Tutto ebbe inizio in Rwanda, il 28 novembre 1981, in un collegio di studentesse, tenuto da Suore di una Congregazione religiosa rwandese in Kibeho, località situata nel comune di Mubuga, a 30 chilometri da Butare e a 35 chilometri da Gikongoro, nella prefettura di Gikongoro, nella regione naturale del Nyaruguru.
Erano le 12,35. Le ragazze del collegio erano nel refettorio. Alphonsine Mumureke, di 16 anni, alunna della prima media, stava servendo le compagne a tavola quando sentì distintamente una voce che la chiamava: “Figlia mia, vieni qui”.
La voce proveniva dal corridoio, accanto al refettorio. Alphonsine si diresse da quella parte e lì vide, per la prima volta, una giovane donna, sconosciuta, bellissima, vestita di bianco, con un velo bianco sulla testa, che nascondeva i capelli, e che sembrava unito al resto del vestito, e non si poteva capire come il vestito fosse cucito.
Non aveva calzature. Le mani giunte sul petto con le dita rivolte al cielo. La Madonna non era proprio bianca (muzungu) come è presentata nei santini, ma neppure nera. Alphonsine affermeràI, nella sua testimonianza, di non riuscire a dire con esattezza come fosse la sua pelle. La Madonna era di una bellezza incomparabile.
Alphonsine, piena di timore, chiese alla Signora chi fosse. La donna le rispose: “Ndi Nyina Wa Jambo”, cioè “Io sono la Madre del Verbo”. Il dialogo avveniva tutto in lingua rwandese.
Le compagne di collegio, presenti, udivano le parole di Alphonsine, ma non quelle della Signora. Tuttavia la loro presenza si rivelò assai proficua, dal momento che, attraverso la ripetizione fatta dalla loro compagna, potevano sapere cosa dicesse quel personaggio misterioso, per cui loro stesse testimonieranno d’avere inteso quella risposta della Madonna. “Ni wowe Nyina wa fambo?”,
“Allora tu sei la Madre del Verbo?”: avrebbe chiesto la veggente alla Madonna, secondo quanto testimonieranno le alunne.
Allora anche Alphonsine si presentò alla Madonna: “Nanjye nifwa Alphonsina”. “E io sono Alphonsine”.
La Madonna proseguì: “Nella tua vita cristiana, cosa è per te la cosa più importante?”.
Alphonsine rispose in questi termini: “Amo Dio e sua Madre che ha messo al mondo per noi il Redentore”.
La Signora aggiunse: “Veramente”. “Sì, è proprio così”, continuò la veggente.
La Signora a questo punto fece la seguente importante dichiarazione: “Se è così, io vengo a consolarti, perché ho ascoltato le tue preghiere. Voglio che le tue compagne abbiano fede, perché non ne hanno abbastanza”.
La Signora le chiese pure di insegnare alle sue compagne a pregare perché non sapevano pregare o non lo facevano abbastanza, nonché a tenere in stima la devozione a Maria, loro Madre.
Alphonsine di rincalzo: “Madre del Salvatore, se veramente sei tu che vieni a dirci che qui nella scuola abbiamo poca fede, Tu ci ami! È per me una grande felicità vederti con i miei propri occhi”.
Alla fine, con la convinzione di essere stata visitata dalla Madonna, Alphonsine recitò tre Ave Maria e la sequenza dello Spirito Santo. Quindi la Signora scomparve lentamente, non di spalle, ma ritraendosi verso l’alto. L’apparizione durò circa un quarto d’ora.
Il collegio all’epoca ospitava 120 ragazze interne, suddivise in tre classi che le preparavano a diventare segretarie d’azienda o insegnanti elementari. Era diretto da tre suore che fungevano anche da insegnanti. Gli altri insegnanti, una donna e cinque uomini, erano laici. Il complesso non era dotato di cappella e, quindi, non vi era un clima religioso particolarmente sentito. Ecco, quindi, il significato delle prime parole della Madonna.
La reazione delle compagne di Alphonsine dinanzi alle apparizioni non fu entusiasta. Anzi. Pensarono subito che fosse isterica o che fosse vittima di allucinazioni. Divenne il loro zimbello. Nessuno la prendeva seriamente su ciò che raccontava e la ragazza ne soffriva. Pregò, quindi, in una delle successive visioni, che la Vergine apparisse anche alle altre ragazze in modo che potessero credere. La Madonna la accontentò.
