Lo sgomento che prende i discepoli, all’ascoltare le osservazioni di Gesù sulla ricchezza quale ostacolo all’ingresso nel Regno – sgomento espresso nella domanda: «Allora, chi può essere salvato?» –, mostra quanto essi siano consapevoli della presenza di piccole “ricchezze” che tutti ci portiamo appresso, anche quando abbiamo accettato di seguire il Signore.
Guardando la comunità dei Dodici notiamo, infatti, che essi, malgrado tutti gli insegnamenti e gli esempi che hanno ricevuto da Gesù, rimangono spesso invischiati nei loro egoismi, da cui derivano le gelosie e le invidie che li dividono gli uni dagli altri.
Tuttavia, la risposta di Gesù, che sa guardare oltre l’immediato, apre i loro – e i nostri – cuori alla fiducia, perché “ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”. Tant’è che dopo la discesa dello Spirito Santo, gli Undici saranno finalmente capaci di lasciare veramente tutto: interessi personali, famiglia, patria e la vita stessa, per seguire Cristo e divenire, come lui e con lui, fondamento della Chiesa.
Questo ci rincuora e ci dà speranza, convinti che anche ai nostri giorni lo Spirito Santo darà a molti uomini e donne, a molti ragazzi e ragazze, il coraggio di lasciare letteralmente «case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi», per accogliere la vocazione missionaria, religiosa o sacerdotale e gustare così quel “centuplo” che è Gesù stesso, amato in un rapporto unico e profondo.
“Centuplo” dal quale non sono esclusi i cristiani sposati, i quali devono amare tutto e tutti sempre dopo Cristo e in Cristo, perché, dice Gesù ad ogni suo discepolo: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me»(Mt 10,37).
Dunque, solo l’amore di Cristo sa farci mettere al giusto posto ogni altro amore.
Tratto da : IL “CENTUPLO” È GESÙ CRISTO – Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio – ROMA, martedì, 21 agosto 2012 (ZENIT.org).