La’ dove guardava Gaudi’

Quando lo scrittore Luca Doninelli gli ha chiesto che cosa significa aver incontrato Cristo nella pietra, lo scultore giapponese Etsuro Sotoo ha risposto: 

«La pietra è un materiale, mi ha portato in Europa. Sono giunto in Spagna alla ricerca della pietra, sono arrivato alla Sagrada Familia senza sapere cosa fosse. La pietra non si muove, per questo mi sono mosso io.

Come diventa madre una donna? Sono i bambini che fanno diventare madre le donne. I bambini non sanno parlare, ma le mamme cercano di capirli. Le pietre mi hanno fatto scultore.

Per scolpire le pietre bisogna amare gli strumenti, poi la pietra. La pietra non parla, ma ha il potere, come i bambini, di cambiare il mondo, come ha cambiato me. Questa è la base della fede.

Se tu cerchi la verità, qualsiasi materiale può portarti dove devi andare. La pietra mi ha aiutato ad arrivare in Europa, ma quello che cercavo io era la verità».

Nato nel 1953, dal 1978 lavora a Barcellona alla Sagrada Familia. Nel 2000 ha completato la facciata della Natività realizzando quindici angeli.

Da anni è divenuto il direttore dei lavori. Pochi anni fa si è convertito ed è stato battezzato con il nome di Luca Michelangelo, proprio perché san Luca è il patrono degli artisti.

Sotoo deve tanto alla pietra, che gli ha permesso di andare oltre la pietra per vedere cosa vi si trovasse, ma anche ad un maestro, Gaudì, il grande scultore della Sagrada Familia. Nel tempo lo scultore giapponese ha capito che non doveva guardare Gaudì, ma guardare là dove guardava Gaudì.

«Gaudì» dice Sotoo «è il migliore maestro, perché ha adattato le sue opere al cliente, ha cercato di rendere felice il cliente. Per questo le sue opere sono così diverse, perché i suoi committenti sono molto differenti tra loro. Il cliente della Sagrada Familia è Dio stesso e Dio è per tutti.

Per questo Gaudì pensava di dover dare di più per accontentare Dio. Non doveva pensare che il tempo passa e che lo spazio è limitato. Tutto ciò che c’è ce l’ha regalato Dio. Non è il tempo che passa, siamo noi che passiamo. Questo è cogliere il massimo di quello che Dio ci ha regalato. Noi dobbiamo approfittare del tempo e dello spazio per far ritornare a Dio la bellezza che Lui ci ha regalato, questo è quello che ha voluto fare Gaudì».

Tratto da «Nella pietra ho trovato il volto di Cristo» di Giovanni Fighera -18-10-2011