Padre Constantin è il parroco della comunità degli Ortodossi rumeni, celebra la Messa ogni domenica mattina nella chiesa di San Bartolomeo a Modena. Lavora da alcuni anni a Porta Aperta, un edificio diocesano che accoglie i poveri. Alla Spei ha portato Oana e Cornel…
Come ha conosciuto la Spei?
Ho conosciuto Stefano otto o nove anni fa nel Duomo di Modena, entrambi facevamo parte della corale. Dopo abbiamo avuto diversi incontri, il primo nel suo ufficio. Rimasi meravigliato quando entrai: c’erano dappertutto icone e madonne. Sapevo che era un uomo di fede, che fa tanto bene alla gente: quando sono entrato lì ho pensato “Ma questa è una chiesa!”. Un ufficio molto bello, la gente molto attaccata a lui. Un giorno Stefano portò la sua squadra Spei per fare volontariato con me a Porta Aperta, la Caritas diocesana, fuori dagli orari di lavoro.
Come mai arrivò alla Spei?
Mi ha chiamato Stefano, voleva che vedessi dove lavorava, prendere un caffè insieme. Parlammo un po’ della sua conversione – anche se non si può chiamare conversione, perché lui era già un uomo di fede: è dopo il suo incontro con la Madonna a Medjugorje che è cambiato qualcosa in lui. Faceva del bene anche prima: mi ha presentato un ragazzo [Aziz] dicendomi che sarà l’ultimo ad andare via dalla Spei: <<Se non avrò niente da fare, se dovrò chiudere, Aziz sarà l’ultimo, perché me l’ha mandato Dio>>. Mi spiegò come lo conobbe. Gli fece fare delle fotocopie: mille, duemila, diecimila, lui stava lì come una macchina a fare delle fotocopie. Capì che quel ragazzo voleva lavorare, e dopo le cose cambiarono per lui, cominciò a lavorare sul serio. Ha lavorato lì anche una nostra ragazza, [Oana]…
Una bella ragazza…
Tutte le rumene sono belle, non ce n’è una brutta, è una certezza [ride, ndr]. Presentai Oana a Stefano, e pure [Cornel], che era il mio sagrestano: pensavo che entrambi potevano essere adatti a lavorare alla Spei, una in quanto ingegnere, l’altro già bravo con i disegni tecnici.
Ha mandato due persone che potevano essere capaci di stare in uno studio tecnico…
Sì sì, certo. Dopo iniziai a mandare persone di fede.
Stefano parla molto della Provvidenza.
Stefano crede nella Provvidenza.
Secondo lei, alla Spei agisce molto la Provvidenza?
Io direi di sì, perché quando manca qualcosa e tu credi in Dio, Dio te la manda. Ma devi credere profondamente, credere come dice il Vangelo: <<Se credi che quella cosa si farà, si farà di sicuro>> – se sarà per il tuo bene spirituale, per la tua salvezza. Non credo che nei problemi di lavoro non dobbiamo tener conto della Provvidenza: dobbiamo tenerne conto. Chi credi che abbia fatto incontrare Aziz con Stefano? Dio l’ha mandato. Chi ha fatto incontrare me con Stefano? Un giorno Stefano mi disse che dobbiamo dare l’opportunità ai ragazzi di sentirsi utili, perché sentirsi inutili non va bene, respirare ma sentirsi un peso. Basterebbe un lavoretto, qualcosina, anche un volontariato non pagato per dare una mano. Fare un orto, per esempio: magari l’orto non serve in sé, ma serve a chi lo lavora, gli dà la dignità.
È indispensabile Dio in questo discorso?
Io direi di sì, perché Dio ti manda solo segnali positivi. Non ti manda segnali negativi. Tutta l’idea della Spei è un segnale positivo: da dove è venuta questa volontà di fare per la gente?
Si può far sentire la gente utile, metterla a coltivare un orto, anche senza parlargli di Dio.
No. Anche quando facciamo le cose buone, noi non sappiamo che Dio è lì, non ce ne accorgiamo: ma Dio è lì. Noi facciamo il lavoro di Dio: noi non parliamo del lavoro di Dio, noi non lo mettiamo nella frase, ma facciamo quello che ci comanda. Lui ci dice: <<Fagli fare qualcosa>>, ci manda l’idea: <<Non sarebbe bello fargli fare il mio orto, e dopo dargli qualcosa, per non lavorare per niente>> E dopo l’orto gli do da mangiare. Tutte le cose positive, le cose buone, da dove vengono? Perché la nostra anima è collegata con Dio, dal nostro battesimo, come se fosse un filo elettrico. Tante volte non ce ne accorgiamo: a Porta Aperta vengono tante persone, più di trecento all’anno, a fare i volontari. Gli ho chiesto perché lo fanno, tutti rispondono <<Perché sto bene con me stesso>>. È una risposta molto bella: <<Sto bene con me stesso perché ho fatto qualcosa per gli altri>>. Ma chi ti ha dato l’idea di fare questa cosa? Perché stai bene con te stesso? Perché compi un comandamento di Dio, anche se non te ne accorgi – e non te ne devi accorgere, perché se te ne accorgi diventi orgoglioso, potresti sentirti in credito con Dio: fallo e basta, e così fa Stefano. Stefano ha preso Oana quando non le serviva, ha detto <<Vediamo, facciamo qualcosa con lei, facciamola sentire utile>>.
