Vito era un bambino sensibile. I suoi genitori, non cristiani, erano ricchi. Così rimasto orfano della madre, fu affidato alla nutrice Crescenzia e poi al pedagogo Modesto, che essendo cristiani lo convertirono alla loro fede.
Crescenzia in particolare gli ripeteva spesso che Gesù era il suo amico più importante e più affidabile. Ogni volta che avesse voluto chiedere il suo aiuto lo avrebbe potuto fare a condizione però che con Lui fosse stato altrettanto fedele e confidente. E Vito prese a giocare con Gesù. I due diventarono presto amici inseparabili. Aveva sui sette anni, quando cominciò a fare prodigi.
Allorchè nel 303 d.c. scoppiò in tutto l’impero romano, la persecuzione di Diocleziano contro i cristiani, Vito era già molto noto nella zona di Mazara del Vallo. Un giorno Vito venne rintracciato dai soldati di Diocleziano, che lo condussero a Roma dall’imperatore, il quale saputo della fama di guaritore del ragazzo, l’aveva fatto cercare per mostrargli il figlio, coetaneo di Vito, ammalato di epilessia, malattia che all’epoca era molto impressionante, tale da considerare l’ammalato un indemoniato. Il ragazzo veniva evitato da tutti e l’imperatore gridava disperato: “Chi potrà salvarmi da questo demonio?” Quando Vito vide il ragazzo gli si avvicinò e lo toccò. Poi gli disse: “Io ho un amico per te”. E il ragazzo smise di rantolare, si alzò in piedi e lo abbracciò. Infatti non era più solo ora.