IL CARATTERE FAMIGLIARE

Originaria della Sicilia, Angela ha quarantasei anni, è sposata ed ha un figlio. Abita a Modena dal 2007 per motivi lavorativi: è cantautrice di musica pop ed easy-jazz nel progetto “Maheya”, che verrà distribuito negli Stati Uniti dal 2015. Ha lavorato come segretaria per la ONLUS Comunità Mamma della Pace, il cui presidente è l’ex datore di lavoro di Susanna e Luana.

 

Come hai conosciuto la Spei?

Ho conosciuto Stefano tramite la ONLUS di cui ero segretaria, la “Comunità Mamma della Pace”. Siccome Stefano è interessato alle questioni umanitarie – la sua ditta è praticamente una ONLUS – ci incontrammo un giorno del 2010 nella segreteria di Viale Virgilio, a Mirandola.

 

Cosa fa la vostra comunità?

Il nome “Mamma della Pace” prende ovviamente ispirazione dalla figura di Maria, alla quale Stefano è molto legato. È un’opera nata da una necessità di fede, dalla voglia di aiutare gli altri: organizziamo adozioni a distanza e operiamo in Congo, dove stiamo costruendo una scuola di avviamento professionale per bambini orfani.

 

Come sei arrivata in Emilia?

Avevo un contratto col Vaticano per un progetto musicale di ispirazione sacra. Nel 2006 pubblicammo il cd “Tributo a Madre Teresa”, con cinque canzoni ispirate alla figura della beata. Grazie a questo disco conobbi Battani, il presidente della nostra comunità, e così arrivai a Modena. Adesso sto registrando un disco pop per un cd che uscirà l’anno prossimo negli stati Uniti, e ho già pronto un disco di musica easy-jazz: una volta commercializzati, i proventi delle vendite andranno a favore della nostra comunità.

 

Perché Stefano venne da voi?

Stefano è attratto dalla figura di Maria. Sentì parlare di noi e volle aiutarci in qualche modo, a titolo personale. Era il 2010, e proprio in quel periodo il nostro presidente [Battani] cercava dei collaboratori.

 

Riusciste a fare qualcosa insieme?

Stefano e Battani rimasero in contatto per un po’, ma poi non se ne fece nulla. Ci furono problemi a livello amministrativo, l’impegno da sostenere era molto grande… Inoltre credo che Stefano avesse maturato nel frattempo l’idea di fare qualcosa di suo, con “Mamma della Pace” avrebbe sempre dovuto render conto a qualcuno.


Stefano ha poi fatto qualcosa di suo?

Ha creato la “Pesaresi Family”, la vostra organizzazione di ufficio alla quale Stefano faceva capo quando doveva dare aiuto alle persone che arrivavano per volontà divina.

 

La “Pesaresi Family” è la Spei?

Sì. Posso dire che sono i dipendenti SPEI che hanno bisogni spirituali ed economici, che devono far parte di una famiglia. Come struttura, la “Pesaresi Family” era di fianco alla Spei: la prima dava supporto psicologico a chi arrivava, la seconda formazione professionale e lavoro.

 

Sei mai entrata negli uffici Spei?

Sì… A volte sono andata per fare gli auguri di Natale, altre volte per fare una preghiera – perché alla Spei ci sono momenti di raccoglimento, riunioni di carattere famigliare.

 

Com’era la preghiera in ufficio?

Tutto bene. L’unico appunto che facevo a Stefano era sulle modalità. È vero che in un ufficio bisogna avere degli orari prestabiliti, non si può fare altrimenti – e comunque la preghiera non era obbligatoria per nessuno – ma ogni volta che andavo a trovarlo in ufficio mi chiedeva di pregare assieme a lui. Non sempre però è il momento giusto per farlo: io prego sempre, senza fede non farei niente, ma potevo non aver voglia di pregare proprio nei momenti in cui Stefano lo chiedeva: spesso l’ho fatto per accontentarlo, ma la preghiera può avere dei tempi molto intimi.

 

Conosci qualcuno dei dipendenti?

Conosco bene [Luana], lavorava nella ditta privata di Battani, era la mia referente quando lavoravo come segretaria della Comunità. Sono stata io a portarla alla Spei, feci il suo nome a Stefano.  

 

La Spei ti ha insegnato qualcosa?

Quando chi gestisce una ditta ha fiducia nel domani e investe nelle risorse umane – come persone, non come semplici impiegati – la ditta stessa cammina con un passo diverso: si instaura il rispetto tra le persone, ed è un tassello vincente per qualunque impresa umana. Il rispetto è tutto.

 

Riesci a instaurare lo stesso rispetto nel mondo della musica? Col fonico, coi musicisti…

Assolutamente lo faccio! Se le persone che hai intorno non ti vogliono bene non si riesce a far nulla di buono… Non faccio la diva, non è così che funziona: sono la risorsa di un team, scrivo le canzoni: c’è poi chi le arrangia, chi regola i suoni, i musicisti…


Cosa pensi della Spei?

Credo sia una società di servizi molto seria e competente che non solo prova a fare le cose, le fa sul serio. Chi la gestisce è una grande persona, apprezzabile dal punto di vista professionale e soprattutto umano. Lo conosco bene, anche se è da un po’ che non ci sentiamo.