Alessandro è un ragazzo di trentuno anni. Diplomato in elettronica e telecomunicazione, mi riceve nella stanza di un barbershop vecchio stile di Vignola. È arrivato alla Spei nell’ottobre 2014 per cercare lavoro. Dallo scorso gennaio ha aperto il negozio online di videogiochi “Triplee-gameshop”, con sede a Marano sul Panaro.
Come sei arrivato alla Spei?
Tramite Mosè, qualche mese fa, ad ottobre.
Cosa sei venuto a fare?
Per cercare lavoro come dipendente nel mio campo, l’elettronica e la telecomunicazione.
Hai studiato?
Elettronica e telecomunicazione all’ITI Corni, che al tempo aveva una sede a Vignola, poi due anni al Fermi di Modena e gli ultimi a Pavullo, dove mi sono diplomato.
Hai mai lavorato?
Sono passati molti anni da quando lavoravo come dipendente. Facevo il magazziniere: magazzino semiautomatico, computer, inoltre sbloccavo casse quando si bloccavano.
Quanto ci hai lavorato?
Tre anni, fino al 2008. C’è stata un po’ di crisi anche in quel settore, allora mi sono licenziato, per colpa di situazioni poco gradevoli…
Del tipo?
Erano tutti molto agitati e io facevo fatica a lavorare.
Perché erano agitati?
Per la mancanza di lavoro e il rischio licenziamento.
E tu ti sei licenziato.
Io mi sono licenziato perché non sopportavo bene tutta la situazione. Era uno stress da lavoro. Stavo undici ore al giorno in un ambiente poco performante, da lunedì a sabato. Negli ultimi sei sette mesi era venuta la crisi economica e l’ambiente peggiorò.
Una volta licenziato hai trovato subito un altro lavoro?
No.
Pensi di aver fatto bene a licenziarti?
Se non volevo crepare sì.
Era così grave la situazione?
Ah, scalavo dei commission alti due metri e spostavo casse a due metri di altezza su una trave. Era un lavoro pericoloso, il modo che usavamo era vietato ma tutti lo facevano, e dovevo farlo anch’io, altrimenti “avrei rallentato troppo il lavoro”. Quindi tanti saluti e arrivederci.
Dal 2008 cosa hai fatto?
La crisi non mi ha portato alcun lavoro, nonostante duecento, trecento curriculum inviati su internet per mail o portati di persona nelle ditte. Però adesso sto lavorando da libero professionista, ho una partita iva e faccio commercio online di videogiochi e consolle e la mia attività sta prendendo piede.
Compri e rivendi?
Sì, faccio vendita online. Compro dai distributori oppure da privati e vendo ad altri privati.
Hai fatto tu il sito?
In parte io e in parte ho comprato una base preconfezionata. Ho aperto la partita iva il 29 gennaio.
Cosa ti aveva detto Mosè della Spei?
Mi disse di provare a sentire dall’Ingegner Pesaresi perché lui cerca sempre dei giovani da inserire nel mondo del lavoro nel campo del disegno meccanico e programmi di AutoCAD. Pesaresi mi disse chiaramente che era interessato a farmi programmare PLC perché si stava allargando. Così mi disse.
Hai fatto il colloquio in ufficio?
Sì. Mi ha chiesto varie cose sulle mie esperienza lavorative, praticamente quello che mi stai chiedendo te. Poi mi ha chiesto di leggere un passo da un libro sulla Madonna di Medjugorje.
E hai aperto a caso…
Ho aperto a caso e ho letto cosa c’era scritto…
Che passo era?
Non ricordo bene i dettagli, ma ne ricordo il succo: «Tutto porta a qualcosa ed è il frutto di una collaborazione di gruppo». Pesaresi mi fece sentire un pezzo di Vivaldi, perché dissi che sapevo suonare il flauto traverso – me lo fece suonare il giovedì successivo, alla riunione serale.
Perché ti fece suonare un pezzo di Vivaldi?
