La Polonia è stata per secoli un territorio ferito e il suo popolo fatto oggetto di conquiste violente, i cui autori hanno spesso negato la propria responsabilità. Forse per paura, sicuramente per vergogna.
Eppure negli occhi di Ewa e della sua piccola Michelle c’era tanta dolcezza la mattina che sono venute a trovarmi. Eppure – dico – perchè anche lei come la Ewa del film “Katyn” ha visto nella vita quelle violenze che asciugano l’anima, quelle cioè che nascono da un tradimento, da un colpo alla nuca da parte di chi pensavi venuto a salvarti.
Era il 1940 quando i sovietici decisero di eliminare così 25000 polacchi nella foresta di Katyn usando i proiettili dei nazisti, in modo da poter negare in futuro la propria responsabilità e addossarla all’allora nemico numero uno.
Allo stesso modo Ewa ha avuto un padre che l’ha lasciata lasciò quando aveva due anni e una mamma senza una gamba per un incidente sul lavoro.
A 17 anni Ewa sposa il suo primo marito, ma il matrimonio durerà solo 1 anno, lasciandola piena di lividi e con una prima figlia.
Quattro anni dopo ne sposa un secondo, che finirà dopo poco in carcere. E allora Ewa decide di scappare. Ewa si rende conto che la sua terra non è più buona, è stata contaminata dal male. Lei non sa perchè, ma noi invece oggi sappiamo che durante il conflitto preannunciato a Fatima (“se il mondo non si convertirà..”) il terreno della Polonia è stato riempito di cadaveri innocenti, fosse comuni prive di lapidi, iniezioni di veleni che marciscono nel segreto ed emanano il proprio fetore per sempre.
Per Ewa la meta è l’Italia. Ad una festa di matrimonio conosce un gestore di albergo in Abruzzo. Grazie a lui farà le pulizie e un terzo figlio, ma non durerà nemmeno lì, per via delle botte e nel 2007 è a Viareggio dove un “Angelo” la introduce alla vita dei locali notturni, quindi all’alcool, alla cocaina e alla fine alla via del carcere.
Ewa è sola, completamente sola. Dei figli e dei mariti passati solo notizie lontane. In carcere conosce un sinto. Poco dopo lui esce, ma si continuano a scrivere delle lettere; e quando anche lei esce, lui la va a prendere e la accoglie nella sua roulotte.
Ewa si fida o forse è solo debole e disperata. Dopo poco è’ in cinta per quarta volta, ma le condizioni di vita sono così dure che finisce prima del tempo in ospedale e i servizi sociali la prelavano da quell’ennesima prigione.
Michelle vuole salire sulle mie gambe mentre scrivo queste poche righe, ha voglia di ridere, è graziosa e gentile, gentile come la mamma. Perchè anche se il male si è infilato di nascosto noi non dobbiamo perdere la speranza, ma lottare per cercare la verità. Provare riprovare. Rialzarci. Sorridere e pregare.
Così se rimaniamo figli-di-Dio che chiedono pietà, la verità di tutto quel male, delle violenze di uomini prepotenti mascherati di ideologie, spunterà di nuovo fuori dalla terra, lascerà nel profondo il marcio e verrà alla luce in tutta la sua bellezza, come Michelle.
Era il 13 Ottobre 1990 anniversario del miracolo del sole di Fatima, quando Michail Gorbaciov presentò al popolo polacco le scuse ufficiali del massacro di Katyn.