Lorenzo

Venerdi 9 Marzo è venuto a trovarci Lorenzo amico di Maria Pia e ha voluto darci la sua personale versione di Medjugorje.

Correva l’anno 2003.

Un anno cruciale per la mia vita, impossibile dimenticarlo.

È difficile riuscire a spiegare bene a parole lo stato d’animo che mi accompagnava durante quei mesi difficilissimi, in cui una crisi di coppia andava a sommarsi ad un grave problema economico, da cui pensavo di non poter più uscire indenne.

Il bar che la mia compagna portava avanti ormai da anni era infatti in piena crisi, e il garante di quell’esercizio commerciale ero io, che, pieno di fiducia e di speranza, oltre che di affetto per lei, non avevo esitato a salvaguardarlo dal punto di vista economico.

Ero dunque io la persona che andava incontro a tutti i rischi che sarebbero potuti sorgere nei momenti di vera difficoltà, ed ero quindi io che in quel momento dovevo far fronte alle richieste delle banche che mi chiedevano spiegazioni, ovviamente in termini di moneta sonante.

Il rapporto con la mia compagna andava inesorabilmente disgregandosi, avevo la sensazione che il mondo mi crollasse addosso, non ce la potevo fare. Ero in un tunnel, e l’uscita era di là da vedere. Le giornate erano incubi, e i pensieri dei macigni che mi opprimevano sempre di più.

Dove non potevano arrivare i farmaci a darmi un effimero sollievo, cercavo di arrivare con le droghe leggere: un modo facile e alternativo con cui cercare di dimenticare la realtà e crearmi un presente diverso, come dire, meno nebuloso.

La mia famiglia non c’era più, la stabilità economica di un tempo era solo un bel ricordo: all’ordine del giorno ormai c’era solo una continua lotta con i debiti, le banche, gli avvocati.

La chiave di volta, però, c’era, anche se in quel momento non ci avrei scommesso: e aveva un nome, ed un volto. Lo avrei scoperto pian piano, nel tempo.

Ermes, mio caro amico, non mi aveva mai lasciato solo con i miei problemi, e in un periodo così buio e tetro, mi ha proposto-imposto di seguirlo in un viaggio organizzato a Medjugorie, in pellegrinaggio con un gruppo di fedeli.

Ero scettico, a dir poco infastidito all’idea di mettermi in viaggio in pullmann per ore e ore a contatto con sacerdoti e credenti che, chissà, avrebbero forse pregato lungo l’intero lunghissimo tragitto. Trascinato quasi a forza da Ermes sono però salito su quel pullmann, che di lì a breve Padre Felice, manco a dirlo, ha esortato a pregare e meditare, in vista dell’arrivo a Medjugorie.

Inutile stare a descrivere le mie sensazioni in quei momenti: il lungo viaggio, i pensieri cupi, la spossatezza, la sistemazione in albergo, la prima visita al santuario. Ero ancora molto scettico, sempre più convinto che stavo continuando a sprecare del tempo prezioso, convinto di trascinarmi dietro i miei gravi problemi da cui difficilmente sarei potuto venir fuori.

Eppure in quei giorni cominciavo a sentirmi pervaso da una stranissima sensazione, molto simile al sollievo e alla “guarigione”; mi sembrava che qualcosa stesse avvenendo dentro di me, senza quasi che me ne rendessi perfettamente conto.

E così, nell’ultimo giorno di visita, mi trovavo di fronte alla Croce Blu: in quel momento si è compiuto tutto, in quell’attimo ho visto la Luce.

Caduto in ginocchio e piangendo a dirotto, ho sentito che il nodo in gola che avevo da lunghi mesi cominciava a sciogliersi, e il mio cuore si riempiva inaspettatamente di una serenità senza eguali; continuava il mio pianto di liberazione, e con le mani afferravo la gamba di Ermes, stringendola sempre più forte.

Non capivo cosa stesse accadendo, qualcosa di grande stava cambiando la mia esistenza: ho cominciato a credere che la folla immensa di fedeli che facevano visita alla Madonna non era un caso.

Maria era lì con me: non dovevo temere più nulla, avevo l’obbligo di essere fiducioso nel mio presente, e soprattutto nel mio futuro. Ce l’avrei fatta, tutto si sarebbe risolto, ora che il mio cuore aveva avuto finalmente la possibilità di aprirsi e di accogliere la grande Consolatrice…”

Corre l’anno 2012.

Lorenzo è qui, nell’ufficio Spei a Modena, sorridente, e apparentemente sereno.

Partecipa alla consueta riunione del venerdì con sguardo fiero, è venuto a portare la sua testimonianza sua sponte .

Ha risolto tutti i vecchi problemi, che ormai sono solo un brutto e lontano ricordo. Ha trovato nella fede una riposta a tutti i suoi interrogativi. Ha le idee chiare e non esita a raccontare la sua storia, cerca di infondere nel prossimo la speranza di cui è stato colmato durante quel viaggio a Medjugorie.

Un viaggio che gli ha cambiato la vita per sempre, spalancandogli le porte del sorriso, della tenacia e di un futuro radioso.