Se fa così con tutti, la ditta rischia di chiudere?
Sì, non può farlo con tutti. Per questo Stefano mi diceva che se tutte le ditte prendessero una, due persone, tutti lavorerebbero – anche per un piccolo stipendio: due o tre ore al giorno, che è più di niente: un part time, un contratto a chiamata, hai diverse possibilità. Puoi farlo lavorare, fargli fare qualcosa. A Stefano dicevo che il volontariato va bene, va molto bene, ma deve essere vero volontariato, quando la gente lo “vuole” fare: se uno non ha niente e i suoi bimbi piangono a casa e non ha niente da mangiare…
Bisogna pagare…
Sì… Il volontariato va fatto quando abbiamo quello di cui abbiamo bisogno. Se i nostri bisogni sono coperti – bollette, casa, cibo: il minimo necessario – dopo possiamo parlare di volontariato.
Stefano dice che bisogna fare volontariato anche quando non si è sicuri di pagare le bollette.
Sì, perché “attira” Dio. Dio diventa “un po’ in debito” con chi fa del bene quando è nel bisogno. Un padre della Chiesa ortodossa rumena, un ebreo convertito, Nicolae Steinhardt, diventato monaco nel monastero di Rohia di Maramures, diceva così: <<Offrendo riceverai>>. Diceva: <<Cosa devi offrire? Quello che hai in più? Lo possono fare tutti. No. Devi offrire quello che ti serve: offri quello che non hai, e Dio te la darà. Ma se non l’ho, come posso offrirla? Prega, il Signore te la darà – quando arriva il tuo turno>>.
Queste frasi le ha mai dette a Stefano?
No.
Non gliele ha mai dette?
Non gliene ho parlato mai.
La Spei ragiona proprio come Padre Nicolae. È piccola, ma se arriva uno cui non si ha da dare lavoro né soldi, gli fa fare qualcosa comunque, dicendogli: “Ti pago poi, vedrai che Gesù ti manda i soldi”. E Stefano ha sempre detto che un pagamento arriva sempre.
Non lo sapevo, ma è l’idea di Stefano, anche se non credo che lui abbia letto Padre Nicolae.
Lei deve andare a fare la preghiera?
No, tranquillo. Il Capo non ritarda mai [ride].
Cerca di fare anche nella sua vita, nella sua parrocchia, l’esperienza di “offrire quello che Dio darà”?
Assolutamente, lo dico a tutti nella parrocchia: <<Fate così, Padre Nicolae non ha detto per niente questa cosa>> – perché non è la sua idea: io dico sempre che quando ci viene in mente una idea buona, non è la nostra idea, non è la nostra intelligenza: intelligente è Dio, tu sei un ricettacolo, tu prendi quello che Dio ti manda. Un nostro grande professore, se non sbaglio Andrei Plesu, diceva che gli dava fastidio sentire le frasi “creatore di un’arte”, “questo signore ha creato questo oggetto meraviglioso”… Creatore? Ma Creatore è uno soltanto: costui è solo un assemblatore. Creatore è chi crea una cosa dal niente! Gli si potrebbe obiettare <<Sì, ma l’idea è la sua>>: stupidità, l’idea è di Dio.
Diceva di aver incontrato Stefano alcune volte oltre al coro e all’ufficio…
Sì, ci parlavo per strada, di notte, dopo le prove del coro. Fa piacere parlare con Stefano perché è praticamente circondato dalla Madonna. Mi auguro che lui non farà mai un passo senza prima chiedere alla Madonna se deve o non deve farla. Perché lui faceva così. Una volta mi disse che i due ragazzi che gli ho portato [in realtà] non li ho portati io: <<No Stefano, li ha portati la Madonna, non te. Potevi volere, pensare, ma non era il tuo pensiero>>. Lui era tanto agganciato alla Madonna… Direi che è più mariologico che cristologico, più attaccato alla Madonna – non che non sia attaccato al Cristo, che la Madonna ha partorito, ma più agganciato alla Madonna. E ho visto una cosa non strana, ma che mette un segno di domanda: la gente italiana e rumena è più attaccata alla Madonna che a Cristo, e ciò ha una spiegazione molto profonda: perché la Madonna è 100% umana, la Madonna è 100% mamma. E come madre, ci capisce – non che Dio non ci capisca, Dio ci capisce – come Madre…
Abbiamo più confidenza…
Confidenza, sì. Possiamo parlarle come a nostra mamma – anche i figli hanno più confidenza con le madri che con i padri. La mamma ti sta coccolando… E così fa anche la Madonna. Io dico questa cosa e credo questa cosa: come popoli assomigliamo straordinariamente. Sia il popolo italiano che il popolo rumeno hanno un culto per la Madonna straordinario, non l’ho visto così da nessun’altra parte. Pregano per la Madonna, dicono i rosari, perché la Madonna intercede presso suo Figlio – non che non possiamo andare a chiedere direttamente a Gesù, ma come chiede una mamma a suo figlio credo che non possa chiedere nessun altro. Questa è la ragione, credo, perché Stefano è cambiato tantissimo dopo Medjugorje: non possiamo dire che lui prima non era credente, lo era come tutta la gente, ma dopo quel pellegrinaggio ha indirizzato la strada verso la Madonna.
23/09/2014