Gli piaceva la musica di Vivaldi perché ogni musicista suona il proprio pezzo e collettivamente risulta un qualcosa di meraviglioso, di armonioso. Ognuno porta il proprio contributo e sviluppa qualcosa di unico, di fantastico. Il passo che avevo letto dal libro della Madonna era collegato in qualche modo a quel brano di Vivaldi che abbiamo ascoltato dopo. Anche se adesso non sono così sicuro che si trattasse di Vivaldi: era comunque musica classica.
Al colloquio avete parlato anche della tua vita spirituale?
Sì, mi ha chiesto se pregavo. Io prego, ma risposi che non era un assiduo frequentatore della Chiesa perché da piccolo ci andavo bene o male tutte le domeniche, e credo di avere imparato qualcosa: sentirmi dire ogni domenica le stesse cose, alla lunga, è stressante secondo me. Non mi piacciono le cose troppo ripetitive, soprattutto quelle che ho già assimilato, se non al 100, almeno all’80%. Come ho detto all’Ingegnere, ognuno, a modo suo, nel proprio intimo, se prega con sincerità non è da biasimare.
Diciamo che preferisci preghiere non canoniche…
Sì, le mie preghiere le dico, ma non sono un assiduo frequentatore della Messa delle 11. Fino a tredici quattordici anni invece facevo il chierichetto.
Finito il colloquio come vi siete lasciati?
Pesaresi ha detto che mi avrebbe ricontattato nel caso ci fossero stati degli sviluppi con le aziende che aveva a disposizione al momento. Ce n’era una di Sassuolo in ballo, ma non si è poi trovato un lavoro… Il giovedì successivo venni con voi in ufficio per fare la riunione, dopo andammo a dire un rosario nella Chiesa dello Spirito Santo a Modena. Ne ho detta una parte anche io… Poi, io Pesaresi e un altro [Verucchi] siamo andati a mangiare la pizza verso Savignano. Quella sera mi portò a casa l’Ingegnere.
E dopo quel giovedì?
Posso anche tornare! Dopo quel giorno ho sentito al telefono Pesaresi una sola volta, ma non ho più sentito niente dalla Spei per lavoro: poi, tra un contrattempo e l’altro e l’inizio della mia attività, non c’è stata più occasione di tornare da lui.
Che genere di contrattempi?
Se venivo venivo in corriera, oppure con Mosè. Spesso Mosè non poteva accompagnarmi, e per evitare il disagio della corriera – ho frequenti stimoli diuretici – non venivo. Ho pensato comunque di farmi sentire ogni tanto: non per il lavoro, ma giusto per tenere il contatto. Sono un tipo socievole, se non ho problemi di natura fisica o fisiologica socializzo volentieri, frequento un po’ di tutto.
Come ti è sembrata la Spei?
Un posto molto particolare, anche se non mi stupii più di tanto, perché Mosè mi aveva raccontato quasi tutto della prassi dell’Ingegner Pesaresi.
Che idea ti sei fatto?
Una buona idea, un’idea positiva. La Spei aiuta il più possibile nel cammino lavorativo e spirituale. Se c’è il cammino lavorativo bene, altrimenti c’è comunque quello spirituale. Il cammino certo è quello spirituale, quello lavorativo in forse. Non nascondo che io cercavo principalmente quello lavorativo, perché se non si guadagna qualcosa è difficile anche pregare. Se vai subito nell’aldilà sei già a posto, hai già il contatto diretto… Diciamola così. Questo se uno crede in Paradiso, Purgatorio e Inferno – una volta in Chiesa ne parlavano parecchio.
Tu però non hai fatto un cammino spirituale alla Spei.
Ho detto il rosario, ho partecipato a quello. Mi è piaciuto. Però solo quella volta in chiesa, dopo ho avuto contrattempi e altri impegni col lavoro attuale… Se non si mangia a mezzogiorno pregare diventa dura. Ho gettato le basi per questo mio nuovo lavoro di compravendita online e aspetto che prenda piede al meglio.
27/03/2015