La sera del 12 gennaio 1982, la Vergine Madre apparve anche a Nathalie Mukamazimpaka, che aveva allora 17 anni. Ma tale manifestazione non fu sufficiente a far cadere lo scetticismo. Alphonsine insistette presso la Madonna affinché apparisse anche ad altre ragazze e la Madre di Dio la accontentò ancora.
Il 2 marzo 1982, la Madonna apparve a Marie-Claire Mukangango, di anni 21. Questa nuova apparizione fu determinante, dal momento che Marie-Claire era la più scettica e, data la sua età, condizionava anche il comportamento delle sue compagne collegiali. Quando anche lei dichiarò di aver visto la Madonna, tutte si arresero. E da quel momento il collegio prestò più attenzione a quei fenomeni.
I messaggi della Madonna di Kibeho non riguardavano solo la popolazione rwandese. Lo disse esplicitamente la Vergine a Marie-Claire: “Quando io mi faccio vedere e parlo a qualcuno, intendo rivolgermi al mondo intero”. Un messaggio universale, dunque.
E ciò che la Madonna voleva richiamare con le sue apparizioni era il fatto che il mondo vive senza Dio, ignorando i valori dello spirito. La Vergine diceva nei suoi messaggi di essere venuta a consolare i suoi figli, invitandoli all’unità ed alla pace, attraverso la conversione, la preghiera, la penitenza e la partecipazione alla Passione di Cristo. Ecco perché si presentava come “Vergine della sofferenza” o “dei dolori” o “Addolorata”.
Degna di nota fu l’apparizione del 15 agosto 1982, quando le veggenti ebbero una chiara visione di ciò che sarebbe accaduto alcuni anni più tardi nel loro Paese. Quel giorno, la Vergine apparve alle ragazze molto triste. Alphonsine riferì di averla vista in lacrime.
Ed anche le stesse ragazze si comportarono diversamente dal solito: piansero, tremarono e battevano i denti dalla paura. Fu un’apparizione eccezionalmente lunga, durando otto ore.
Le ragazze raccontarono, poi, di aver visto “un fiume di sangue, persone che si uccidevano a vicenda, cadaveri abbandonati senza che nessuno si curasse di seppellirli, un abisso spalancato, un mostro spaventoso, teste mozzate”. Ed in effetti, quando in quel funestato Paese scoppiò la guerra civile tra etnie, Tutsi e gli Hutu, ci furono massacri spaventosi, che confermarono la veridicità di quell’apparizione.
Due ragazze, Alphonsine e Nathalie, inoltre, ebbero modo di compiere, in anima, diversi viaggi mistici con la Madonna nell’aldilà, dove poterono constatare l’esistenza di giudizio dopo la morte, che fa ripartire gli uomini secondo le tre destinazioni definite dal giudizio morale, paradiso, purgatorio e inferno.
Dopo un accurato esame, condotto da due commissioni, quella medica (che ha attestato la normalità delle ragazze) e quella teologica (che ha accertato l’assenza di errori nelle apparizioni), ed istruito un accurato processo canonico, il 29 giugno 2001, il primo vescovo di Gikongoro, mons. Augustin Misago, in cattedrale, alla presenza di tutto l’episcopato rwandese e del nunzio apostolico, mons. Salvatore Pennacchio, leggeva il decreto di riconoscimento dell’autenticità delle apparizioni avvenute a Kibeho, in cui dichiarava solennemente, per conto della Chiesa, “Sì, la Vergine Maria è apparsa a Kibeho nella giornata del 28 novembre 1981 e nel corso dei mesi successivi. Ci sono più buone ragioni per credere che non di negare.
A questo riguardo, solo le tre veggenti dell’inizio meritano di essere ritenute come autentiche: si tratta di Alphonsine MUMUREKE, Nathalie MUKAMAZJMPAKA e Marie Claire MUKANGANGO. La Vergine si é loro manifestata sotto il nome di “Nyina wa Jambo”, cioé “Madre del Verbo”, che é sinonimo di “Umubye-yi w ‘fmana”, cioé “Madre di Dio”, come essa l’ha spiegato. Queste veggenti di Maria dicono di vederla sia a mani giunte, sia a braccia aperte”.
Il 31 maggio 2003, alle 10,00 del mattino, mentre S. Em.za, card. Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, inviato dal Papa ad eseguire la consacrazione del Santuario di Nostra Signora del Dolore a Kibeho, celebrava la solenne Messa con tutti i vescovo rwandesi, aveva luogo, dinanzi ai fedeli lì radunati, il fenomeno della danza del sole, come a Fatima, il 13 ottobre 1917.
Esso durava otto minuti e fu filmato e fotografato e tanto da escludere ogni tipo di suggestione.
Autore: Francesco Patruno