Santa Ildegarda fu una monaca ma anche molto di più: musicista e poetessa, guaritrice e naturalista, filosofa e consigliera politica, tanto che, protetta dall’imperatore Federico Barbarossa non ebbe problemi a mandargli lettere di fuoco quando questi comminciò ad intromettersi nelle cariche ecclesiastiche e arrivò ad eleggere due antipapi per contrastare il pontefice Alessandro III. Lettere delle quali il Barbarossa non si vendicò mai tanta era l’autorità e l’autorevolezza di Ildegarda, definita la “Sibilla del Reno, “la Vocedi Dio”.
Sì, perchè la Santa, sin dalla sua infanzia aveva visioni nelle quali il Signore le parlava immerso in una grande luce.
Lei si definiva umilmente “una piuma abbandonata al vento della fiducia di Dio”.
Ildegarda nacque a Bermersheim vor der Hohe ultima di dieci fratelli dai nobili Ildeberto e Matilde Vendersheim che si resero immediatamente conto che questa figlia cagionevole di salute godeva di uno speciale dono divino, la bambina avrebbe avuto visioni da tenerissima età dopo le quali seguivano spesso periodi febbricitanti dai quali guariva poi altrettanto sorprendentemente.
Per questa ragione i genitori decisero di metterla sotto l’egida della giovane aristocratica Jutta di Sponheim all’interno del convento di Disibodenberg dove poi prese i voti dalle mani di Ottone di Bamberga tra il 1112 e il 1115.
Solamente vent’anni dopo cominciò a trascrivere le sue visioni che definiva ‘dell’anima’ dopo aver chiesto consiglio a Bernardo di Chiaravalle che la rassicurò circa la sua decisione di rendere pubblico questo dono.
Nel 1150 fonda, poco lontano dal suo monastero, sempre sulla riva del Reno, nell’esatto punto che le era stato indicato in una visione, il monastero di Rupertsberg, restaurando la vecchia abbazia di San Ruperto andata in rovina, dove riunì giovani di nobili famiglie.
Cosa molto inusuale per l’epoca e sempre con il permesso della Chiesa, uscì spesso dal suo monastero per predicare nelle cattedrali del circondario: Colonia, Liegi, Magonza, Metz, Werden e Treviri. Ed è proprio in questa città che nel 1147 il Papa Eugenio III mentre presiedeva un sinodo, lesse un testo di Ildegarda dopo aver dato l’approvazione ai suoi scritti.
Una vita spesa anche a lottare contro l’eresia catara in maniera severa ma estremamente misericordiosa, arrivando nei suoi scritti anche a condannare qualunque atto di violenza che si potesse commettere anche da parte cattolica.
La splendida musica che scrive (e che viene tuttora cantata) è anche ispirata dalle sue visioni come pure lo Sci Vias (Conosci le vie) forse la sua opera di teologia più completa tra le tante che ha scritto.
Amatissima dalle sue figlie spirituali all’interno dei monasteri dove visse, attirava una moltitudine di fedeli che le riconoscevano anche speciali doti di guaritrice.ogni volta che si recava all’esterno a predicare.
Ildegarda muore nel suo monastero di Rupertsberg e viene immediatamente veneratata come santa, il suo processo di canonizzazione, iniziato dopo solo 50 anni dalla sua scomparsa, dura però otto secoli e termina solamente nel maggio scorso.
Il 7 ottobre scorso il Santo Padre ha dichiarato santa Ildegarda di Bingen “dottore della chiesa” dopo averla citata in due catechesi nel 2010 quale esempio di come il carisma di una donna possa incidere nella storia e nella vita del Cristianesimo.
Davanti alla Curia Romana il Papa ha nuovamente citato una visione della Santa con un parallelismo con la situazione attuale della Chiesa perché «il vero rinnovamento della comunità ecclesiale non si ottiene tanto con il cambiamento delle strutture, quanto con un sincero spirito di penitenza e un cammino operoso di conversione. Questo è un messaggio che non dovremmo mai dimenticare».
ROMA, sabato, 13 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Due libri “La guaritrice” e “La Sognatrice” della danese Anne Lise Marstrand-Jørgensen per descrivere una vita: quella di Ildedarda di Bingen, mistica renana vissuta fra il 1098 e il 1179 e dichiarata santa nel maggio scorso da Benedetto XVI.