È il pomeriggio di un venerdì di maggio, l’ufficio è rischiarato dalla luce primaverile che rasserena gli animi e ci proietta verso il sempre agognato week end.
La consueta riunione ha un sapore particolare, c’è da festeggiare Oana Maria, che oggi compie 27 anni: per l’occasione arriva un po’ in ritardo, giustificatissimo: si è fermata a prendere dei pasticcini e una bottiglia da stappare per brindare col gruppo. È in forma smagliante, riceve sorridendo i nostri auguri e il pensierino che la Spei ha voluto donarle: una catenina con una stella, che possa continuare ad illuminare il suo percorso di vita, specie dopo le ultime grandi preoccupazioni legate al terremoto dei giorni scorsi.
La settimana è stata infatti molto difficile, col terremoto che ha scosso e continua a tenere in allerta tutto il territorio di Modena e dintorni, con le ovvie ripercussioni sulle condizioni psico-fisiche delle persone che abitano nei paesi più colpiti dal sisma: il nostro Aziz è bloccato con la famiglia a Mirandola, spesso epicentro dei movimenti tellurici di questi giorni, e non ha alcuna intenzione di spostarsi da lì per cercare riparo, nonostante l’invito a venir via in cerca di maggiore tranquillità. Misteri insondabili dei comportamenti umani. “Per fortuna ho trovato una scarpa…”, si sarebbe limitato ad aggiungere, lasciando tale affermazione alle più libere e svariate interpretazioni.
Negli ultimi giorni si è parlato spesso anche del carattere che la Spei assume, contemporaneamente, in veste di azienda e di gruppo di preghiera, cercando di capire se effettivamente queste due anime possano coesistere in maniera pacifica. Stefano ci dice che è una questione già sollevata in passato e, descrivendoci l’impossibilità burocratica in Italia di far evolvere un’azienda in un’associazione di volontariato, come era nei suoi progetti, giunge, tra le altre argomentazioni, a citare un celebre passo del Vangelo di Luca, in cui Gesù guarisce dieci lebbrosi.
“Procedendo verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea ed, entrato in un villaggio, venne richiamato dalle urla di un gruppo di lebbrosi. Fermatisi a distanza da lui, i dieci lebbrosi gridarono all’unisono: «Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!». Gesù li invitò allora a presentarsi ai sacerdoti del Tempio ed essi, obbedendo, durante il tragitto vennero sanati. Solo uno di loro, descritto come un Samaritano, tornato indietro in seguito alla guarigione, si gettò ai piedi di Gesù rendendo lode a Dio. Il Maestro domandò allora se gli altri nove compagni avessero ottenuto come lui la guarigione ed, osservando che l’unico ringraziamento l’aveva ricevuto da uno straniero, lo benedisse dicendo: «Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato!»
Stefano sottolinea l’importanza che assume la scelta dei dieci lebbrosi, una volta guariti e giunti al bivio: nove di loro proseguono il loro cammino, solo uno di loro torna indietro a ringraziare il Maestro guaritore.
In quel momento la mia mente va subito al tema della scelta, che assume un carattere centrale nella nostra vita di tutti i giorni: siamo sempre chiamati a scegliere, dai futili particolari quotidiani, come l’abito da indossare, il pasto da consumare o il film da guardare, agli aspetti molto più profondi e importanti della nostra esistenza, come la persona che con cui condividere un percorso d’amore, il luogo in cui vivere, il lavoro da intraprendere, il credo -religioso o politico- da abbracciare.
Mi torna in mente una frase che avevo letto durante gli studi universitari, su un libro di Filosofia; una di quelle citazioni che avevo subito ricopiato e che ora nascondo gelosamente nel mio diario. Dice:
“Quando esiste una scelta, negarne l’esistenza non è soltanto un fallimento epistemico, ma è anche un cedimento etico, perchè consente di negare la responsabilità che in realtà abbiamo e che inevitabilmente si collega con l’esercizio della scelta.Si tratta di un aspetto centrale della nostra umanità: respingerlo o negarlo ci aliena da noi stessi.”
Sono fermamente convinto di questo: siamo sempre chiamati a scegliere, e abbiamo il dovere di farlo. Come il Samaritano sceglie di tornare indietro per ringraziare il suo guaritore mentre gli altri nove lebbrosi scelgono di procedere oltre, così anche noi, qualsiasi sia l’ambito della nostra vita che ci pone davanti ad un bivio, abbiamo l’obbligo di prendere una decisione.