La visione del diluvio secondo Aronofsky ripropone l’impossibilità per l’uomo di liberarsi del male. Cos’è il male? Un sentimento intimo nell’animo dell’uomo, volto a provare piacere a discapito del prossimo e cui dare voce significa sceglierlo.
Aronofsky allarga la dimensione biblica che condensa il diluvio in poche pagine, confinato ad una punizione esemplare per il degrado dell’umanità, facendone un disperato tentativo dell’uomo giusto di liberarsi dal senso di colpa del peccato originale.
Bellissima la scena degli angeli di luce gettati sulla terra e che la terra imprigiona sotto forma di rocce incandescenti e parlanti: sono i Vigilantes, esseri spirituali costretti ad una dimensione materiale. Anche loro lasciati soli a soffrire su una terra ormai inaridita, per aver voluto accompagnare l’uomo in questa caduta. Dio ora è in silenzio e non sembra ascoltare le suppliche dei condannati.
Noè conosce la missione in una visione notturna e sacrifica tutto per essa. Ma per capire il volere di Dio ha bisogno di aspettare il sole dopo la tempesta. L’amore per le neonate nipoti gli aprirà gli occhi alla gloria di Dio.
Un tema caro a Aronosky è la metamorfosi del corpo in conseguenza delle ferite della vita. E’ normale che la dimensione biblica possa dunque essere di interesse per il regista americano di origini ebree. Il male infatti trasforma l’uomo anche negli aspetti esteriori. E Aronofsky è bravissimo nel dipingere i volti degli antagonisti ora identici quando sono accecati dall’odio della lotta, ora diversi quando sono sorpresi nell’intimo dei loro pensieri.
Una menzione particolare merita anche A.Opkins a suo agio in una recitazione pienamente teatrale, abile a lasciare nello spettatore una sorta di ambiguità della figura di Matusalemme.
Ma c’è a mio parere nella descrizione di Aronofsky un’approfondimento interessante sul ruolo della donna, ruolo che la Bibbia ritiene secondario, ma che secondario non può essere. Eva aveva indicato ad Adamo una strada di peccato ma anche di verità. Questa verità sembra inaccessibile a Noè. Ma ora sia la moglie di Noè, sia la nuora indicano la strada della salvezza, illuminandolo sulla necessità di una scelta interiore e personale, perché un uomo anche giusto e irreprensibile come Noè non può conquistare da solo il Paradiso, cioè il contatto e la comunione con Dio, se non si manifestano in lui pietà e perdono. E solo la donna, con la sua maternità, può farglielo capire.