PARLARE CON DIO E’ FONDAMENTALE

Paolo è nato nel 1994 a Bologna, dove i suoi genitori lavoravano in un istituto psichiatrico. Nel 1996 sua madre vinse un concorso come infermiera a Villa Igea, e così la sua famiglia si trasferì a Modena. Diplomato al Corni professionale nel giugno del 2014, Paolo è arrivato alla Spei lo scorso ottobre per imparare il disegno meccanico. Ora è canalista in una piccola ditta di Modena.

Come sei arrivato alla Spei?

C’era già stato mio padre [Giuseppe Mingolla] un anno fa, per trovare lavoro. Ne trovò uno nel giro di una settimana, alla CNH, fino al 30 settembre 2014. Dopo quel lavoro, di nuovo disoccupato, tornò alla Spei per richiedere aiuto: parlò di me a Stefano, che volle conoscermi.

Com’era la tua situazione?

Era ottobre. Mi ero diplomato a fine giugno ed era da poco più di un mese che stavo cercando un lavoro. Facevo tanti colloqui, ma nessuno andava a buon fine.

Comunque non eri disperato.

No, assolutamente no. Ero appena uscito da scuola, me l’ero presa comoda: avevo vent’anni, e tutto il tempo per trovare un lavoro. Comunque ancora non trovavo niente.

Come andò il colloquio?

Bene, Stefano mi ha chiesto cosa mi sarebbe piaciuto fare di lavoro nella vita, se giocavo a calcio o praticavo altri sport. Mi parlò di cosa si faceva alla Spei e gli dissi che il disegno meccanico non mi piaceva tantissimo, tra l’altro ho pochissima dimestichezza col computer, è una cosa che non mi interessa. Secondo lui potevo comunque essere in grado di cominciare come disegnatore, così due giorni dopo iniziai.

Chi ti faceva da tutor?

La prima settimana Gianluca [Torracca], dalla seconda in poi Andrea [Fili], quello che ha la mia età. Cominciai con il programma Inventor, anche se non mi piaceva un granché. Era comunque un’opportunità lavorativa che non potevo sprecare.

Stefano ti mise sotto contratto?

No, ma mi spiegò che se fossi diventato un disegnatore a tutti gli effetti, nel giro di tre mesi me lo avrebbe fatto.

Cosa hai pensato?

Ero già nell’ottica che in tre mesi sarei diventato un disegnatore. Infatti cominciai a chiedere esercizi sempre più difficili ad Andrea, perché volevo apprendere sempre più, formarmi al meglio.

Poi cosa è successo?

Una settimana dopo che avevo cominciato con voi, avevo parlato con un signore, il mio attuale datore di lavoro in una ditta di canali di ventilazione dell’aria. Siccome era un ramo che mi interessava, mi ero fatto avanti: mi sento portato per i lavori manuali più che per quelli di ufficio. La prima volta il signore mi disse che erano al completo, poi dopo un mese mi chiamò perché voleva assumermi: era il 5 di novembre. Esattamente il 9 cominciai col nuovo lavoro con un contratto di tre mesi. Successivamente me ne ha fatto un altro di sei mesi, che scade il prossimo 30 settembre.

Ti piace il lavoro?

Sì, mi trovo molto bene. Siamo una piccola ditta di sette persone, compreso il titolare. Io sono il più giovane…

Della Spei cosa ti è piaciuto?

Il contesto di essere tutti insieme, tale per cui ognuno è libero di parlare tranquillamente dei propri problemi, dal momento che viene sicuramente ascoltato.

Succedeva spesso?

Nel periodo in cui c’ero io quasi nessuno lo faceva, tranne mio papà, che cercava lavoro ed era molto giù di tono. Mi piacevano le persone in ufficio, tutte brave persone, per quel che ho visto: mi ci trovavo bene, soprattutto con [Dinu] e Andrea, che erano miei coetanei, con loro mi trovavo meglio a parlare. [Solo le due sorelle mi stavano antipatiche, davano l’impressione di essere acide, e che non avremmo potuto mai condividere niente; soprattutto con Susanna.]

Cosa pensi del fatto della preghiera in ufficio?

Un po’ pallosa, però ci stava. Pesaresi è un grande come persona, specialmente per quello che fa, però l’idea di stare lì a pregare era un po’ pallosa, anche se lo facevo volentieri. Mi sentivo in pace con me stesso, ero libero di farmi un esame di coscienza. Pallosa ma allo stesso tempo mi prendeva.

Prima pregavi?

Prego a modo mio, credo in Dio, ma non mi reputo un vero cristiano: in chiesa non ci vado mai, prego poco, raramente. La cosa della Chiesa a me scoccia: non dico che sia un brutto posto, anzi, ma l’ho presa così.

È pigrizia?

Sì, chiamiamola così. Non mi prende…

Non ti manca la preghiera?

Beh, tuttora la faccio, a modo mio, ma la faccio. Non è che accantono la Chiesa. Poco tempo fa andavo spesso in una chiesa a fare un Segno della croce, perché mi sentivo di andarci: tre o quattro volte alla settimana ci andavo, e volentieri.

Potresti immaginarti una Spei senza la preghiera? O un Pesaresi completamente ateo a fare le stesse cose che fa?

Assolutamente sì. Io lo conosco e non è così, ma vedrei tranquillamente anche una persona atea a fare le stesse cose. Con tutto che Stefano mette la Chiesa al primo posto, però lo vedrei tranquillamente in grado di mantenere il ruolo che ha tuttora anche senza la Chiesa.

Grazie alle sue capacità?

Grazie alle sue capacità. È una persona che ci sa fare e dnl suo lavoro ci capisce. Credo che una Spei senza la Parola di Dio potrebbe andare avanti lo stesso, ma tanto meglio che c’è.

Perché tanto meglio?

È una cosa che aiuta. Ci sono un sacco di persone con i loro problemi, e il fatto di sfogarsi, parlare con Dio, avvicinarsi alla Chiesa, è fondamentale come cosa. Ti dico, la Spei potrebbe esistere anche senza parte religiosa, però le persone sarebbero completamente diverse da come sono adesso, sarebbe un’azienda a tutti gli effetti, dove si lavora e basta.

Quindi, in fondo, la Spei è così com’è e basta?

Sì, teoricamente potrebbe vivere anche senza da Dio, ma la Spei non è così.

[Il 30 settembre ti scadrà il contratto. Sei tranquillo?

Sì, senza essere presuntuoso. Lo dico per il feeling che ho coi colleghi e con il mio datore di lavoro e per i risultati che sto raggiungendo. Sono abbastanza tranquillo. Sono partito con l’ottica che fino a quando non mi fanno un contratto a tempo indeterminato, ogni giorno do il 110%.

E quando te lo faranno?

Continuerò a impegnarmi, ma senza l’ansia di dover sempre dimostrare di valere. Certo che oggi mi sto impegnando tre volte di più di quello che farei…]

Sei ancora in contatto con la Spei?

Sì, soprattutto con Andrea e Dinu, abbiamo un gruppo su whatsapp e spesso ci sentiamo. Poi ero venuto a Maranello, al Mabic, quando avete presentato il libro, lo scorso aprile. Mio padre invece è sempre in contatto con voi, per questo ogni tanto ho sentito Stefano. 

29/06/2015