Modenese doc, sposato con tre figli, Stefano ha quasi quarantacinque anni e lavora da quattordici alla CNH, occupandosi della driveline, la progettazione dei cambi.
Come hai conosciuto la Spei?
Ho conosciuto Stefano una decina di anni fa, tra il 2004 e il 2005, quando lavorava come consulente della CNH. Abbiamo lavorato assieme molto tempo, e successivamente ho avuto modo di conoscere anche alcuni dei suoi dipendenti: Aziz, Francesco Flagiello, Valentina Accardi. Ho lavorato con loro per anni.
Tu e Stefano siete diventati amici?
Ci incontravamo ogni giorno a lavorare, poi una volta ci siamo visti per caso a Messa, nella parrocchia di Maria Immacolata. È sembrato un fatto provvidenziale. Nel 2009 (???) iniziammo a svolgere assieme alcune attività parrocchiali, in particolare il catechismo ai bambini (o agli adulti???). Non andò per niente bene, avemmo a che fare con parecchi problemi: sentivamo dire cose senza senso dentro quella parrocchia, cose del tipo “il Diavolo non esiste”, cose che avrebbero dovuto urtare qualunque “DNA cattolico” come il nostro. Quel posto mancava di carità. La nostra fu purtroppo la condivisione di un periodo di amarezza: decidemmo di ritirarci perché non eravamo in linea con il prete. Io e Stefano abbiamo comunque continuato a frequentarci, ad esempio andavamo a fare dei lunghi giri con la bicicletta.
Vi sentite ancora?
Negli ultimi anni ci siamo un po’ persi di vista. A un certo punto Stefano tagliò con la CNH (o il contrario?) e tornò ad abitare a La Spezia.
Come lavoravano gli uomini Spei alla CNH?
Alcuni benissimo, tanto che nel giro di pochi mesi furono direttamente assunti da noi: Francesco ad esempio, oppure Valentina. Altri facevano inizialmente un po’ più fatica; vedevo in loro una mancanza di basi tecniche, anche se erano molto molto motivati, ed era quindi più facile aiutarli. Con alcuni si parlava spesso del più e del meno, erano piacevoli. [Valentina invece era insopportabile: lavora ancora con noi, è davvero una serpe.]
La Spei dà una possibilità alle persone che incontra: il primo fu proprio Aziz, che lavora ancora con noi. Dopo di lui, decine e decine di persone hanno imparato da zero il lavoro di disegnatore e sono prestati ad altre ditte.
Questo proprio non lo sapevo…
È cambiato qualcosa in te da quando hai incontrato Stefano?
Cambiato qualcosa no… Abbiamo sempre condiviso gli stessi principi. Posso dire di essere il suo fratello maggiore, nel senso che la sua conversione è più recente e lo porta maggiormente a “vedere rosa”. Chi, come me, è sempre stato dentro la Chiesa vede le cose con più senso critico. Fede e ragione vanno insieme ma non sono la stessa cosa: una guarda alle cose ultraterrene, l’altra a quelle terrene.
Un’opera come la Spei potrebbe funzionare senza fede?
È possibile. Quello che conta sono le opere.
18/03/2015