ERA POI QUELLO CHE CERCAVO

Xhuljo ha diciannove anni e viene dall’Albania. Perito elettrico, dopo il diploma non riusciva a trovare alcun impiego. Alket, suo cugino, l’ha portato alla Spei, dove ha fatto un mese di prova.

 

Quando e come sei arrivato alla Spei?

Più o meno tra settembre e ottobre dell’anno scorso… Sono stato lì un mese, massimo due. È stato [Alket], mio cugino, a dirmi di contattare Stefano: aveva appena trovato lavoro come autista in una ditta.

 

Cosa facevi alla Spei?

Sono stato in prova come disegnatore. Avevo già un minimo di esperienza con Autocad, ho fatto il Corni, ho la qualifica di elettricista. Sono uscito con 80, ero bravo a scuola.

 

Hai mai lavorato dopo il diploma?

Facevo qualche lavoretto come muratore, quello che trovavo. Cercavo qualunque cosa ma non trovavo niente, né per quello che avevo studiato, né in altri campi. Entravo in qualunque tipo di ditta col curriculum in mano, ma zero. Se ogni tanto lavoravo come muratore, era perché la ditta del padre di un mio amico mi chiamava… Nessuna ditta o agenzia che contattavo mi dava lavoro. E non ero l’unico in questa situazione, di tutti i ragazzi che erano con me a scuola solo in due hanno trovato come elettricisti… Per il resto niente. Comunque, un giorno Alket chiese a Stefano se poteva portare un ragazzo alla Spei, poi mi diede il numero e chiamai. Presi appuntamento, andai in ufficio e feci il colloquio. Stefano mi spiegò come sarebbe stato il mio “corso” di disegnatore.

 

Ti ha seguito qualcuno?

Sì, una ragazza che si chiama [Oana], mi ha aiutato lei.

 

Sei mai stato assunto?

No no, sono stato solo un mesetto… Poi io andavo solo due o tre volte alla settimana, quando non facevo lavoretti qua e là.

 

Cosa ti aspettavi dalla Spei?

Sinceramente sono andato lì per imparare a fare il disegnatore meccanico, imparare un mestiere, e trovare un lavoro, magari proprio alla Spei – il giorno che avessi imparato, se fossi stato bravo, perché no?

 

E com’è finita la tua esperienza lì?

Ho trovato impiego dove lavora Alket, mi hanno chiamato loro. Lui fa l’autista, io faccio il lattoniere. Non è l’elettricista ma lavoro… Meglio che niente.

 

Non cerchi altri lavori?

No, col tempo che c’è fuori è inutile.

 

Alle riunioni della Spei partecipavi?

No, mai.

 

Stefano non ti invitava?

No… Sinceramente non credo neanche che ce ne siano state in quel periodo.

 

Al colloquio non parlaste delle vostre vite spirituali?

Sì, ne parlammo. Diciamo che sono credente non praticante, ortodosso… In Albania la maggioranza è ortodossa o musulmana. Il primo giorno che ero alla Spei abbiamo fatto una preghiera, poi basta, di religione non ne abbiamo più parlato.

 

Lo vedevi Stefano in ufficio?

L’ho visto due volte…

 

E al telefono non ti chiamava?

No, c’erano sempre dei dipendenti in ufficio, se avevo bisogno di qualcosa mi rivolgevo a loro… Mi seguiva Oana, era brava e mi trovavo bene con lei.

 

Lei è molto credente. Non ne avete mai parlato?

Non lo sapevo…

 

Stefano è solito raccontare il motto della Spei, “Credere nel cambiamento”. Parla spesso dei cambiamenti fatti dai dipendenti… Tu ne hai fatti in quel periodo?

Sì, Stefano mi aveva raccontato qualche storia dei dipendenti al colloquio… Cambiamenti ne ho fatti: come dicevo, nell’anno e mezzo dopo il diploma non ho mai trovato lavoro. L’ho trovato nel mese e mezzo che ero alla Spei, già questo mi ha cambiato la vita da così a così: era poi quello che cercavo.

 

E quando hai trovato lavoro, hai chiamato Stefano?

Certo… Mi ha detto che era felice per me, e disse: <<Te l’avevo detto che qua avresti fatto un cambiamento!>>.

 

Dopo l’hai mai più sentito?

Un giorno ero nei paraggi degli uffici Spei e decisi di andare a trovare gli altri… Quando sono arrivato, Stefano stava scendendo. Parlammo un po’ di quello che stavo facendo, mi chiese come andava e come mi trovavo nel nuovo posto di lavoro…

Cambierai lavoro prima o poi?

Adesso mi trovo bene, ma spero di sì! [ride, ndr] La speranza c’è… 

14/10/2014