Qualcosa di nuovo nell’aria

YALE, martedì, 29 luglio 2008 (ZENIT.org).- La ricerca di una base comune per promuovere la comprensione tra Occidente e mondo islamico è l’obiettivo di una conferenza organizzata questa settimana dall’Università statunitense di Yale alla quale hanno partecipato cristiani e musulmani.

L’incontro, ricorda “L’Osservatore Romano”, è il primo dialogo pubblico promosso dagli intellettuali musulmani del gruppo Parola Comune, che l’anno scorso ha lanciato un appello ai leader cristiani per un confronto fra teologi per promuovere la pace. 

Anche se la maggior parte dei partecipanti statunitensi è rappresentata da protestanti, sono presenti anche cattolici ed ebrei. I musulmani, sia sciiti che sunniti, provengono da ogni parte del mondo.

La conferenza si svolge a pochi giorni dal Congresso internazionale svoltosi a Madrid su iniziativa del re dell’Arabia Saudita Abdullah per facilitare il dialogo interreligioso. 

“Abbiamo rotto il ghiaccio della sfiducia fra Occidente e islam con questa iniziativa”, ha affermato Mustafa Ceric, gran muftì di Bosnia. “Nelle questioni mondiali di oggi, la norma non dovrebbe essere la ‘ragione più forte’, ma la forza della ragione”.

Il croato Miroslav Volf, teologo protestante di Yale che copresiede l’incontro, ha osservato circa questo e altri eventi svoltosi recentemente in Europa e in Medio Oriente per migliorare la comprensione fra cristiani e musulmani che “c’è qualcosa di nuovo nell’aria”. 

Il progetto Parola Comune è stato avviato nell’ottobre scorso da 138 guide musulmane e si basa sulla condivisione di due valori fondamentali: l’amore per Dio e quello per il prossimo.

“Nell’era moderna – ha spiegato Ibrahim Kalin, filoso di nazionalità turca e portavoce del gruppo – non abbiamo avuto niente di simile a questa esperienza, grazie alla quale persone di diversa formazione religiosa e culturale e di diverse etnie sono riunite in nome di valori come questi”. 

“La comune consapevolezza in questo caso è che noi abbiamo diversi linguaggi teologici ma il reale oggetto di riflessione è lo stesso. C’è un solo Dio ma noi ci avviciniamo a lui per mezzo di differenti linguaggi”, ha aggiunto.

Dopo un incontro a porte chiuse venerdì scorso fra sessanta teologi su come cristianesimo e islam considerano il concetto dell’amore per Dio e per il prossimo, i colloqui sono passati alla sessione pubblica – fino a giovedì -, alla quale partecipano circa 150 persone. 

Un aspetto rilevante della conferenza è la presenza degli evangelici, perché alcuni loro esponenti negli Stati Uniti sono molto critici nei confronti dell’islam, ritenuto una religione falsa e violenta. Altri leader, tuttavia, sono aperti al dialogo.

A questo proposito, John Stackhouse, teologo evangelico canadese, ha affermato che la problematica principale è che “gli evangelici vogliono convertire le persone e per l’islam il peggiore affronto che tu puoi fare è convertire un musulmano”. 

Anche se finora l’appello della Parola Comune non è stato rivolto agli ebrei, alcuni esponenti ebraici si sono uniti ai lavori.

 

“Se leader religiosi possono aiutare la politica a muoversi verso la pace – ha affermato Rabbi Burton Visotzky, del Seminario teologico ebraico di New York – questo è già lavorare per la volontà di Dio”.