Il film “Bella”, del regista Alejandro Gomez Monteverde, racconta la storia di Josè, un promettente giocatore di calcio messicano, che nel recarsi a firmare il contratto con il Real Madrid investe uccidendola una bambina di pochi anni.
Il dramma cambia la vita di Josè, non solo perché va in prigione, smette di giocare a calcio e si ritira a fare il cuoco nel ristorante del suo fratello adottivo, ma soprattutto perché il giovane decide di dedicare la sua vita ad aiutare gli altri.
L’occasione è la vicenda di Nina, una giovane ragazza che viene licenziata dal fratellastro perché assente ingiustificata.
La ragazza, che non andava al lavoro perché incinta, è spaventata, impaurita, all’inizio di un percorso che la porterebbe alla disperazione. Josè la segue, le manifesta la sua solidarietà, l’accompagna, le parla, le presenta la sua famiglia e le spiega il motivo della sua tristezza.
Nina parla con Josè della sua intenzione di mettere fine alla gravidanza, perché non si sente in grado di portarla avanti, sola, senza lavoro, senza il sostegno neanche di sua madre che non si è mai ripresa dopo la morte del marito avvenuta quando Nina aveva solo 12 anni.
Josè non condivide la scelta dell’interruzione di gravidanza, ma non replica direttamente; trova un lavoro per Nina, la porta a cena dalla sua famiglia, e soprattutto le fa sentire tutto il caloroso sostegno umano.
Il film riflette in maniera vera e profonda i drammi che colpiscono l’animo umano, ma il racconto è lieve, i dialoghi intensi, i rapporti tra le persone caratterizzati da una profonda umanità.
I personaggi mostrano ferite profonde, ma si respira una grande fiducia nella capacità amorevole e solidale di poter costruire percorsi di bene.
Nel film le parole aborto, Dio, solidarietà umanità, difesa della vita e della famiglia non vengono mai pronunciate, ma le immagini, i silenzi, le varie vicende, i diversi personaggi concorrono insieme a comporre una commovente poesia d’amore.
Nessuno tra coloro che hanno visto il film è riuscito a non versare qualche lacrima di commozione.
STRASBURGO, giovedì, 23 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Una storia semplice di grandissima umanità. La vittoria dell’amore fraterno che supera le paure umane più diffuse. Un film in cui la bellezza e il sorriso di una bambina che non doveva nascere spinge i due protagonisti a superare i drammi della loro vita e costruire con amore e coraggio il futuro.