INIZIALMENTE NON L’AVEVO CAPITO

Emanuele è nato nel 1988 e vive a Modena. Eccezion fatta per alcuni lavori occasionali, è stato disoccupato dal giorno del diploma in ragioneria. Fino al 2010, per due anni e mezzo, ha fatto un cammino di discernimento nel movimento carismatico di spiritualità ignaziana Chemin Neuf, fondato dal gesuita Laurent Fabre nel 1973. Appassionato di chitarra, montaggio video e viaggi, ha una forte propensione per il volontariato verso i bisognosi. Sta finendo un tirocinio formativo presso un’importante multinazionale con sede a Sorbara.

 

 

Come sei arrivato alla Spei?

Sono arrivato attraverso i miei genitori, dopo un momento di preghiera che fanno ogni mercoledì sera a casa di una signora [, la madre dei due fratelli Violi, sacerdoti della diocesi di Modena]. Lì hanno incontrato Enzo Berardi, che lavora con voi. Sapeva che ero disoccupato ormai da cinque anni. così disse ai miei di mandare il mio curriculum alla Spei, perché sapeva che stavate cercando qualcuno.

I tuoi conoscono Enzo?

Sì, molto bene… Se non sbaglio sono stati anche testimoni del suo matrimonio…

Quando hai fatto il colloquio con Stefano?

Il primo è stato all’inizio di dicembre del 2014. Ero rimasto davvero perplesso, era stato un colloquio davvero strano. Ne avevo fatti parecchi in vita mia e mi avevano sempre domandato delle mie esperienze professionali, col curriculum in mano, in massimo mezzora: non un’ora, un’ora e un quarto! Fu molto particolare, perché Stefano scannerizzò tutta la mia vita, partendo dai genitori e arrivando a mio fratello, che è sacerdote, passando per la mia adolescenza fino ai giorni nostri. Sembrava più uno “psicologo cristiano” che un datore di lavoro, e abbastanza pazzo.

Sapevi già cosa faceva la Spei?

Sapevo poco e nulla. Che era uno studio tecnico, quindi lontano dai miei studi… Nient’altro.

Di lavoro parlaste?

Al secondo colloquio, una decina di giorni dopo.

Ne hai fatti due…

Sì… Sul finire del primo Stefano mi fece leggere una pagina a caso da un libro coi messaggi di Medjugorje, e mi invitò a pregarci un po’ su, a pensarci. Mi disse anche che ci saremmo risentiti una decina di giorni dopo, così che potesse venirgli in mente qualcosa da farmi fare: sapeva che non avevo esperienze tecniche, ma disse che se ero arrivato alla Spei era stato per volere della Madonna, quindi non mi avrebbe mai mandato via a calci nel sedere.

Cosa hai pensato?

Quel colloquio mi ha lasciato “un po’ lì”, devo esser sincero. Sono un tipo timido, insicuro su certe cose… Avevo paura di esser stato preso per i fondelli, che Stefano avesse chiesto della mia vita tanto per perdere un po’ di tempo e lasciarmi poi senza saper nulla, della serie “ti facciamo sapere”. Un’altra cosa che mi aveva lasciato perplesso era il fatto che avrei dovuto essere io a richiamarlo, e non viceversa: una cosa che mi fece pensare che Stefano volesse fare bella figura con Enzo, che mi aveva “raccomandato”. Comunque, uscito dall’ufficio ho pensato: «Ben venga, ci sentiremo tra dieci giorni». Ci ho pregato un poco sopra, ma senza darci troppo peso… Poi, effettivamente, ci fu un secondo colloquio, poco prima di Natale.

Com’è andato?

Questa volta è durato al massimo venti minuti. Stefano aveva riflettuto e mi aveva fatto una proposta: voleva farmi fare dei montaggi video. Al primo colloquio gli avevo detto che in Francia avevo prestato servizio come montatore di messaggi video di evangelizzazione, tradotti in quarantacinque lingue, per tutto il mondo. Così ricevetti da lui una proposta analoga. Risposi però che nella prima settimana di Gennaio sarei andato in pellegrinaggio in Terra Santa, un viaggio che desideravo nel profondo del mio cuore da parecchi anni, e che per un po’ non sarei stato disponibile. Per Stefano non era un problema, anzi, forse proprio per il luogo che avevo scelto mi incoraggiò.

Che genere di video avresti dovuto girare per la Spei?

Non so di preciso. Forse qualcosa Stefano me l’aveva accennato, ma tutto era ancora molto vago. Mi chiese se avessi potuto usare il mio computer, e soprattutto di cosa avrei avuto bisogno per fare le riprese: una telecamera, un cavalletto eccetera…

Ti piaceva come lavoro?

Mi gasava parecchio, anche se era tutto ancora molto vago. Eravamo d’accordo che ci saremmo incontrati una terza volta, dopo la Terra Santa, per una proposta più precisa, tipologia di pagamento compresa. La sua idea era comunque quella di prendermi. Ricordo che aveva in testa di fare qualcosa di “molto grosso”, tanto che mi spaventai un poco, perché mi chiedevo se sarei stato davvero capace di girare film o documentari: non ho mai fatto riprese in vita mia, in Francia mi occupavo soprattutto di montaggio e audio.

E il terzo colloquio come è andato?

Non c’è mai stato… Due giorni prima di partire per il pellegrinaggio mi chiamò una multinazionale [Socage] proponendomi un tirocinio formativo inerente ai miei studi. Per otto mesi ero rimasto senza far nulla, nel solo a dicembre due proposte! È stata molto dura scegliere tra la Spei e il tirocinio. Ci pensai sopra moltissimo, ci pregai tanto in Terra Santa. Ero combattuto, ma alla fine accettai il tirocinio, che tuttora sto continuando, sperando a luglio d’esser confermato.

È capitato tante volte che qualcuno, disoccupato cronico, venisse alla Spei per fare un colloquio e quasi magicamente trovasse offerte di lavoro esterno. Stefano dice che è Maria a premiare chi arriva qui, in qualche modo. Come hai detto a Stefano del tirocinio?

Ci sentimmo al telefono. Credevo si arrabbiasse, ma sembrava contento. La prese bene. Anzi, disse che nel caso in estate mi fossi ritrovato senza lavoro ci saremmo potuti risentire. È stato molto disponibile.

Ti piacerebbe rimanere dove sei ora?

Sì, mi piacerebbe, anche se il mio problema con la lingua inglese potrebbe essere penalizzante. Me la sto cavando bene, ho un ottimo francese, ma l’inglese proprio non mi entra. Comunque spero mi tengano, sono l’unico tirocinante e sto mettendo tantissimo impegno nel mio lavoro.

Cosa sai adesso della Spei?

Come dicevo, so che ha a che fare con roba tecnica, che non centra molto con me. So che Stefano si è convertito a Medjugorje, che è molto legato a quel posto, anche perché l’ufficio è tappezzato con le immagini di quella Madonna…

[Ci sei stato?

Sì, una volta. Su alcune cose sono dubbioso, ma attendo il giudizio della Chiesa…

Quando saremo in paradiso…

Secondo me si pronuncerà prima. Non so se con questo papa, ma col prossimo sì.

In modo positivo o negativo?

Credo in modo positivo, sono avvenute un gran numero di conversioni…]

Ti sei chiesto perché un ufficio tecnico ti avrebbe fatto girare dei video?

Sicuramente per farsi pubblicità, per farsi conoscere, ma soprattutto per dare qualche messaggio, non solo di lavoro. Secondo me Stefano vuole fare una sorta di evangelizzazione con il suo lavoro, anche se inizialmente non l’avevo capito.

28/04/2015