Tra pochi giorni, Francesco comincerà con una nuova ditta. Cinquantasei anni, sposato e con due figli, Sara e Lorenzo, è progettista meccanico dal 1980. Ha conosciuto la Spei grazie ad Enzo ed al libro Credere nel cambiamento, sul suo luogo di lavoro, a Casinalbo, dove le acque non erano più buone per lui da una decina di anni.
Come e quando hai conosciuto la Spei?
L’ho conosciuta precisamente un anno fa, mentre lavoravo alla [Pragma] di Casinalbo. Mi telefonava spesso uno dei vostri commerciali, Berardi, che riuscì a strapparmi un appuntamento. Ricordo che mi parlò dei vostri clienti storici come System e CNH e della formazione continua fate sui vostri dipendenti. Mi parlò anche della sua storia personale, dagli anni di disoccupazione al nuovo lavoro di commerciale. Non avevo un lavoro da offrirvi, la mia ditta lavorava quasi mai con esterni, così dissi di no anche a lui. Dopo quell’incontro rimossi completamente il nome della Spei fino a quando, a dicembre, sei mesi dopo, arrivasti tu in ditta per portarmi come regalo natalizio il libro “Credere nel cambiamento” e una bottiglia di aceto. Scoprii così che lavoravi per la stessa ditta di Berardi. Ti ringraziai e mi ripromisi di leggerlo durante le vacanze.
Ti è piaciuto?
Mi è piaciuto moltissimo, mi ha intrigato. L’ho passato anche al mio capo, il quale lesse una riga ma si addormentò. Dopo l’Epifania telefonai alla Spei per ringraziare personalmente Stefano del libro e dell’aceto balsamico. Fissammo un appuntamento e venni ad incontrarlo nel suo ufficio. Mi sono seduto sulla “famosa sedia” con la madonnina davanti e abbiamo parlato un bel po’. Mi ha chiesto tutta la storia della mia vita lavorativa… Se hai bisogno di appunti, lui ha preso nota di tutto!
E della tua vita personale hai parlato?
Di sfuggita. Fu soprattutto Stefano a parlarmi della sua, del suo strano percorso di conversione, da non praticante a persona molto religiosa, senza però entrare troppo nei dettagli: cosa gli sia scattato non me l’ha detto. Probabilmente sono cose che scattano e basta, non si spiega neanche il perché. Dopo un po’ mi chiese: «Ma lei cosa sta cercando? Un lavoro?». Il lavoro l’avevo già, anche se non sapevo ancora per quanto, così risposi: «Sto cercando il “mio” lavoro». Poi il colloquio finì. Giorni dopo mi richiamò Berardi, probabilmente suggerito da Stefano, o da te. Qualche mese dopo, agli inizi di aprile, cominciava a ventilare la possibilità del mio licenziamento e della messa in liquidazione dell’azienda: due settimane dopo avevo già una lettera di dimissioni in mano, propenso a passare un’altra “estate lunga” di ricerca di lavoro. Cominciai a mettere qualche annuncio, ma con poca speranza, rassegnato a prendere l’ASPI e ad aprire una partita iva dal 2016, più semplice per trovare un lavoro. Proprio in quei giorni, in palestra, un amico mi disse di aver appena assunto un ex dipendente della Cismac, dicendomi che lì, probabilmente, si era liberato un posto. Mandai il curriculum quella sera stessa, e il giorno dopo mi richiamarono per un colloquio. Proponevano proprio il “mio” lavoro, quello che avevo fatto tanti anni fa e che volevo rifare.
Il disegnatore meccanico?
Il progettista, quello che fa la macchina da zero. Soprattutto mi interessavano proprio le loro macchine automatiche, i loro robot di pallettizzazione… Cose che avevo già visto in passato, un settore nel quale sarei proprio voluto tornare. In quel momento mi è tornato in mente Stefano, quando mi aveva chiesto cosa cercavo.
Sei stato subito assunto?
No. Dopo il primo colloquio ho parlato col direttore commerciale della Cismac, disse che avrebbe spinto per farmi assumere al più presto. Dopo mi fece compilare un questionario di duecentosessantacinque domande del tipo “mangi in fretta?” per vedere “in testa cosa c’hai”. Giorni dopo mi contattò una dottoressa psicologa dello studio GR di Modena, un ufficio di selezione e formazione del personale, e due settimane dopo quel colloquio, nella prima settimana di maggio, la Cismac mi richiamò per la firma del contratto.
Che tipo di contratto?
Un determinato di sei mesi, non tre, con opzione probabile al tempo indeterminato, grazie alle nuove leggi sulle “tutele crescenti”. Comincio venerdì, tra quattro giorni. Si parte per questa nuova avventura!
Cosa ti ha intrigato del libro e della Spei?
Mi ha intrigato il fatto che Stefano, non so per quale motivo, riesce a collocare la gente anche se non è capace di fare un lavoro; non so se sia una persona illuminata. Poi mi ha intrigato anche la tua storia: prima di conoscere la Spei andavi in giro brancolando a destra e sinistra, fino a trovare una strada. Sostanzialmente quello.
Hai creduto all’affidamento mariano di Stefano e della Spei?
Ci ho creduto. Fin da giovane ho sempre avuto un po’ di diffidenza verso queste cose, si fa fatica a credere per sentito dire, c’è bisogno di esperienza. Però, anche per vie traverse, si arriva sempre alla Madonna o a Gesù: abbiamo intorno un’energia intelligente, che si manifesta in personalità del genere. È un fatto che le cose avvengono. Anni fa ho letto un libro di Gregg Braden, un ex scienziato della NASA, che s’era messo a studiare trasversalmente le varie religioni: nella sua opera “La tecnologia della preghiera” diceva che siamo tutti collegati spiritualmente, l’uno con l’altro. Sosteneva che è quasi scientificamente provato che la preghiera funziona, un qualcosa più scientifico che religioso. Io credo che ci siano certi fenomeni, certe energie attorno, e che certa gente sia spiritualmente più avanti di altra. Bisognerebbe fare pratica della preghiera.
Per preghiera, Braden intende “qualcuno che chiede” e “qualcun altro che ascolta” e magari esaudisce?
Braden pone Dio al centro, ma non fa discorsi teologici come quelli di Mancuso, che va di moda oggi, ma che è troppo profondo tanto da non farsi capire… Bisognerebbe intervistarlo per capirlo. Comunque, ho capito che abbiamo grandissime potenzialità umane, alcuni come dono, altri che non riescono a tirarle fuori, altri ancora che non sono proprio interessati. Il succo del discorso è che pregare in due funziona più che pregare da soli: il gruppo di preghiera funziona molto di più, indipendentemente da quale religione si professi, dalla Messa cattolica alla preghiera dei monaci tibetani, alla “Meditazione sui cuori gemelli”, incentrata sulla preghiera di san Francesco, che tempo fa praticavo assiduamente.
Credi ci sia un rapporto tra il nuovo lavoro e il tuo passaggio per la Spei?
Io penso che ci sia una relazione tra la domanda che mi ha fatto Stefano nel suo ufficio e quello che mi è successo dopo. Forse c’è un filo impercettibile, un filo di lana, un filo di seta, che collega le due cose.
Pensi che arriverai tranquillo alla fine dei primi sei mesi in Cismac?
Penso di sì. Dopo averne viste tante…
23/06/2015