Niente potrei desiderare di piu’ sulla terra

Alla radice di ogni vocazione cristiana c’è questo movimento fondamentale dell’esperienza di fede: credere vuol dire lasciare se stessi, uscire dalla comodità e rigidità del proprio io per centrare la nostra vita in Gesù Cristo“, ha detto Papa Francesco.

Ma io aggiungerei che la nostra vita prende la direzione verso Gesù Cristo, è un tendere a Lui, un andare per incontrarLo.

Una volta incontratoLo, Lui, il nostro Dio, che ci è venuto a cercare e di cui dubitavamo l’esistenza, subito scompare e noi cominciamo a metterci in moto per ritrovarlo. Lo cerchiamo dovunque, dovunque chiediamo di Lui, se qualcuno l’ha visto passare di lì, vogliamo incontrare qualcuno che l’abbia conosciuto come noi. E se incontriamo qualcun altro che non sa nemmeno chi sia, subito cerchiamo di raccontargli la meraviglia del nostro primo incontro e la gioia che ci è rimasta dentro da allora.

E’ un cammino per il quale siamo disposti a soffrire e senza questa sofferenza non potremmo provare agli altri che quella gioia, che abbiamo sempre, è di gran lunga superiore. Tutte le vocazioni sono messe alla prova dalla sofferenza per essere come dice S.Paolo “bruciate in un crogiuolo” dove rimarrà solo l’oro della fede. Tutto solo per dimostrare che Dio è gioia e altra gioia non c’è.

Cerchiamo Dio per trovarlo e troviamolo per cercarlo ancora, diceva S.Agostino. 

E poi teniamolo tra le braccia come fece sua Madre, stretto che non ci scappi più : Niente potrei desiderare di più sulla terra, che tenere stretto il mio Gesù. (Cantata BWV 123)