Il film è una parabola sul senso dell’arte che vince sulla politica sanguinaria degli uomini. Non piacque alle autorità sovietiche che, vedendo in quella Russia descritta dal film una metafora di quella contemporanea, ne ritardarono l’uscita per 6 anni.

Andrej Rublev è composto di otto capitoli, un prologo e un epilogo. E’ ambientato nella Russia del XV secolo, periodo caratterizzato dalle lotte tra principi rivali e dalle invasoni dei Tartari.

Il prologo del film non ha a che fare con la storia di Andrej Rublev. Mostra la preparazione di una sorta di mongolfiera con la quale poi un personaggio di nome Yefim (Nikolay Glazkov) vola estasiato dal tetto di una chiesa sulle terre circostanti, fino a che si schianta a terra.

Il buffone, 1400: Andrej (Anatolij Solonicyn), Daniil (Nikolaj Grin’ko) e Kirill (Ivan Lapikov) sono tre monaci che stanno intraprendendo un viaggio. Hanno appena lasciato il monastero dove hanno vissuto per molti anni. Sorpresi da una forte pioggia, si rifugiano in un fienile, dove la gente viene intrattenuta da uno Skomorokh, un buffone (Roland Bykov); questi si esibisce prendendosi gioco dei Boiardi. Più tardi, dopo che la pioggia è cessata, arriva un gruppo di soldati che lo arresta con violenza.

Teofane il Greco, 1405: I tre monaci si trovano al monastero di Andronikov. Andrej Rublev è diventato abbastanza famoso come pittore di icone. In un luogo non precisato, Kirill incontra l’importante pittore Teofane il Greco (Nikolaj Sergeev) e questi gli chiede di andare con lui a Mosca per decorare insieme la Cattedrale dell’Annunciazione. Kirill accetta solo a condizione che Teofane lo mandi a chiamare al monastero di Andronikov, di fronte a tutti i monaci e ad Andrej Rublev. Poco tempo dopo arriva l’invito ma è rivolto allo stesso Rublev e non a Kirill. Andrej chiede a Daniil di accompagnarlo ma questi si rifiuta. Kirill, pieno d’ira e di gelosia, abbandona il monastero e la vita religiosa con una gran scenata.

La passione secondo Andrej, 1406: Andrej è tormentato e discute con Teofane di questioni religiose. Teofane ha una visone negativa della gente, ignorante e capace solo di peccare; Andrej invece ha fiducia nelle persone ed è consapevole delle sofferenze che provano e del fatto che la fede è la loro unica speranza. Poi espone una sua interpretazione della passione di Cristo, accompagnata delle immagini della crocifissione con protagonisti gente comune del popolo russo.

La festa, 1408: Una sera Andrej scopre un folto gruppo di persone nude che celebrano una festività pagana; la festa è molto sensuale e misteriosa e Andrej ne è attratto. Viene catturato da alcuni pagani che lo legano imitando la crocifissione e minacciano di annegarlo il mattino seguente. Andrej rimane solo con una donna (Nelly Snegina) che, dopo averlo baciato, lo libera. La mattina seguente, mentre Andrej se ne sta andando in barca vede sulla spiaggia un gruppo di soldati che sta inseguendo la donna; essa sfugge attraversando il fiume a nuoto, passando di fianco ad Andrej, che la ignora.

Il giudizio universale, 1408: Andrej e Daniil lavorano alla decorazione di una chiesa a Vladimir, dove devono dipingere il giudizio universale, ma i lavori non procedono perché Andrej non vuole dipingere per terrorizzare la gente. In un flashback Andrej ricorda quando il Granduca, per il quale lavorano, fece accecare un gruppo di artigiani che non lo avevano soddisfatto. Alla fine del flashback Durochka, una vagabonda muta e matta (una “stolta in Cristo”), entra nella chiesa.

La scorreria, 1408: Mentre il Granduca è via, suo fratello attacca Vladimir insieme a un gruppo di Tartari. L’invasione è estremamente violenta e spietata. Per salvare Durochka dalla violenza di un soldato, Andrej uccide il suo aggressore. Alla fine della scorreria ad Andrej, sconvolto dagli eventi, appare Teofane il Greco, già morto, dialoga con lui e gli confida che non vuole più dipingere e di voler fare voto di silenzio.

Il silenzio, 1412: Andrej è di nuovo al monastero di Andronikov. Da anni non parla e tiene con sé Durochka. Un giorno i tartari si fermano al monastero e uno di loro chiede a Durochka di diventare la sua ottava moglie; Andrej tenta di trattenerla ma ella preferisce andarsene con i tartari. Kirill torna al monastero e chiede di essere riaccettato. Il padre superiore acconsente a patto che egli ricopi le sacre scritture per quindici volte.

La campana, 1423: Un Duca vuol far realizzare una grande campana, ma tutti i fonditori di campane sono morti per via della peste. Boriska (Nikolaj Burljaev), il figlio di uno di questi, convince gli uomini del duca di essere a conoscenza del segreto della fusione delle campane, confidatogli dal padre prima della morte. Il compito viene affidato al ragazzo, che dirige i lavori con severità e determinazione. Alla preparazione della campana assiste anche Andrej Rublev. Il buffone che anni fa era stato arrestato riconosce Andrej e minaccia di ucciderlo perché pensa che sia stato lui a denunciarlo in quell’occasione. Kirill riesce a calmare il buffone, e poi confida ad Andrej di essere stato lui anni prima a denunciare il buffone e lo rimprovera di non usare il talento che Dio gli ha dato, nonostante molti gli chiedano di dipingere. Il giorno dell’inaugurazione della campana Boriska è estremamente teso e inquieto. È presente tutta la popolazione e molti nobili e la campana suona perfettamente. Quando tutti se ne sono andati Boriska piange disperato. Andrej gli si avvicina e, rompendo il voto di silenzio, gli chiede perché piange; il ragazzo allora gli rivela che suo padre non gli ha mai voluto rivelare il segreto per la costruzione delle campane. Egli è riuscito nell’impresa solo grazie alla sua determinazione e alle sue capacità. Andrej allora gli propone di partire insieme: “Tu fonderai campane, io dipingerò icone”

Epilogo: gli ultimi minuti del film sono a colori e mostrano le icone dipinte dal vero Andrej Rublev. Il film si conclude con un’ultima immagine in bianco e nero: quattro cavalli sotto la pioggia in riva a un fiume.