Nel giorno dedicato a San Francesco d’Assisi al Senato è stato presentato il disegno di legge che punta a completare la cosiddetta legge “del buon Samaritano” che dal 2003 ha consentito, per finalità di tipo sociale e solidaristico, il recupero degli alimenti da supermercati e mense.
A distanza di anni dall’approvazione della legge “del buon Samaritano”,infatti, sono stati riscontrati alcuni difetti all’impianto normativo che finivano con l’ostacolare l’opera meritoria delle Onlus. In particolare ci si è potuti rendere conto di come quell’importante legge risulti inapplicabile alle micro realtà come trattorie, bar e rosticcerie.
L’obiettivo, che vede concordi tra gli altri i senatori presentatori del ddl, Caritas e Confcommercio, è comunque sempre lo stesso: evitare lo spreco di cibo. E lo spreco, a quanto pare, ha assunto dimensioni sconcertanti: secondo Coldiretti finiscono in discarica ogni anno dieci milioni di tonnellate di alimenti, per un valore di 37 miliardi di euro, sufficienti per nutrire ben 44 milioni di persone, grosso modo l’equivalente della popolazione della Spagna. Oltre agli sperperi dei consumatori, occorre tener conto di un 25% di sprechi costituito da rodotti scaduti o da cibo invenduto e andato a male e che una gastronomia/bar/self service si ritrova ogni giorno con un invenduto del 10-15%.
La cosiddetta legge “del pasto buono” dispone l’emanazione di un DPCM (decreto del presidente del consiglio dei ministri) finalizzato alla semplificazione degli adempimenti burocratici e fiscali a carico dei soggetti donatori.
Volendo fare un esempio, un padre di famiglia potrà a fine giornata recarsi presso la rosticceria vicino a casa ottenendo gratuitamente un pollo invenduto e portandolo a casa per sfamare sé e la sua famiglia, senza scontrarsi con alcuna disposizione legislativa o amministrativa.
Inoltre, poiché la legge 155/03, detta appunto “del buon Samaritano”, aveva previsto l’equiparazione delle Onlus – come Caritas – ai «consumatori finali» relativamente al servizio di distribuzione dei prodotti alimentari agli indigenti, ma poi nella pratica la norma si è scontrata con adempimenti amministrativi, la “legge del pasto buono” rende esplicito il principio di non responsabilità in capo alle Onlus per le attività di distribuzione di alimenti, fatto salvo ovviamente i casi di dolo e colpa grave.
Il senatore Grillo spiega: «Caritas e fondazione Zancan nel loro ultimo rapporto hanno evidenziato come il 5% della popolazione versi in uno stato di “assoluta povertà”, il 13% in uno stato di “povertà relativa” e secondo i dati Eurostat la percentuale della popolazione nazionale a rischio di povertà assoluta è di circa il 20%. Emergono quindi nuove forme di povertà che colpiscono in primo luogo la famiglia, soprattutto nei grandi centri urbani dove il costo degli affitti e dei servizi è generalmente più alto. La legge del pasto buono è una risposta immediata ed efficace a queste forme di disagio e una mano tesa al volontariato cattolico».
di Andrea Camaiora - Tempi.it - 04-10-2011
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