INSERIRSI IN UN AMBIENTE LAVORATIVO

Originario dell’Abruzzo [?], Cesario ha cinquantadue anni e lavora come disegnatore da trenta. Dal 1992, per undici anni, si è occupato di componentistica per automobili alla Marelli: lavorò su alcuni progetti di Maserati e Alfa Romeo fino a quando si trovò improvvisamente in cassa integrazione. Dopo otto mesi a casa fu reintegrato con la qualifica di operaio addetto al packaging. Cominciò quindi a cercare un altro lavoro su internet, finché nel 2008, a quarantacinque anni, fu assunto dalla CNH di Modena.

 

 

Come hai conosciuto la Spei?

Ho conosciuto Stefano in CNH, nel settembre 2008, quando ero appena arrivato a Modena per lavorare. Oltre a Stefano, della Spei lavorava con noi anche un’altra ragazza, Valentina, che ora è nostra collega. La Spei fu nostro consulente fino al 2011. Col tempo diventai amico di Stefano, sul lavoro, e di Francesco [Flagiello].

Sei mai entrato negli uffici Spei?

Una sola volta, mi invitò tre anni fa durante una festa di Natale. C’era molta gente quel giorno in ufficio. Rividi Aziz, Francesco, e ricordo anche un ingegnere della Spei [, magro e sposato con un figlio,] che lavorò con noi solo alcuni mesi perché “metteva molto di suo” sul lavoro e a qualcuno aveva dato fastidio… Così mi hanno detto.

Qual è il tuo lavoro?

Faccio il disegnatore da trent’anni, e nel 1986 ho iniziato ad usare i sistemi CAD. Inizialmente erano 2D, solo successivamente cominciarono ad essere utilizzati quelli a tre dimensioni, prima con la tavolozza davanti, poi con le icone, poi altre versioni che tuttora utilizziamo, come Catia.

Hai conosciuto altri dipendenti Spei oltre ad Aziz e Francesco?

Ricordo in CNH una ragazza romena, Oana, ma non ho mai lavorato fianco a fianco la Spei: nonostante li vedessi passare, ero in un altro team. Con Francesco nacque comunque una bella amicizia, qualche volta mi trovo con lui anche fuori dal luogo di lavoro…

Cosa sai della gente della Spei?

Conosco Stefano e Francesco e basta, e conoscevo Aziz… Lui aveva parecchie difficoltà sul lavoro: un po’ per il problema della lingua, un po’ per la difficoltà di inserimento che chiunque deve affrontare in un nuovo luogo di lavoro. Chi viene da fuori ha bisogno di almeno un anno per ambientarsi, conoscere i software e superare il disorientamento iniziale. Anche perché il prodotto, il trattore, è difficile da conoscere.

Perché sei venuto a lavorare a Modena?

Ho lavorato per undici alla Marelli, dove mi occupavo di componentistica per automobili. Nel 2001 la ditta fu venduta dalla FIAT ai giapponesi: nonostante fossimo 22mila dipendenti, le cose cominciarono ad andare male e nel 2006 ci fu la prima cassa integrazione. L’anno dopo, senza alcun preavviso, mi trovai anch’io in cassa integrazione, improvvisamente. Dopo otto mesi a casa, fui riassunto con la qualifica di operaio semplice. Ero addetto al packaging.

Ti piaceva?

Non era il mio lavoro, ma il problema era un altro: se a cinquant’anni avessi smesso come disegnatore avrei dimenticato tutto e nessuno mi avrebbe più riassunto in quel ruolo, nonostante vent’anni di esperienza. Decisi così di non fermarmi e cominciare a cercare un altro lavoro su internet, da casa. Nel 2008 mi proposi per un colloquio con FIAT e andò bene. Venni assunto dalla CNH, a Modena, ma dovetti trasferirmi. Fu un salto micidiale: lasciare la propria terra e tutti gli amici, a quarantacinque anni, per andare in un posto che non si conosce, è difficilissimo. Giravo in macchina in tutto il Nord per raggiungere persone che conoscevo: cercavo di combattere la solitudine, perché ero solo. Quando poi nel 2011 ho comprato casa a Modena, ho cominciato a sentire di aver rimesso le radici.

E così hai trovato la Spei sul tuo cammino, proprio all’inizio della tua nuova vita. Hai parlato di Aziz: ti sei mai chiesto come potesse lavorare alla CNH?

Non me lo sono mai chiesto. So che era una persona in difficoltà economica, me lo diceva Francesco. Comunque, tanto di cappello come persona.

Alla Spei arriva gente che non sa disegnare e impara a farlo. Successivamente viene mandata nelle ditte a lavorare e a farsi le ossa. Anche Flagiello ha cominciato così, ed è diventato bravo.

Dipende anche dall’interesse che una persona ha, dall’individualità… Quando una persona è in gamba alla fine si vede.

Francesco non ti ha mai parlato della Spei?

Qualcosa mi ha detto. Sapevo che la Spei bene o male aiutava le persone… Lo sapevo io ma non lo sapevano tutti. A non tutti potrebbe far piacere che un lavoratore pagato trenta euro l’ora abbia appena cominciato o abbia delle difficoltà con gli strumenti. È una cosa che può essere difficile da digerire. Non so se sei d’accordo con me…

Sì, capisco quello che intendi.

Come dicevo prima, le persone devono avere tempo per inserirsi in un nuovo ambiente lavorativo. È normale. Ognuno ha i propri pregi e i propri difetti, deve conoscere chi ha davanti: ci può essere qualcuno disponibile a darti una mano, e qualcun’altro no… Il discorso è un po’ questo.

13/04/2015