Diceva che era un bell’uomo e veniva
veniva dal mare
parlava un’altra lingua
pero’ sapeva amare
..
Lucio, tu come lo definiresti l’amore?
È un processo di assoluta ricreazione, un sentimento ingestibile, incontenibile. L’amore e la vita sono due cose combinate insieme.
E la vita cos’è?
È una cosa straordinaria. Qualsiasi sistema di vita. E’ l’elemento dove il mistero, la trascendenza, c’entra di più.
Parli come un credente. Ma da quando Lucio Dalla crede in Dio?
Guarda, non è tanto dalla ragione che nasce la fede. Il meccanismo del credere è dentro di noi, nasce assieme a noi. È una rigenerazione, credere.
Io sono credente e credulone. Sono disposto a credere. Anzi, faccio fatica a capire quelli che non credono.
Io credo che la morte sia solo la fine del primo tempo.
E hai sempre pensato queste cose?
Ci ho sempre creduto. È stato uno sviluppo continuo, ed è sempre rimasto intatto questo stupore davanti al mistero.
Credo più nelle cose che non si vedono che in quelle che si vedono. In quello che non vediamo c’è di più.
Sono tutto fuori che un saggio, ma alla fine ho visto molto.
Guardando la tua vita?
Anche. Suonavo con Chat Baker che avevo 16 anni, sai cosa vuol dire per uno che sognava di fare solo il musicista?
Sono fortunato, ma le cose non sono così semplici..
..Non la conoscevo neanche Paola Pallottino. Venne lei a cercarmi alle Tremiti dov’ero in vacanza e mi consegnò questo testo del 4 marzo. Venne lì con le due figlie piccole che aveva. Mi misi a fischiettarla. Poi in un’osteria la cantai a Chico Buarque de Hollanda. Quando la ascoltò si mise a piangere.
È cominciato così, tutto è stato casuale. Eppure guarda che questa casualità è molto più precisa. È come il profumo, ha le sue regole, bisogna solo stare attenti a beccarla. Se pensi che io non so una nota di musica…
Ma dài…
Lo giuro. Ho orecchio. Quando feci Pulcinella di Igor Stravinskij, sentivo che mancava una specie di ouverture e l’ho realizzata. Ma è una cosa che ho fatto a orecchio.
È come dire che la vita premia chi lo merita, giusto?
No. Premia chi capisce. Chi si rende conto di quello che ha.
Ma sei stato tu a convincere Morandi a credere in Dio?
Nooo! Ne abbiamo parlato. Si è incuriosito vedendo che ero un credente. Bisogna ringraziare il cielo quando cambiamo: la mutazione è un segno della continuità dell’esistenza…
-Tratto da Lucio Dalla: “Canto per Dio” di Pierangelo Sapegno- Corriere.it – 05 novembre 2011
Dice che era un bell’uomo e veniva
veniva dal mare
parlava un’altra lingua
pero’ sapeva amare
e quel giorno lui prese mia madre
sopra un bel prato
l’ora più dolce
prima d’essere ammazzato
Cosi’ lei resto’ sola nella stanza
la stanza sul porto
con l’unico vestito
ogni giorno più corto
e benchè non sapesse il nome
e neppure il paese
m’aspetto’ come un dono d’amore
fino dal primo mese
Compiva sedici anni
quel giorno la mia mamma
le strofe di taverna
le cantò a ninna nanna
e stringendomi al petto che sapeva
sapeva di mare
giocava a far la donna
con il bimbo da fasciare
E forse fu per gioco
o forse per amore
che mi volle chiamare
come nostro Signore
Della sua breve vita il ricordo
il ricordo più grosso
e’ tutto in questo nome
che io mi porto addosso
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto mi chiamo
Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto io sono
Gesu’Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto mi chiamo
Gesu’ Bambino
Gesu’ Bambino