Missione – Inizio

Negli anni scorsi osservando il mercato del lavoro e il personale che attraverso di noi è stato introdotto, abbiamo avuto questo pensiero:

il mondo del lavoro non è che il terreno in cui si attua la nostra speranza di vita.  

E’ primario per noi quindi che il personale proposto debba incarnare per il cliente questa speranza e debba trasferire questa sensazione alle persone che incontra. 

Ma la frase sopra esposta a ben vedere richiama a più di una responsabilità per chi come noi ha vissuto e vive le incertezze del mondo del lavoro.

E’ innanzitutto responsabilità verso i giovani in cerca di occupazione, i quali, in un ambiente ormai completamente privo di sicurezze, manifestano il bisogno di trovare chi creda in loro e dia loro gli strumenti per costruire la speranza certa, quella che realizza concretamente il loro futuro.

E’ responsabilità verso i meno giovani che trovano nel lavoro insieme ai giovani la vittoria sull’obsolescenza.

E’ responsabilità verso gli immigrati che sommano alle predette richieste quella di essere innanzitutto accettati.

E’ responsabilità verso i diseredati e gli abbandonati , che più degli altri hanno conosciuto la sofferenza della solitudine.

A tutti questi, senza neanche conoscere le effettive capacità e prima ancora di avere già in mano un lavoro a loro adeguato, la SPEI ha offerto l’accoglienza nella propria struttura. 

Ma ha poi chiesto di credere che, se questo è possibile, lo è perché lassù Qualcuno li ama.

All’inizio la maggior parte ha aderito con un certo scetticismo, ma oggi notiamo che ognuno di loro guarda sempre più spesso lassù, ogni qualvolta deve intraprendere una nuova azione nella propria vita. 

E questo grazie anche a voi che avete saputo credere. 

Credere cioè che quello che veniva a bussare alla vostra porta quella mattina non era un oggetto, non era una prestazione, ma era prima di tutto una persona.