Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. 2 Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3 le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;..
La comunicazione dello Spirito non si realizza con un procedimento meccanico: occorre voler “prendere”, cioè decidere di stendere la mano per attingere alle ricchezze che Dio ha messo a nostra disposizione in Cristo.
In ciò appunto consiste la trascuratezza delle vergini stolte: “non presero con sé olio”.Non hanno continuato ad attingere alle sorgenti della grazia, pensando di poter vivere di rendita fino all’arrivo dello Sposo.
All’inizio sicuramente avevano attinto, ma poi non più, come si vede dalle loro stesse parole: “Dateci del vostro olio perché le nostre lampade si spengono” (v. 8). Adesso si spengono, ma prima erano accese.
Qui si inserisce il tema del ritardo dello Sposo. Col passare del tempo, l’entusiasmo iniziale può affievolirsi, e con esso la fedeltà allo Sposo, determinando una perdita di quota e un generale abbassamento di tono nella propria vita spirituale.
Cominciano le transazioni, le concessioni allo spirito del mondo, la sottovalutazione di certe situazioni apparentemente neutre, ma che dissipano lo spirito di orazione. La preghiera e la meditazione tendono così a superficializzarsi. E la luce della santità si affievolisce.
La parabola sottolinea però anche altri significati del ritardo dello Sposo. L’attesa cristiana è sempre caratterizzata da un ritardo: “Poiché lo sposo tardava” (v. 5). Inevitabilmente, l’azione di Dio nella nostra vita – e la possibilità di incontrarlo pienamente – non è mai modellata sui tempi e sui ritmi della nostra attesa.
Dal punto di vista umano, spinti come siamo dalle urgenze della vita quotidiana, e dalla nostra incapacità di sopportare le cose che contrariano e che contrastano con i nostri personali desideri, l’intervento di Dio è sempre in ritardo.
La nostra natura umana, inevitabilmente protesa verso soluzioni rapide, verso un bisogno incalzante di sollievo dai nostri pesi, verso un’impazienza, spesso non ci permette di capire gli obiettivi più alti e più nobili che Dio persegue nella sua misteriosa pedagogia, mentre noi cerchiamo mete più basse e meno costose.
Questo ritardo dello Sposo, produce un discernimento tra le vergini stolte e le vergini sagge. Se lo sposo fosse arrivato rapidamente, non sarebbe stato possibile individuare alcuna differenza tra le vergini che lo attendevano. Il suo ritardo risulta invece un banco di prova, dinanzi al quale viene alla luce la qualità dell’olio che alimenta quella lampada che si chiama santità personale. Il ritardo dello Sposo mette in luce la mancanza di santità di cinque di esse.
A questo punto, le stolte dissero alle sagge: “Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono” (v. 8). La risposta delle vergini sagge ha uno spessore teologico di grande portata, che non ci deve sfuggire: “No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene” (v. 9).
Le sagge non possono trasferire la loro luce personale nelle lampade delle stolte; vale a dire: non si può comunicare a un altro la santità derivante dalla risposta positiva alla divina pedagogia, non si può dare a un altro la propria capacità di non sciupare il tempo, la propria fedeltà, la propria fiducia, il proprio lasciarsi modellare e coinvolgere nella storia di Dio.
Se c’è una cosa che noi non possiamo cedere a un altro è proprio questa: la luce di santità che risulta dalla risposta personale alla grazia. Questa luce, pur essendo un semplice e piccolo riflesso della luce di Dio, è una luce veramente mia, essendo veramente mia la risposta piena alla grazia, cioè quella risposta della buona volontà che ci rende capaci di riflettere sul mondo la luce di Dio.
Quella risposta che io non do a Dio, nessun altro può darla al mio posto.
Tratto da www.cristosignore,it