Gentile signora Bossi Fedrigotti, ho letto con molto interesse la lettera intitolata «Bus 43 – un angelo al volante» del signor Bruno Bonsignore, pubblicata sul Corriere del 15 novembre, con il quale segnala di aver smarrito sull’autobus 43 le impegnative di alcuni farmaci importanti per la sua salute e che, grazie ad una signora (angelo) che li ha trovati, consegnati all’autista e avvisato telefonicamente l’interessato, è rientrato in possesso dei documenti rivolgendosi poi al bravo autista del bus per ringraziarlo tramite il giornale.
L’episodio mi ha fatto ricordare quanto mi è capitato lunedì 12 di questo mese, intorno alle otto e mezza della mattina. Mentre mi spostavo all’interno del Tribunale di Milano (al primo piano, nel grande corridoio dove ci sono stamperia e fotocopiatrice), il mio portafoglio si è sfilato senza accorgermene dalla tasca laterale della giacca a vento ed è caduto sul pavimento. Al suo interno vi erano trecento euro, la carta d’identità, la patente, il bancomat, la tessera sanitaria più altre tessere.
Dopo cinque, dieci minuti al massimo me ne sono accorto e ho rifatto all’indietro lo stesso percorso nella speranza di trovare il portafoglio, visto le poche persone presenti in Tribunale a quell’ora. Tutto ciò è risultato vano perché, a causa della mia invalidità ai piedi, prima di me era arrivata un’altra persona (demone) che si è impossessata definitivamente del mio portafoglio.
Lettera firmata apparsa sul Corriere.it – 22-11-2012