Il giorno 21 aprile 2009 io e Stefano ci siamo trovati sotto casa sua alle ore 6:45.
Siamo partiti per questo viaggio di circa 300 km in direzione di Torino, il nostro obiettivo era quello di incontrare il sig. Alfredo T. del gruppo Fiat, questo signore in poche parole decide dall’alto a quali fornitori dare il lavoro.
Il viaggio é passato in fretta tra una preghiera e l’altra, quando siamo arrivati davanti ai cancelli Fiat io e penso anche Stefano abbiamo avuto quasi un senso di soggezione di fronte ad una azienda così grande che è il pilastro della storia dello sviluppo economico del nostro paese.
Dal di fuori l’azienda da l’idea d’essere un po’ degradata e mal curata ma all’interno si possono ammirare uffici meravigliosi dotati di tecnologie all’avanguardia.
Una volta entrati abbiamo aspettato qualche minuto nella hall degli uffici dove abbiamo potuto ammirare tutti i marchi giganteschi del gruppo Fiat appesi alle pareti, dopo qualche minuto è uscita una signorina che ci ha invitati ad entrare, dopo aver salito le scale ci ha accompagnati nel’ufficio del sig. T., che meraviglia, un ufficio spazioso dotato di un tavolo accessoriato con apparecchi per teleconferenza;
abbiamo aspettato qualche minuto fino a che non ci ha raggiunti il sig. T, che è arrivato chiudendo la porta dell’ufficio.
Bè diciamo che aveva tutta l’aria d’essere un dirigente, vestito molto bene, curato e con un buon modo di porsi, Stefano ha iniziato il discorso elencandogli le nostre referenze e le conoscenze che ha la SPEI nel suo bagaglio tecnico, intanto il Sig. Tafuri leggeva la cartellina con i documenti che descrivono la SPEI che ci portiamo sempre dietro.
Ad un certo punto lo ha bloccato e gli ha chiesto di raccontargli la sua storia, quella di Stefano intendo, la storia della sua vita, Stefano ha acconsentito senza esitare raccontandogli luci e ombre del suo passato, la sua conversione che lo ha reso oggi un uomo diverso, il suo nuovo modo di vedere la vita e anche appunto i suo nuovi parametri per la selezione del personale.
Pensavamo entrambi che da un momento all’altro ci buttasse fuori e invece no ci ha aperto la porta del suo cuore, l’espressione del suo viso è cambiata immediatamente e ci ha detto che prima del nostro arrivo era un uomo triste causa le brutte decisioni che doveva prendere ma dopo quello che gli aveva detto Stefano si sentiva molto meglio e che dopo la nostra visita non poteva essere l’uomo di prima.
Passato quest’ attimo di emozione ci ha detto che c’era qualcun’altro a Torino che era mosso dagli stessi nostri buoni propositi, chiedendoci se conoscevamo la Piazza dei Mestieri, noi ovviamente non la conoscevamo allora il Sig. T. ci ha organizzato un incontro con il direttore, ci ha congedati dicendoci che prima del nostro arrivo sapeva già cosa doveva dirci, cioè che per noi non c’era nessuna possibilità di lavoro ma dopo quell’incontro avrebbe fatto in modo di trovarcelo.
Intorno alle 10:30 terminato il colloquio siamo partiti alla ricerca di questo posto non conoscendo Torino e avendo a disposizione solo la guida Michelin è stato piuttosto difficile da trovare ma con l’aiuto di Dio siamo arrivati a destinazione, abbiamo parcheggiato l’auto proprio sotto a delle immagini Sante all’interno di una vetrina…
Dopo aver raggiunto l’indirizzo indicatoci da Tafuri siamo entrati in questa struttura ricavata da un palazzo che risalirà all’incirca a fine ‘800 con al centro una piazzetta e intorno si sviluppano tutti questi laboratori dove i ragazzi imparano appunto dei mestieri: pasticcieri, parrucchieri, cuochi, tecnici per la produzione della birra, grafici ecc..
La struttura è finanziata dalla comunità europea e inoltre ricavano degli utili anche dalla vendita’ dei prodotti che appunto i ragazzi producono e dai servizi che i ragazzi offrono, siccome all’interno della struttura vi è anche un pub aperto al pubblico di sera e un ristorante dove i ragazzi lavorano a pranzo e a cena.
Dopo aver fatto un giro panoramico della struttura accompagnati dal direttore siccome era ora di pranzo io e Stefano abbiamo pensato che era il caso di fermarci nel ristorante a mangiare qualcosa, e devo dire tra l’altro che si mangia molto bene.
Una riflessione è venuta fuori a pranzo, cioè la constatazione che nella struttura visitata non c’era neanche l’ombra di Cristo, certamente è stata una buona idea creare un ambiente che possa accogliere ragazzi da inserire nel mondo del lavoro, seguendo ogni step della loro formazione ma secondo Stefano la cosa importante è che questi ragazzi vengano su con l’insegnamento che ti può dare solo la parola di Gesù’.
Tornando verso Modena eravamo molto contenti perché Maria quel giorno ci ha dato la speranza…
In fede, Samir N.