DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO SICURAMENTE FUNZIONA

Elisabetta, libera professionista, è dal 2007 commercialista della Spei. Descrive la ditta come unanormalissima e tranquilla srl con dipendenti”. Il suo compito è quello di elaborare dati contabili e arrivare a stilare bilanci fiscali. Ci incontra nello studio di Stefano, dando qualche delucidazione sugli aspetti economici della Spei…

 

Come è diventata nostro fornitore?

Un giorno mi contattò l’ingegner Pesaresi, dicendomi che gli ero stata segnalata da una sua ex dipendente  [Alice Franchini], la quale conosceva un mio cliente.

 

In cosa consiste il suo lavoro?

Il mio lavoro è tipico del professionista commercialista: mi occupo dell’elaborazione dei dati contabili, della redazione del bilancio e della consulenza su quelle che sono le tematiche fiscali di un’azienda. Avere il commercialista è un obbligo di legge a cui bisogna attenersi: registro i costi e i guadagni della Spei. Sulla base delle registrazioni il risultato è quello che si chiama “bilancio”, sul quale poi si pagano le tasse eccetera eccetera.

 

È tutto in regola alla Spei? È tutto legale?

Tutto in regola e tutto legale [ride, ndr]. Ogni tanto l’Ingegnere mischia un po’ il personale con il professionale… Ma tutto nella norma.

 

Ad esempio?

Qualche spesa della sua famiglia…

 

Come fanno i politici! Alberghi, piscine…

Sì! [ride] Ogni tanto porta a cena anche voi dipendenti, mi pare…

 

Ma non paga mai… Per diventare fornitore della Spei, anche lei ha dovuto fare un colloquio con Pesaresi?

Come con tutti i consulenti bisogna instaurare un rapporto di fiducia, bisogna piacersi. Ci siamo incontrati, ho fatto la mia proposta economica, siamo andati d’accordo, e quindi…

 

Venne in ufficio a fare il colloquio?

Sì.

 

C’erano già tutte le madonnine in giro?

Qualcuna di più, qualcuna di meno… [sorride].

 

Sapeva già dell’aspetto spirituale della Spei?

Me ne parlò l’Ingegnere quel giorno [sorride].

 

Ci rimase male?

No!

 

Il modo di lavorare della Spei è sostenibile? Economicamente, funziona?

Evidentemente sì, c’è un utile di bilancio.

 

Il conto non è in rosso?

No [sorride].

 

Meno male… Dal 2007 ha mai fatto qualche riunione di preghiera con la Spei, oppure qualche evento di volontariato?

No, mai. Non ho assolutamente tempo: entro in ufficio alle nove di mattina e torno a casa alle nove di sera… È abbastanza.

 

Da commercialista, come giudica l’esperienza Spei?

Dal punto di vista economico sicuramente funziona… Dal punto di vista morale direi che sicuramente è un’impresa molto coraggiosa: l’Ingegnere ha fatto scelte controcorrente, non sempre economicamente giustificate… Forse qualche volta ha un po’ esagerato nell’entusiasmo, perché si è trovato ad avere un po’ troppo personale e non abbastanza lavoro, in alcuni anni. Per il resto direi che sta gestendo molto bene l’azienda.

 

Quello del personale è un problema che deve riguardarla?

Certo. Se avete troppi stipendi da pagare e non ci sono sufficienti entrate si rischia di chiudere in perdita.

 

È mai successo?

È successo, un anno siete andati “in rosso”.

 

Che anno era?

Il 2010, all’inizio della crisi.

 

Se la Spei fallisse, lei avrebbe responsabilità legali?

Certo, nel caso la ditta fallisse verrei interpellata come professionista, come quando un dottore sbaglia una diagnosi. Quindi, se ritengo che un mio cliente stia sbagliando in qualche cosa, sono tenuta a dirglielo, è un mio dovere professionale – è anche nel mio interesse che l’azienda viva.  

 

Ha mai rimproverato qualcosa a Pesaresi?

Gli ho dato alcuni consigli gestionali. L’anno del “rosso”, a fronte della quantità di lavoro disponile, non aveva senso raddoppiare un personale che si sarebbe fatto fatica a pagare: va bene fare del volontariato e delle opere buone, ma se su una barca da venti persone ne carico cinquanta, alla fine non salvo né le cinquanta né le venti. È forse meglio caricare la barca con venti persone, e non con cinquanta: è vero che in trenta affogano, ma a un certo punto bisogna scegliere.

 

Pesaresi come la pensava?

Voleva salvarne cinquanta… Ma purtroppo non potevamo farlo.

 

E come avete fatto?

Abbiamo scaricato un po’ la barca, tramite gli strumenti che si potevano usare, come la cassa integrazione – quando si poteva invocare. Altri, sentendo aria di tempesta, hanno abbandonato la barca di loro iniziativa.

 

Quando Pesaresi voleva salvare le “trenta persona in più”, disse che a loro avrebbe pensato la Madonna?

Sì, disse proprio così.

 

E lei lo mandò a quel paese?

No! Anch’io sono religiosa, sono credente, quindi sicuramente credo nella Provvidenza: però so anche che un pochino va aiutata… Quando il Diavolo invitò Gesù Cristo a buttarsi di sotto perché gli angeli sarebbero venuti a salvarLo, la risposta di Gesù fu: <<Non tentare il Signore Dio tuo…>>. I miracoli li chiedo, come li chiedono tutti, ma… “Aiutati che Dio t’aiuta!” [sorride], cerco di non fare il passo più lungo della gamba. Ammetto che l’Ingegnere ha molto coraggio, coraggio che io non ho… Si affida molto alla Madonna e a Dio, e questo sicuramente non è negativo. 

16/10/2014